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Intervista a Loretta Napoleoni: “l’Economista del Terrore”

La Napoleoni collabora con la Cnn, la Bbc e scrive per Le Monde, El Pais, The Guardian, Internazionale e l’Unità. Tra i suoi libri: Terrorismo Spa (il Saggiatore), Al Zarqawi (Tropea), Economia canaglia (il Saggiatore), I numeri del terrore (con Ronald J.Bee, il Saggiatore). Il libro che esce oggi è questo: La Morsa. Distratti da Al Qaeda, derubati dal Wall Street. Come ne usciamo? (www.chiarelettere.it).

 

E ora inizia il botta e risposta…

Damiano Mazzotti: Nel libro la morsa lei fa riferimento alla fatidica data dell’undici settembre 2001 per descrivere un momento in cui l’economia mondiale ha preso una brutta piega. Ma a quanto mi risulta gli indicatori economici del periodo indicavano già l’inizio di una recessione. Cosa può dirmi di queste circostanze?

Loretta Napoleoni: Dal 2000 al 2001 l’economia americana era in recessione poi ne è uscita grazie alla politica dei bassi tassi d’interesse. Per tutti gli anni ’90 fino al 2008, quando la bolla è scoppiata, le crisi economiche sono state tamponate con l’abbassamento dei tassi d’interesse. E’ questa una critica che molti economisti muovono a Greenspan. Ma la decisione di perseguire una politica aggressiva deflazionista dopo l’11 settembre è legata al finanziamento del debito pubblico per sostenere la guerra contro il terrorismo.

 

D.M.: Inoltre se non mi sbaglio nelle due torri e in un edificio adiacente, erano insediate oltre a numerose società mondiali di importanza internazionale, anche


un organismo di controllo della borsa, gli uffici dell’agenzia delle entrate e pure una sede dell’F.B.I. o di una agenzia americana di quel tipo. E si può anche ipotizzare la presenza di molti operatori dei servizi segreti più o meno free lance di molti paesi. Se qualcuno avesse voluto cancellare delle prove compromettenti dai computer di molti di questi uffici il sistema migliore sarebbe stato incendiare tutto, altrimenti i dati dai computer potevano sempre essere recuperati da qualcuno in un secondo momento. Lei cosa ne sa e cosa può dire?


L. N.: Per quanto riguarda i dati distrutti non credo che ci avrebbero aiutato, in realtà la bolla finanziaria nel 2001 era di dimensioni molto ridotte. Le frodi e gli abusi si sono moltiplicati dopo il 2001 quando il mercato è salito alle stelle e la liquidità ha raggiunto livelli mai visti nel passato. Il credito facile ed a buon mercato ha dato vita ad una vera e propria bonanza sulla quale si è costruito un gigantesco castello di cartastraccia finanziario.

D.M.: Pensa che per la crisi dei subprime e dei derivati sia stato creato molto
abilmente un sistema di responsabilità diffuse o invece la realtà principale è che non si vogliono colpire i pochi pesci grossi?


L. N.: Ho paura che non si vogliano colpire i pesci grossi perché si teme che una volta estinti il mare si prosciugherà. E’ un errore che molti politici stanno commettendo, identificare l’economia e la finanza con le sue istituzioni private più potenti. Ma come si dice il lupo perde il pelo e non il vizio, queste istituzioni se non punite e ristrutturate secondo principi di stretto controllo continueranno a comportarsi nello stesso modo e quindi a creare nuove crisi simili a quella attuale.

D.M.: La creazione di una moneta unica mondiale di scambio tra le nazioni (il Bancor proposto da Keynes e Schumpeter), magari non diffusa per ora ai privati cittadini, potrebbe risolvere il grosso problema delle speculazioni finanziarie che rischia di fare crollare i paesi dell’Est Europa e di conseguenza sta rischiando di far collassare definitivamente l’ordine mondiale?

L. N.: La creazione di una moneta unica europea è purtroppo un’illusione, sulla carta offre la soluzione a tanti problemi ma poi in pratica come attuarla? Io credo invece che bisognerebbe riformare il sistema monetario internazionale e come suggerito dai cinesi accentrarlo su una moneta di riferimento nuova, quindi non più il dollaro, possibilmente legata ad un gruppo di monete forti. Nella Morsa spiego come la posizione di moneta di riserva mondiale ha dato a Bush la possibilità di indebitarsi all’infinito, grazie al signoraggio del dollaro. Ecco se avessimo una moneta artificiale questo non avverrebbe.

Commenti all'articolo

  • Di Tomyai (---.---.---.158) 24 aprile 2009 15:29

    Vi sono diversi esempi che dimostrano come il flusso di informazioni su Osama bin Laden e “al Qaeda” possa essere stato plausibilmente gestito con delle rivelazioni abilmente  piazzato da una relativamente modesta cricca di “esperti” ripetutamente interpellati dai media mainstream.

     

    Ecco come ha funzionato: relativamente pochi ben collegati corrispondenti forniscono gli “scoop” che ottengono la copertura nelle relativamente poche fonti di notizie mainstream dove i parametri del dibattito sono stabiliti e la “realtà ufficiale” è consacrata per i raccordi più bassi nella catena delle notizie. Questo è ciò che viene chiamata propaganda, ovvero, meno garbatamente, guerra psicologica.

     

    LR fa parte proprio di quella schiera di “esperti di terrorismo”, del livello più basso, che è stata parte fondamentale della preparazione della propaganda per l’11 settembre 2001.

     

    L’autorevolezza di questi esperti è data proprio dal fatto di comparire in TV o sui giornali mainstream senza che le loro affermazioni possano essere messe in dubbio da nessuno; in questo modo la più grande menzogna se ripetuta più volte diventa verità.

     

    Per un esempio recentissimo, vedi “Il capo di al Qaeda in Iraq: catturato, ucciso, mai realmente esistito, ora catturato di nuovo” a

    http://www.infowars.com/al-qaeda-chief-in-iraq-captured-killed-never-actually-existed-now-captured-again/

     

    Per quanto riguarda cosa sia realmente la fantomatica “al Qaeda”, meglio identificata come “il database” o, meglio, la rete militante islamica, guardate il film “ZERO – un’indagine sull’11 settembre”,

    http://video.google.com/videosearch... An Investigation Into 9/11&hl=en&emb=0&aq=-1&oq=&start=10

     

     

    Nell’analisi economica LR si inserisce nel medesimo filone, fingendo di non sapere che la crisi è sistemica, è cioè una crisi del capitalismo, la maggiore della storia che porterà ad una depressione più grave di quella degli anni ’30.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.184) 24 aprile 2009 20:25
    Damiano Mazzotti

    é un’ipotesi da valutare... mentre di sicuro si tratta di una crisi sitemica che molto probabilmente si aggraverà..

  • Di Gianni (---.---.---.215) 17 maggio 2009 15:19

    Grazie.

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