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(In)ter(per)culturando: Attorno al corpo di Eluana Englaro - parte VII

5. ‘Non epilogo: appendici’. Evoluzioni sociali, espansioni culturali e artistiche dal-nel corpo di Eluana Englaro.  
 
 
Sono passati alcuni mesi dall’inizio di questo progetto.
E’ tempo? - mi sono chiesta in novembre - di lasciare che questo corpo si allontani dopo analisi, riprese, parole, immagini. Non tanto da me in quanto individuo singolo piuttosto da questa società italiana stanca, ancora-sempre smemorata, confusa, ventriloqua, silenziosa, frettolosa, che galleggia su strati superficiali inconsistenti. Il tempo e i fatti hanno lasciato tracce. Risposte?
 
Il 13 novembre 2009 in un pezzo intitolato ‘Danni neuropatologici morfologicamente irreversibili: e ora?’ (pubblicazione originale su ThePopuli tra le fonti – n.d.r.) scrivo:
La notizia è semplice.
“Dopo cinque mesi la perizia è pronta. Mette d’accordo tutti: i neurologi incaricati Fabrizio Tagliavini, primario al Carlo Besta di Milano, e Raffaele De Caro, docente all’Università di Padova; i periti di parte, Stefano Pizzolitto e Felice Giangaspero; così come gli esperti della Procura friulana guidati da Carlo Moreschi. La relazione finale sarà consegnata in questi giorni al procuratore capo Antonio Biancardi. Ma l’ultimo incontro a Padova ha scandagliato tutto: lesioni, atrofie, danni al talamo, al corpo calloso, ai due emisferi. Una miriade di paroloni medico-legali che confermano una semplice e drammatica verità: “I danni neuropatologici osservati sono morfologicamente irreversibili”, rivela a ‘L’espresso’ chi quegli esami li ha condotti e studiati. Vuol dire che quel cervello non poteva guarire. E che Eluana non poteva riemergere dal suo stato vegetale […]”
Tommaso Cerno su L’Espresso, intitola ‘Eluana, la verità’ il 12 novembre 2009.
E ora? 
Che non vuole essere provocazione vuota, ma lecita interrogazione.
Possiamo tornare alla routine (ammesso che la si sia mai abbandonata)?
E’ possibile che l’intera vicenda, Eluana, suo padre, l’iter giuridico, gli scontri politici recenti, la gente per strada, i dibattiti, le interviste, le immagini ovunque; è possibile che tutto finisca assorbito da un buco nero? Che si assottigli fino a svanire dalle memorie?
Di solito si segue una formula di rito: si attendono reazioni .
Io aggiungerei: e assunzioni di responsabilità. 
Che non è da intendersi unidirezionale. Ci sono responsabilità in chi ha detto o fatto (anche nell’intenzione di evitare accadimenti, evidentemente). E ci sono responsabilità in chi ha voltato la faccia altrove. In chi ha espresso posizioni tanto quanto in chi ha preferito (preferisce tutt’ora) demandare, tacere, non ascoltare, lasciar ‘fluire’ discorsi, sviluppi, scelte.
Allora la domanda successiva potrebbe essere: chi sarà il prossimo?
Eluana Englaro è già morta. Ma ci sono molte Eluana e molte ce ne saranno entro uno stato di immutabilità di fatto che non si scuote di fronte a nulla, pare letargico. […]
E’ tempo insomma, che anche l’Italia, gli italiani, affrontino i percorsi della morte, le volontà a essi legate, le scelte e i rispetti dell’ umano. E’ tempo di recuperare responsabilità di e per tutti uscendo dall’immutabilità.
 
Fonti del pezzo: 
Eluana, la verità
di Tommaso Cerno su L’Espresso del 12-11-2009
Biotestamento, in arrivo emendamento – Apcom del 13-11-2009
 
Fonte (pubblicazione originale): 
Danni neuropatologici morfologicamente irreversibili: e ora? Del 13-11-2009 Su ThePopuli
*************
 
Successivamente, il 17 Novembre in un pezzo intitolato ‘Perizia Englaro: quel fatto inesistente’ (pubblicazione originale su AgoraVox, link tra le fonti – n.d.r.), scrivo:
Il 12 novembre scorso, su L’Espresso Tommaso Cerno anticipa alcune informazioni sulla perizia encefalica eseguita sul corpo di Eluana Englaro (testo integrale tra le fonti - n.d.r.) 
La notizia è stata ripresa nei giorni scorsi da alcune piccole testate. Ma l’unico articolo in potenziale diffusione nazione resta quello su L’Espresso (a oggi, 16 novembre 2009 - n.d.r.). 

In particolare, sul portale Aduc (testo integrale tra le fonti - n.d.r.) già il 13 novembre scorso si rilanciano alcune osservazioni a proposito di questa ’verità mediaticamente inesistente’: 
"Sui quotidiani di oggi, con rare eccezioni, questa notizia praticamente non c’è. Per non parlare dei telegiornali. 
Ciò non è dovuto solo alla proverbiale memoria corta che da sempre affligge gran parte della stampa tradizionale. Le cause sono altre: finanziamenti pubblici ai giornali, assetti proprietari da terzo mondo dell’editoria e la corporativizzazione della professione hanno prodotto fenomeni come questo odierno, grazie soprattutto ad una visione parzialissima della società. […]". 
E’ indubbio che Eluana Englaro fosse ’attrazione interessante’ finché la si poteva considerare viva (finché lo era il suo corpo quanto meno). Ed è altrettanto indubbio che il ’peso specifico’ delle informazioni non è uguale per tutti. La massmedialità però, che determina l’effettiva diffusione delle informazioni, ha evidentemente criteri e logiche specifiche da comprendere. I gradi di importanza ci devono essere, sia chiaro. A un attentato non si può dare lo stesso risalto dell’ultimo concerto di Madonna o meglio, si può ma intervengono altre dinamiche di morale, etica, critica sociale. 

Quello che è stato definitivo ’il caso Englaro’ ha scatenato interventi mediatici di ogni tipo. Recentemente tali interventi si sono drasticamente ridotti non soltanto per la morte della ragazza ma anche per un certo ristagno, rallentamento e confusione nell’andamento del Ddl Calabrò. […] La perizia encefalica è stata fatta sul corpo di Eluana Englaro e ha definito risultati scientifici indiscutibili. Si sciolgono dunque le ’immaginazioni’. Già l’articolo su L’Espresso usa il termine ’verità’. Sostanzialmente si tratta di ’fatti accertati’ dalla scienza medica.
 
Ma questi fatti, che tanto sono mancati l’anno scorso, fino a febbraio 2009, queste certezze diventate ’immaginazioni’ ovvero idee soggettive, teorie, convinzioni parziali in alcuni casi poggiandosi su fedi religiose, politiche, culturali, sociali; questi fatti ora che ci sono in pochi arrivano a saperlo. Che ci sono per l’appunto
[…] 
Il problema della ’inesistenza mediatica attuale’ in realtà potrebbe essere tranquillamente ignorabile a sua volta, se i cittadini avessero comunque il modo o la maniera di rintracciare l’informazione. Ma la rintracciabilità è direttamente legata alla possibilità di venirne a conoscenza. Dunque non si può svincolare l’elemento divulgativo mediatico con l’effettiva conoscibilità.
[…]
Sostanzialmente non ci sono state ad oggi reazioni. 
Ma non c’è stata nemmeno divulgazione basilare dell’informazione. 

Fonti del pezzo: 
Eluana, la verità di Tommaso Cerno, L’espresso del 12-11-2009
La verità su Eluana Englaro: mediaticamente inesistente, Aduc del 13-11-2009
 
Fonte (pubblicazione originale):
Perizia Englaro: quel fatto inesistente del 17 novembre 2009 su AgoraVox.
 
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Alla luce dunque, dei recenti fatti e delle successive ‘non reazioni’ che sono a loro volta prese di posizione entro un’immutabilità di sostanza manifesta, è difficile non recuperare alcuni pensieri e ragionamenti generali, sull’attuale condizione italiana. Come quanto affermato da Giorgio Vasta in un intervento intitolato ‘L’Italia è un paese gravitazione’ (link al testo completo tra le fonti – n.d.r.):
“La legge morale alla quale ci siamo ogni giorno addestrati, alla quale ci siamo assuefatti e che abbiamo per intero introiettato, ci dice che un fatto teoricamente pesante, un fatto grave, nel momento in cui viene lasciato sospeso non cade, resta sospeso, gonfiato dall’elio del nostro cosiddetto carattere nazionale: la tendenza all’indistinzione, la riduzione al farsesco, l’incapacità storica di fare i conti con la responsabilità. In altri termini, al prodursi delle cause non corrisponde il prodursi degli effetti. Il fatto grave non genera conseguenze, e se le conseguenze – le responsabilità connesse all’analisi delle conseguenze – sono ciò che misura la dimensione dei fatti, è come se questi fatti non ac-cadessero.”
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Tuttavia le diramazioni dentro-da-oltre il corpo di Eluana Englaro proseguono.
C’è chi scrive lettere aperte al padre, Beppino Englaro, e lo interroga, ragionando tra alternative, sentimenti (sempre di Beppino Englaro) e ipotesi verso la ‘sacralità della vita’ (pubblicazione originale su GenovaPress.com, link tra le fonti – n.d.r.):
 
“Il deputato del Pdl (Michele Scandroglio – n.d.r.) osserva: "Come accade spesso, il coma vigile puo’ apparire irreversibile, vegetativo. Per questo non bisogna mai arrendersi. Non sarebbe stato meglio stare accanto a Eluana e continuare a sperare? Io avrei fatto cosi’. Immagino ora il suo strazio, dottor Englaro. Rispetto il suo dolore e le sono per questo vicino: mi auguro, comunque, che questo episodio serva a riconciliarLa con la vita".
Scandroglio aggiunge: "Spero altresi’ che la felice conclusione della vicenda di Rom Houbens faccia si’ che tutti si convincano della sacralita’ della vita. Una cosa piu’ grande di noi. Queste vicende devono farci riflettere anche rispetto al dibattito apertosi in Parlamento sul testamento biologico".”
 
C’è chi pubblica libri come il recente ‘Eluana, i fatti’ (link a Ibs tra le fonti –n.d.r.) per ‘Smontare luoghi comuni e pregiudizi” (articolo pubblicato su Corriere Cesenate, link tra le fonti – n.d.r.):
 
“Uno dei fatti più chiari di tutto il “Caso Eluana” è che in Italia è stata permessa la morte per fame e per sete di una donna “florida” che aveva forse l’unica sfortuna di vivere in una condizione ancora oggi misteriosa, sia all’uomo sia alla medicina.
Lucia Bellaspiga, fra i pochi giornalisti ad aver visto Eluana pochi mesi prima la sua morte, ha dichiarato davanti ad un teatro Petrella esterrefatto e ammutolito: “La pelle di Eluana era come quella di un neonato. Eluana pesava 53 chilogrammi, non era calva, ma ben curata. Non c’erano macchine che la tenessero in vita. Eluana era una disabile grave, non era malata! Dopo la sua morte l’autopsia ha registrato che il suo fisico era tipico di una persona in perfetto stato di salute: nessuna piaga da decubito, il peso del suo cervello era nella norma e le sue gambe erano tornite. Eppure ci sono giornalisti che hanno fatto le loro deduzioni, pur non avendola mai vista”.
Durante l’incontro la Bellaspiga ha citato un pezzo del noto giornalista Roberto Saviano pubblicato su El Pais dell’11 febbraio 2009. Ha messo in luce le innumerevoli inesattezze che ritraevano Eluana con “viso deformato, smunto, gonfio, orecchie callose, la bava alla bocca e un corpo senza espressione e senza capelli”.
Un cronista che, come ha affermato la giornalista d’Avvenire, “non ha aveva evidentemente visto Eluana, ma ci aveva messo del suo”. Mentre il folto pubblico del Petrella per due ore ha ascoltato in religioso silenzio, sono proseguiti i punti che la Bellaspiga ha svelato e chiarito. I racconti degli ultimi giorni a Lecco e poi a Udine. Il silenzio agghiacciante che ha accolto Eluana al suo arrivo nella clinica dove sarebbe morta dopo pochi giorni. E il terribile resoconto della “cena degli orrori” che si consumava a Udine nel palazzo seicentesco di uno dei promotori del diritto di morte di Eluana: mentre lei giaceva in obitorio andava in onda un ricevimento “in guanti bianchi” per ringraziare tutti i giornalisti, Avvenire ovviamente escluso.
A dimostrazione della scarsa professionalità di tanti colleghi, la Bellaspiga ha messo in luce le bugie delle macchine a cui era attaccata Eluana, che non esistevano. Poi ha parlato di quella crisi emorragica che Eluana aveva subito qualche mese prima e che la donna da sola era riuscita a superare, “Eluana infatti in 17 anni non aveva mai avuto bisogno nemmeno di un antibiotico”.
A chiusura del suo intervento, la giornalista ha letto la dichiarazione di ringraziamento che lo stesso Beppino Englaro ha rilasciato all’Unci (unione nazionale cronisti italiani): ‘Se non fosse a un certo punto scattato il meccanismo dei media, sarei rimasto ancora per chissà quanti anni come un cane randagio che abbaiava nel nulla, perché nessuno voleva ascoltareed Eluana sarebbe ancora viva’.”
 
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Ma ci sono state (e sono tutt’ora in corso, in sviluppo) anche ‘espansioni culturali ed artistiche’ che dal corpo di Eluana Englaro hanno aperto diramazioni, riflessioni, libere espressioni, tentativi di non restare in silenzio, di dialogare in dimensioni meno ‘rumorose’.
 
C’è chi ha scritto, direttamente o meno, di Eluana Englaro, di ciò che è successo e succede ai corpi in simili condizioni, come la scrittrice Barbara Garlaschelli che precisa nell’introduzione alla divulgazione on line della sua ballata ‘Il tuo corpo’: “nella mia testa è dedicato a Eluana Englaro e a tutti coloro il cui corpo è in balia di altro e altri.” (testo integrale sul blog della scrittrice, link tra le fonti - n.d.r.]:
 
 […]
 
Il tuo corpo
 
E’ spento di sorrisi
E’ solo involontario battito di palpebre
Incapace di gustarsi il sapore dolce di una caramella
E quello salato di un pezzo di pane
 
Il tuo corpo
 
E’ un granello di rena incastrato nelle suole delle scarpe.
Un semino infilato tra i denti.
Una perla nascosta dentro un’ostrica
 
 
Il tuo corpo
 
E’ quello di un pendolare
 che qualcuno ha gettato dal treno
a metà del viaggio
in una landa deserta e sconosciuta.
 
 
Il tuo corpo
 
E’ un cuore che continuano a far battere
Come un tamburo nelle mani di un pazzo
E’ uno stomaco che continuano a riempire
Come un sacchetto della spesa
E’ una mente che non esiste più
Sipario calato
 
Il tuo corpo
 
Vorrei esistesse solo nei miei ricordi
Nelle foto di quand’era corpo bambino
O giovane e scattante
E vivo
Vivo
Non trasformato in un tavolo da gioco
Su cui gettare carte truccate
 
Il tuo corpo
 
Non è più mio.
E non è loro.
E non è di nessun dio.
 
Il tuo corpo
 
Liberato dalla prigione di se stesso
 
Il tuo corpo
 
Vorrei liberarlo io, mio amore
Invece posso solo sorvegliarlo
E sfiorarlo con le mani
E sperare di avere la fortuna
Di chiudere gli occhi
Un minuto dopo i tuoi.
 
*************************
 
 
Dal punto di vista artistico, segnalo uno spettacolo teatrale di Luca Radaelli, ‘Una questione di vita e di morte: veglia per E.E.’ Alcune informazioni dalla presentazione dell’evento (‘il dramma dell’Englaro al Petrella’, link tra le fonti – n.d.r.), prima rappresentazione il 15 Novembre 2009 al teatro Petrella di Longiano (lo stesso dove è stato presentato il libro ‘Eluana, i fatti’ – n.d.r.):
“In tutte le culture, la morte è un fatto naturale. Dall’Irlanda all’isola di Bali, dalla Calabria alle steppe russe, le comunità si riuniscono a vegliare il morto con canti e racconti, cibo e libagioni. Lo spettacolo del Teatro Invito di Lecco (luogo di vita della famiglia Englaro) riprende questa tradizione: propone una veglia, laica, anche per chi non ha avuto questa possibilità.
Nel caso Englaro abbiamo assistito a una sorta di veglia mediatica a reti unificate, dove la polemica sostituiva la pietà. Addirittura c’è chi ha parlato di cultura della vita opposta a cultura della morte. Viviamo in una società che vende modelli di giovinezza e prestanza e la morte cerca di dimenticarla, occultarla, esorcizzarla. E’ bene invece parlarne.
Citando Dante, Shakespeare, Sofocle (Beppino Englaro, come Antigone, sfida la ragion di stato per amore).
Si può riflettere assieme, attraverso canti, letture, brani poetici, per capire come vita e morte sono le due facce della stessa medaglia, al di là delle prese di posizione più o meno ideologiche.”
 
Ho chiesto alcuni chiarimenti a Luca Radaelli (direttore artistico di Ultima Luna).
 
Com’è nata l’idea, la necessità di struttura uno spettacolo teatrale partendo dalla vicenda di Eluana Englaro, dunque da un evento di cronaca italiana così recente e controverso? In cosa lo spettacolo ’affonda’ rispetto a ciò che è già stato ’detto’? 
Il teatro, in questo caso in una dimensione più ’sociale’, ma anche l’arte in generale, sono oggi, in questa realtà italiana, strumenti, rappresentazioni o cosa? In altre parole: proporre iniziative entro arte e cultura, che poggiano o si diramano dalle maglie materiali della cronaca, del ’vissuto’ che la gente ha già in parte toccato attraverso la medialità, cosa aggiunge? Che impatto ha?
 
«L’evento di Eluana Englaro ha toccato le coscienze in modo non paragonabile ad altre vicende di cronaca recenti. Questo perché è andato a toccare uno dei temi più sentiti e rimossi della nostra società. Ho sentito un impulso ad occuparmene, forse anche perchè casualmente il dramma si stava svolgendo fuori da casa mia (abito a 200 m. da casa Englaro e a 500 m. dalla clinica in cui Eluana era ricoverata). Ho pensato che il teatro potesse essere un luogo privilegiato per trattare questo tema. Un luogo dove ragionare e non urlare, dove condividere e non scontrarsi.
Più in generale, mi sembra che oggi le persone chiedano al teatro qualche cosa che è solo parzialmente in grado di dare. Il teatro ha sempre avuto una funzione “sociale”. Nasce ad Atene come momento topico di quella nuova forma sociale che si chiama democrazia, come mezzo di compensazione delle tensioni collettive attraverso la catarsi, si sviluppa come strumento di potere o di contestazione del potere, se non addirittura come prefigurazione di una società alternativa (da Rousseau a Julian Beck).
Oggi, mi sembra che, nel vuoto di risposte dato dalla politica e dalle istituzioni, le persone, smarrite, chiedano agli artisti di parlare loro, di riempire quel vuoto, di tracciare, seppure labilmente, le mappe dei sentimenti, dell’etica, delle prese di posizione. Da qui nasce il successo del cosiddetto “teatro civile”, che in realtà prende molteplici forme: a volte più assertivo o barricadero, altre volte più riflessivo; a volte quasi didattico, altre volte più “poetico”. Si possono intravedere le forme del teatro-documentario, del teatro-saggio, del teatro-comizio.
Quello che ho inteso fare con il mio progetto è stato allargare la visuale dei commenti alla vicenda Englaro a una riflessione più complessiva del nostro rapporto con la morte. Ho dato perciò alla rappresentazione la forma di una veglia funebre, per sottolineare l’aspetto rituale, di incontro, dove alternare la narrazione, il canto, la poesia. La ricostruzione della vicenda di cronaca serve da spunto per parlare di un argomento che tocca tutti. In prima persona me, che metto in gioco anche la mia autobiografia: raccontare della morte di mio padre è un modo per mettermi in sintonia con gli Englaro e tutti coloro che prima o poi affronteranno il problema del fine vita.
Nelle poche occasioni che ho avuto di affrontare il pubblico, ho riscontrato un’attenzione spasmodica, una tensione fortissima, che spesso ha provocato lacrime e commozione, ma altrettanta voglia di intervenire e dibattere a spettacolo concluso. Mi sembra insomma quello che un tempo si definiva “teatro necessario”, quello attorno al quale si ritrova e si definisce una comunità.»
 
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Non è possibile, almeno ad oggi, inizio dicembre 2009, riporre in un angolo remoto della mente Eluana Englaro, la sua morte, e quanto si è scatenato da e attorno a lei. Non è possibile ignorare le ‘sospensioni’ tutt’ora persistenti. Come la definizione giuridica del c.d. ‘testamento biologico’. Ma anche rispetto ai sentimenti, i ragionamenti che si sono scatenati attorno a ‘vita’, ‘morte’, ‘libertà’, ‘scelte’ e ‘volontà’. Non è possibile cancellare, o tornare a un prima, riavvolgendo il tempo o dilatandolo. Le notizie insistono a rincorrersi. Le scritture si espandono, diramandosi anche in direzioni diverse, a volte opposte. Le forme artistiche insistono a esprimere, cercano ascolti, esposizioni, e divulgazioni. Non è possibile oggi, in questo tempo, in questa società, in quest’Italia.
 
Attorno al corpo di Eluna Englaro il ‘vortice’ non si è ancora fermato e faticherà ad arrestarsi. Per ora.
 
 
 
Fonti
 
L’Italia è un paese gravitazione di Giorgio Vasta, pubblicazione web su Minima e Moralia.
‘Eluana, i fatti. Per farsi un’opinione’ di Bellaspiga Lucia e Ciociola Pino (Ancora Edizioni, 2009) su Ibs.
“Eluana, i fatti”: smontati luoghi comuni e pregiudizi di Barbara Baronio del 27 novembre 2009 su Corriere Cesenate.
Il tuo corpo dal blog di Barbara Garlaschelli, divulgazione on line del 13 novembre 2009.
Il dramma dell’Englaro al Petrella del 13 novembre 2009 su Romagnanoi.it.
 
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Indice delle precedenti pubblicazioni.
 
Premessa
1. Alcune nozioni: l’ossatura dei fatti attorno al corpo di Eluana Englaro.
1.1. Cronologia delle fasi principali (attorno al corpo di Eluana Englaro).
1.2. Testamento Biologico (dal corpo di Eluana Englaro ad altri corpi).
[prima pubblicazione: http://www.agoravox.it/In-ter-per-culturando-Attorno-al.html ]
[seconda pubblicazione: http://www.agoravox.it/attualita/societa/In-ter-per-culturando-Attorno-al,10086 ]

2. Attorno a ‘Corpo vivo e corpo morto’ di Giulio Mozzi (Transeuropa, 2009) con nota finale di Demetrio Paolin.
[ terza pubblicazione http://www.agoravox.it/tempo-libero/cultura/article/in-ter-per-culturando-attorno-al-10378 ]

3. Massmedialità: il corpo di Eluana Englaro attraverso i media.
[ http://www.agoravox.it/tempo-libero/cultura/article/in-ter-per-culturando-attorno-al-10656 ]
[ http://www.agoravox.it/attualita/societa/article/in-ter-per-culturando-attorno-al-10657 ]
 
4. Quando l’etica manca di benevolenza di Piero Bocchiaro (intervento inedito).
 
 
 
[ Il presente progetto non si avvale di immagini - n.d.r.]

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