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Il Governo che finge di combattere la Mafia

Come se la lotta alla Mafia fossero gli 8-10 mafiosi che Maroni si vanta di arrestare ogni giorno. "I quindici mesi di governo Berlusconi sono stati finora il periodo più felice nella lotta alla mafia", aveva detto qualche mese fa il Ministro dell’Interno.
 
Maroni crede che fare la guerra alla Mafia vuol dire fare la guerra ai nomi dei capi, ma dimentica o ignora il potere dei "prestanome", quelli a cui sono intestati gli ingenti capitali economici dei boss.
 
Come se spuntire una matita significhi spezzarla. Come se annullare un tentacolo significi uccidere la piovra.
 
Con lo scudo fiscale e con la vendita dei beni confiscati alle criminalità organizzata, il Governo non si rende conto di aver raddoppiato se non triplicato il potere dei clan.
 
Il Ministro Maroni dimentica di fare i "conti" con il Ministro Tremonti.
 
Ma mettiamo il caso io fossi un mafioso, con un miliardo di euro in un paradiso fiscale, se quel miliardo lo rimpatriassi con lo scudo fiscale per ricomprare all’asta uno dei miei beni confiscati: il Ministro Maroni ed il Ministro Tremonti cosa ne saprebbero? Se l’è posta il Governo questa domandina semplice semplice?
 
Secondo l’associazione Libera sono 3500 i beni immobili confiscati, e non ancora destinati, che potrebbero essere venduti all’asta, su Vita.it è possibile scaricare anche l’elenco di questi beni.
 
La verità è un’altra, molto più infame e più meschina.
 
Come ha sottolineato il questore di Napoli Santi Giuffrè un paio di settimane fa, questi beni sequestrati ai clan nessuno li vuole, e quindi vanno in malora.
 
Come potete leggere qui, il Governo, in seguito a tutte le polemiche delle associazioni antimafia, non ha fatto altro che inserire un diritto di opzione per le cooperative costituite da operatori delle forze armate e delle forze dell’ordine per rilevare gli immobili confiscati alla mafia, e una prelazione per gli enti locali interessati a mantenere il possesso e la proprietà dei beni confiscati sul proprio territorio.
 
E’ ovvio, è palese che quelle case e quelle auto ritorneranno in possesso dei clan.

Sarebbe un’utopia per uno Stato civile, che gli enti locali riutilizzassero quei beni per scopi sociali e culturali. Uno Stato in grado di trasformare la villa di un mafioso in un centro di riabilitazione per bambini con gravi handicap sarebbe un sogno, ad esempio.
 
Ecco allora che se i comuni non hanno un euro da investire in centri sociali, lo Stato non solo se ne riappropria, ma per fare cassa rivende questi villoni agli stessi mafiosi.
 
Allora l’unica soluzione, purtroppo, è che secondo me questi beni vadano distrutti: di queste case e di queste auto non dovrebbe restare più niente, perché se anche qualche buon imprenditore onesto cercasse di ricomprarle, verrebbe annientato.
 
Distruggiamo tutto allora. Tutto ciò che è stato comprato con il pizzo e con il narcotraffico. Tutto ciò che è stato edificato sulle sagome dei magistrati, dei poliziotti e dei giornalisti uccisi dai clan.
 
Anche perché gli 8-10 mafiosi che Maroni arresta al giorno, quando usciranno dal carcere, se le loro megaville fossero ancora costruite se ne rimpossesserebbero tranquillamente, anche senza aste o scudi fiscali.
 
Questi sono riusciti a far sgomberare perfino Satana dall’Inferno. Figuriamoci se non ci riescono con le loro ville.

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