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Il direttore del Centro Educazione della Nato: "A vincere saranno i giovani afghani e i loro sogni"

Ecco i punti salienti cui su si fonda la condanna unanime al terrorismo in tutte le sue forme da parte degli Stati Mebri dell’ONU.

“Sembra una guerra senza fine. Ma poi a vincere saranno i giovani del luogo e i loro sogni”. Cosi Lawrence Chalmer, direttore del Nato Education Center e della Università della Difesa Nazionale a Washington, riferendosi alle vicende in Afghanistan, durante una conferenza a Napoli l’altro giorno.


L’illustre esperto di strategie militari ha poi espresso compiacimento al governo italiano per il contributo del contingente militare a Kabul, che svolge - ha detto - “un ottimo lavoro di addestramento delle forze afghane per la migliore riuscita della missione”. La dichiarazione di Chalmer, se non altro, è stata come l’acqua sul fuoco, dopo l’insorgenza del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ha definito “spazzatura” le notizie del The Times, l’autorevole giornale londinese che aveva pubblicato la notizia che i servizi segreti italiani avrebbero pagato decine di migliaia di dollari ai comandanti talebani e ai signori della guerra locali per mantenere la calma nell’area di Sarobi, ad est di Kabul, cosi come la provincia di Herat. Lawrece Chalmer, inoltre ha sottolineato il proprio ottimismo sul piano della prospettiva storica cioè – ha detto ancora – “quello che si semina ora servirà alle future generazioni”. Già, quelle generazioni ora sofferenti sotto il fuoco voluto da chi, per moltissimi anni, ha tenuto il paese fuori da ogni schema organizzativo della società moderna. Un popolo dietro a tutti, arretrato su tutti i fronti sociali e culturali, da troppo tempo, che ha bisogno di essere aiutato, distaccato dall’incultura di un paese ormai ridotto all’osso, dalla povertà e costantemente sotto il tiro dell’indegno terrorismo sempre in agguato. Oltre alla Nato in quella terra arida, grigia, in cui piovono soltanto lacrime amare, si individua il costante impegno anche dell’ ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), nota anche con la forma abbreviata inglese, UN, basata sul reciproco riconoscimento della sovranità di ciascuno degli stati membri; i suoi scopi sono quelli di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, promuovere la cooperazione in materia economica, sociale e culturale, e favorire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Già nel maggio 2007 l’UN pubblica una nota informativa in cui illustra la “strategia globale anti-terrorismo delle Nazioni Unite i cui punti salienti si fondano sulla condanna unanime, ferma e inequivocabile, da parte degli Stati Membri, del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, attuato da chiunque, in qualsiasi luogo e per qualsivoglia scopo, rendendo note misure concrete per poter lavorare sulle condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo, per prevenirlo e combatterlo; rafforzare la capacità individuale e collettiva degli Stati stessi per raggiungere tale obiettivo e infine tutelare i diritti umani , sostenendo il primato del diritto nella lotta al terrorismo. Con il regime di sanzioni imposto ad Al-Qaida e ai Talebani, il Consiglio di Sicurezza dell’UN obbliga tutti gli Stati ad imporre sanzioni contro i soggetti e le entità elencati come associati di Al-Qaida e dei Talebani, indipendentemente dal luogo in cui risiedono. A partire da aprile 2007, il Consiglio di Sicurezza ha inserito in quella lista 362 soggetti e 125 entità, e in ottemperanza alle misure previste dalle sanzioni, trentaquattro Stati hanno congelato più di $ 90 milioni di capitali. Il Gruppo di Controllo, che coadiuva il Consiglio di Sicurezza nel promuovere l’attuazione del regime di sanzioni, ha finora redatto sei rapporti analitici, ha stabilito che la minaccia rappresentata da Al-Qaida e dai Talebani sta cambiando e ha indicato le misure più adatte per affrontarla; inoltre, ha incontrato settantadue Stati Membri per discutere le modalità di perfezionamento del regime di sanzioni, ha concordato la cooperazione con ventiquattro enti internazionali e regionali e ha costituito quattro gruppi di intelligence regionali nonché agenzie per la sicurezza provenienti dai vari paesi che forniranno ulteriori indicazioni e proposte da sottoporre al vaglio del Consiglio di Sicurezza. La Commissione costituita in conformità alla risoluzione 1540 (2004), insieme ai suoi esperti, ha esaminato le relazioni di 136 Stati membri (85 dei quali hanno fornito informazioni aggiuntive) e dell’Unione Europea, sul loro impegno nel soddisfare i requisiti della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza. Nel contempo ha lavorato per identificare le lacune e suggerire miglioramenti atti a impedire l’accesso, da parte degli attori non statali, alle armi di distruzione di massa e ai materiali affini. Negli ultimi anni, l’esercito e la polizia coinvolti nelle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, hanno reso più sicure sedici aree di conflitto in tutto il mondo, contribuendo a limitare le opportunità per i terroristi di reclutare uomini e di dirigere le proprie operazioni nelle aree suddette. 

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