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Il cattivo esempio di Belpietro

L’altra sera ad AnnoZero abbiamo assistito ad un’associazione tra la disastrosa situazione di Napoli, la camorra e la politica che protegge gli interessi criminali. Io continuo a pensare che, al di là del singolo caso Cosentino, al di là del fatto se esso sia realmente inserito nell’organizzazione mafiosa o meno, una cosa non si possa assolutamente negare: che la mafia, proprio per il fatto di essere mafia, è inserita all’interno delle istituzioni e della politica. 
 
Il problema, in questo caso, non è dove. Ovvero, non è importante stabilire quale partito sia più infiltrato o se ci siano più politici mafiosi nei consigli comunali o in parlamento. In quest’ultimo caso è ovvio che ve ne siano di più nei consigli comunali, in quanto il parlamento è "diluito" da politici provenienti da zone dove la mafia non c’è (o meglio, dove la mafia opera in altra maniera).
 
Secondo personaggi come Belpietro, fu direttore de "il Giornale", di "Panorama" e attuale direttore di "Libero", l’importante è invece dimostrare come Cosentino sia assolutamente estraneo, lui come tutti gli altri esponenti della destra, a queste faccende. Per dimostrare la sua azzardata teoria ricostruisce una storia di sospetti e di strane coincidenze che dovrebbe portare, secondo la sua interpretazione, a un’evidente complotto ordito dalla classe napoletana del PD e dai magistrati (indovinate?) comunisti ai danni di Cosentino, l’uomo forte del PdL in Campania. 
 
A parte il fatto che, se davvero fosse così, quelli del PD avrebbero faticato tanto per nulla, in quanto sarebbe stato sicuramente meglio colpire Cosentino durante la campagna elettorale che prima, io ritengo che quelle di Belpietro siano ricostruzioni assurde e tendenziose. Ma penso anche che egli abbia tutto il diritto di pensare che le cose siano andate davvero così. Del resto ci sono credenze ben più assurde in giro. Ad ogni modo ritengo che questo modo di pensare (e non Belpietro in persona) sia pericoloso perchè è un modo di gettare acqua su un fuoco che sta lentamente bruciando il paese.
 
Non possiamo pensare che tutti i buoni stiano da una parte e i cattivi dall’altra, non possiamo credere che ogni azione giudiziaria sia guidata da una longa manus politica e con interessi secondari. In questa maniera non si fa altro che rafforzare la mafia, dando l’impressione di un partito che nasconde le proprie magagne e l’altro che considera feccia tutto ciò che è volto ad aumentare la legalità e la trasparenza delle istituzioni. E alla fine dunque è la mafia che si rafforza. 
 
Se la politica viene delegittimata, se la magistratura viene delegittimata, se la polizia gode di poca fiducia, come può un popolo pensare di passare dalla parte dello Stato, di comportarsi onestamente, o di denunciare chi non lo fa? La lotta alla mafia, al contrario di ciò che pensa il direttore di Libero, non si combatte solo arrestando i mariuoli, ma anche dando l’esempio, creando una nuova cultura, quella della legalità. Ma la legalità deve valere per tutti e non può cessare di valere per gli amici del proprio padrone.
 
La mafia dunque, per essere sconfitta, deve vedersi preclusa ogni strada di accesso nelle istituzioni. Bisogna far vergognare coloro che vengono scoperti a parlare coi mafiosi, non proteggerli accusando i magistrati di attacchi politici. Bisogna contrastare la corruzione mafiosa, il culto dell’illegalità. Bisogna distruggerne l’immagine. E poco importa se, per qualche anno, non si potrà fare politica. 
 
Nella vita c’è altro e se un politico è innocente di sicuro ne esce pulito, visto che è difficile condannare anche i colpevoli, in Italia. Bisogna entrare nell’ordine di idee che combattere l’illegalità mafiosa è più importante che garantire i diritti (e anche i privilegi) politici di chi viene accusato di fare tresche coi boss. L’interesse pubblico, la trasparenza delle istituzioni in questo caso viene prima. E si badi che qui non si vuole condannare nessuno in partenza. Si richiede solo un temporaneo passo indietro. 
 
Le immagini che abbiamo visto di Napoli fanno spavento. La classe politica ne è pienamente responsabile, tanto a destra quanto a sinistra, senza distinzione. Non possiamo, come italiani, sopportare una cosa del genere. E’ un danno per tutti, prima di tutto per i napoletani e poi per l’Italia intera, per il suo nome, per la sua economia, per la sua immagine. E l’italiano deve pretendere onestà e trasparenza da parte dei propri politici, al di là del colore di partito. 
 
Ma per fare ciò dovrà abbandonare il culto dell’uomo della provvidenza, che di solito, in Italia, peggiora la situazione che c’era prima.

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