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Il 2009 italiano

Chissà come verrà ricordato questo 2009 tra vent’anni. Se come un anno significativo o un anno come tanti altri, coi suoi avvenimenti, non particolarmente importanti e significativi per il futuro. Se ripensiamo a questo 2009 italiano, relativamente alla politica ci vengono in mente 12 mesi di polemiche, divisioni, lotte e campagne di fuoco. Dicono che gli italiani se ne fregano della politica, però forse non se ne fregano dei principi che essa dovrebbe applicare.
 
Ricordiamo le polemiche sulla politica del governo in merito agli extracomunitari. I respingimenti non propriamente trasparenti, le critiche ricevute dal nostro governo da diverse associazioni internazionali, tra cui l’ONU, ma delle quali la destra italiana se ne è beatamente infischiata, giudicando queste organizzazioni poco inserite nella realtà italiana, eccessivamente buoniste, ma non comuniste, perché all’estero i comunisti non fanno più paura (infatti non ce ne sono più).
 
Ricordiamo le polemiche sul caso Englaro e sulla fine della povera Eluana. La sentenza della corte di Cassazione, il tentativo di boicottaggio del marito della Presidente del sindacato dei farmacisti, nonché ministro del Welfare, tale Sacconi. Il trasferimento a Udine, con annessa protesta degli integralisti cristiani, a volte più temibili dei musulmani. 
 
Tra chi lottava per le libertà personali e chi invece si batteva per applicare la volontà della Chiesa cattolica, il capo del Popolo delle Libertà, nonché capo del governo, ha scelto di appoggiare il dogmatismo religioso, col risultato di creare una tensione istituzionale, dovuta anche al maldestro (ma riuscito) tentativo di Napolitano di impedire l’emanazione di un decreto legge ad personam (questa volta non a favore del Premier, ma a sfavore di Eluana).
 
Alla fine ci ha pensato la natura, facendo morire quella povera ragazza prima che il sequestro del Parlamento da parte di Schifani e Fini risultasse determinante. Quel testo, definito impropriamente testamento biologico, giace ancora nelle aule della Camera, in attesa di vedere se la destra autodefinitasi liberale intenda costringerci alle volontà papali o ci consenta (bontà loro) di decidere noi stessi, per noi stessi.
 
Come non ricordare poi le polemiche sulle veline, sulle escort, su Noemi e quant’altro, il caso più seguito dai media nazionali e non solo. L’importanza assoluta di questo caso non è irrilevante. Sicuramente in Francia o in Germania sarebbe stato sufficiente per indire nuove elezioni.
 
Ma in Italia, con un Parlamento infarcito di mafiosi, coi mandanti delle stragi del ’92-’93 ancora a piede libero, con la corruzione che dilaga e con tutti gli altri problemi che abbiamo è una fortuna che Berlusconi non sia caduto per queste quisquilie. Certo però che molti altri ne hanno fatto le spese, da Boffo a Marrazzo. Di sicuro questo filone non si è ancora esaurito e la debolezza di Berlusconi dipende molto da queste vicende, obiettivamente davvero molto tristi e patetiche.
 
Ad Aprile c’è stato il terremoto in Abruzzo. Fortunatamente questo evento calamitoso, che si poteva rendere sicuramente meno tragico di quanto non sia stato fatto, a causa della poca accuratezza con cui si è costruito nel passato, ha poi suscitato la solidarietà di tutta Italia. Qualche famiglia più fortunata ora vive di nuovo in una casa vera.
 
E’ ancora presto per dire che la situazione è risolta, la maggior parte dei terremotati vive ancora fortissimi disagi, sopratutto a causa del freddo di questi ultimi giorni. Mi auguro comunque che la magistratura e le forze dell’ordine stiano molto attente ad evitare nuove speculazioni e sopratutto le infiltrazioni mafiose nelle opere di ricostruzione.
 
La fine dell’anno ha visto l’elezione di Pierluigi Bersani a segretario del PD. Un’elezione che, per ora, non ha portato granché di nuovo all’opposizione. La fronda di D’Alema ha riconquistato il potere e tutte le prese di posizione del PD da quel momento in poi vanno in direzione dell’accordo e dell’inciucio. Ora Bersani punta forte sull’eventuale alleanza con Casini.
 
L’eterna tentazione dei comunisti di diventare democristiani rivive così in questo corteggiamento. Lasciando, ancora una volta, delusi gli elettori di sinistra, che in questo scorcio di secolo chiedono ai propri rappresentati sopratutto tre cose: onestà e trasparenza della politica, laicità dello Stato e delle istituzioni, difesa dei lavoratori e delle classi meno agiate. Fortuna che Bersani pare ferrato sull’ultima di queste richieste.
 
Oltre a Bersani l’altro politico al centro dell’attenzione di questi ultimi mesi è Fini, Presidente della Camera, dissidente del PdL. Le sue affermazioni, le sue prese di distanza sembrano essere la prova più forte della crisi del berlusconismo. Fini non ha mai abbandonato il carro del suo protettore, finché esso era stabile e forte.
 
Addirittura si riconciliò col Cavaliere dopo la svolta del predellino, definita come una comica finale dall’allora Presidente di AN. Oggi però il distacco è insanabile, i valori di Fini sono troppo diversi da quelli di Berlusconi. E anche Fini ora si sta riavvicinando a Casini, proprio come Bersani. 
 
E il futuro? Il futuro è molto nebuloso, ma i giochi, questa volta, potrebbero giocarsi in una sede inedita rispetto al passato. Non più Roma o Milano, bensì Bologna sembra ormai essere il centro occulto della politica italiana: Fini, Bersani, Casini sono tutti emiliani e anche il possibile uomo nuovo della politica italiana è bolognese: Luca Cordero di Montezemolo.
 
Una nuova alleanza, ancora da definire, potrebbe nascere proprio attorno a questi nomi. Con Bersani o Fini come garanti, rispettivamente della sinistra e della destra italiana, con Casini come ago della bilancia, con Montezemolo come nuovo candidato Premier della parte politica che sembrerà essere più pronta a vincere le elezioni. Chissà se dovremmo rimpiangere il berlusconismo, così becero, ma in fondo, così trasparente nella sua decandenza morale.

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