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Il 2009 anno pericoloso per i giornalisti

L’anno appena concluso è stato contrassegnato da un aumento dei decessi nell’ambito della professione giornalistica: infatti 137 giornalisti e operatori nei media hanno perso la vita nel 2009, mentre nel 2008 erano stati 109.

La Federazione Internazionale dei Giornalisti (International Federation of Journalists, o IFJ) rivela le cifre relative ai decessi del 2009 nella professione giornalistica: sono stati 137 tra giornalisti e personale dei media a morire l’anno scorso, di cui 113 come obiettivi di un assassinio (numero che arriva quasi a costituire un record) e i restanti 24 sono stati vittime di morte accidentale mentre esercitavano la professione.
 
Nel 2009 il Paese dove si sono verificate la maggior parte di queste morti per una volta non è stato l’Iraq, che invece, insieme a India e Messico, era stato il Paese più pericoloso per i giornalisti nel 2008, quando il numero a livello mondiale arrivò a 109. In effetti l’Iraq è stato il Paese più pericoloso del decennio, dove nel 2008 le uccisioni di giornalisti sono state 16, mentre nel 2009 sono scese a 5 a causa della migliorata situazione politica.
 
A raggiungere il triste primato quest’anno sono state invece le Filippine, seguite da Messico e Somalia: sono stati 38 i professionisti uccisi nelle Filippine nel 2009, la maggior parte in un massacro nella provincia del Maguindano.
 
Il Presidente della Federazione Internazionale dei Giornalisti, Jim Boumelha, ha dichiarato che il calo negli omicidi dei giornalisti nel 2008 ha avuto vita breve: "Il devastante massacro di 31 giornalisti e personale dei media nelle Filippine a novembre e la violenza contro i colleghi in Messico e Somalia hanno reso quest’anno un bagno di sangue per i media".
 
La Federazione (fondata nel 1926, è un’organizzazione globale di giornalisti che difende la libertà di stampa e comprende circa 600.000 membri) ha sottolineato la sfida ai governi posta dagli attacchi ai giornalisti, facendo riferimento alle istruzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite allo scopo di prendere iniziative per proteggere i media nelle zone di conflitto.
 
Il Segretario Generale della Federazione, Aidan White, si chiede se i governi siano pronti a fare questo. "Non c’è spazio per compiacimento e indifferenza", ha detto. "La crisi affrontata dai media minaccia vite innocenti e la democrazia stessa".

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