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 I colori della speranza

Eloise, l’immigrata creata dalla penna di Nunzia Frezza, ci porta per mano dalla sua terra all’Italia, passando per il mare e le sue tragedie.

Il libro verrà presentato a Napoli il 21 Gennaio prossimo.

Un fischio lungo e intenso e la nave prese il corso del fiume in una notte buia, senza luna. Lasciavo il mio paese perché non avevo più nessun familiare e il luogo della mia giovinezza mi ricordava continuamente la fugacità della vita e come, in un batter di ciglia, la sorte poteva accanirsi contro le persone e influenzarne la vita". Inizia così il viaggio di Eloise, una ragazza che ha perso la propria famiglia durante un’alluvione, nel suo paese natale. Con l’aiuto di José, un vecchio amico della madre, riesce a guadagnare "un passaggio" su una nave diretta in Italia, e a iniziare una nuova vita.
 
E’ una storia densa di umanità, quella disegnata dalla penna di Nunzia Frezza ne "I colori della speranza" (Albatros). Gli occhi di Eloise fotografano le persone incontrate nel suo cammino, e ciò che ne risulta è un collage di volti ed emozioni che si imprimono nella mente e nel cuore del lettore: la disperazione delle donne che si tengono strette ai propri figli sulla nave, per paura di perderli nella ressa di viaggiatori, il pianto dei bambini rimasti soli in viaggio verso un Paese sconosciuto, perché la madre è stata risucchiata dalle onde, la nostalgia di casa negli occhi di Josè, il padre adottivo di Eloise.
 
La ragazza sfata completamente la figura dell’immigrante costruita dal pregiudizio italiano: non viene in Italia per "rubare il lavoro" o vivere di espedienti, la sua personalità non è confusa con quella di altri cento come lei, stipati a forza sull’unico ponte della nave che li porta in Italia. E’ riuscita a studiare in un istituto religioso del suo paese, grazie all’aiuto di José, che ha messo per lei una buona parola con la direzione della scuola, e sente un forte desiderio di riscattarsi da un’esistenza piena di miseria, destino quasi segnato per la gente della sua terra. Riscattarsi per poter riscattare gli altri, e insegnare che vivere in modo dignitoso è possibile, anche senza rischiare la vita per fuggire in un altro Paese, condannandosi alla disperazione per riempire le tasche di trafficanti disumani.
 
Come è l’Italia della salvezza di Eloise? A tutti i viaggiatori a bordo della nave dell’orrore è stata promessa una nuova vita e dei permessi di soggiorno pronti al momento dello sbarco, il tutto a un prezzo elevatissimo che è riuscito a fagocitare metà dei guadagni di José, che pure era di famiglia benestante. Ma all’arrivo, il capitano e la ciurma abbandonano la nave in mare, allontanandosi per sfuggire alle autorità italiane. E la tragedia terminerà in un nulla di fatto per tutti coloro che si troveranno senza alcun tipo di autorizzazione. A vederla dall’altra sponda del mare, dalla ringhiera del barcone, il rimpatrio è una cinica ricompensa per chi ha perso moglie e figli durante la traversata.
 
Ma Eloise reagisce alla rabbia, e riesce a trovare la forza per non darsi per vinta: "Mi resi conto che dovevo trasformare la rabbia in energia positiva se volevo sopravvivere alle delusioni, alla paura di vedere cancellati i motivi per cui eravamo partiti". In Italia conosce Francesco, e inizia a lavorare per la sua associazione specializzata nell’assistenza ai senzatetto, rivestendo il ruolo di mediatrice con gli immigrati stranieri, ponte tra culture diverse che non riescono a incontrarsi a causa della diversità linguistica. Riesce ad ottenere il permesso di soggiorno per sei mesi e a trattenere con lei anche José.
 
La giovane immigrata, diversa per eccellenza in un mare di "diversi", riesce ad avvicinarsi ai senzatetto con una calda empatia umana, mostrandoci quanto possiamo essere ciechi nei confronti di chi soffre accanto a noi: "Esseri umani umiliati e feriti, disprezzati da tanti uomini pavidi, che dal disprezzo traggono la loro forza. Questi non vogliono fare i conti, nel profondo della loro anima, con ragioni e domande su come e perché quei poveri individui avevano deciso di autodistruggersi. Senza mai chiedersi: a chi appartiene la loro vita?". 
 
Ma nel cuore di Eloise c’è sempre il suo paese natale, e decide di ritornarvi per costruire un istituto di formazione per i giovani e aiutare le donne ad avviare un’attività per la produzione di scialli e tappeti colorati, vanto dell’artigianato locale. Il suo impegno incontra l’entusiasmo dei suoi concittadini, ma anche l’attenzione di poteri più forti, interessati a favorire i "viaggi della disperazione" per guadagnare denaro facendo leva sulla miseria della gente.
 
"I colori della speranza" è una bella cronaca "dal di dentro" di un viaggio moderno, non quello legato ai traffici aerei low-cost e al turismo di massa, ma quello fatto di valigie di povertà e voglia di rendersi liberi "dalla dipendenza e dall’assoggettamento di altri uomini per i loro interessi e avidità". Tenendo sempre in primo piano un concetto basilare: il valore dell’uguaglianza tra gli uomini, troppo spesso dimenticato, da un lato e dall’altro del mare.

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