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Errori ed orrori di guerra. Le donne afghane dicono fuori!

Chi parla è una donna afghana, medico, membro del parlamento afghano: Roshnak Wardak.

Così iniziava l’articolo che stavo per pubblicare ma c’è un altro ERRORE di cui ”devo” darvi conto, prima di andare avanti: “un bambino è rimasto ucciso per errore, oggi in Afghanistan, nel corso di un’operazione militare della forza Isaf, a guida Nato. E’ successo nel distretto di Pul-e Alam della provincia orientale di Logar, nel corso di un’operazione notturna contro un comandante talebano ed i suoi uomini. Il bambino è stato ferito a morte nel corso di un assalto a un edificio usato da militanti islamici. Prima dell’assalto i militari Isaf avevano esortato i civili a lasciare l’edifico e molti lo avevano fatto, ma durante la perquisizione successiva all’assalto è stato scoperto all’interno il bimbo ferito che, trasportato in ospedale, è morto per le ferite riportate”.

Riprendo da dove ero partita, non lontano da questi Errori.

Il documento che segue è in inglese ma il senso è molto chiaro, la guerra infinita come la pace “portata” dagli Usa, parla una lingua universale. Oltre al testo quindi, pervenutomi dal movimento Code Pink “October 7, 2009 Dear Doriana, CODEPINK co-founders Medea Benjamin and Jodie Evans recently returned from an eye-opening trip to Afghanistan. Their experiences convinced them even further that sending 40,000 more US troops would be disastrous for Afghan women and children. On October 3, their last day in the country, a US bomb hit a farmer’s house, killing two innocent women and six children. That same day, a fierce gun battle in mountainous Nuristan Province left eight U.S. Servicemen dead”, troverete un video Afghan Women Speak Out: Dr. Roshnak Wardak. L’intervista è a una donna afghana, medico membro del suo Parlamento, Roshanak Wardak che oggi con determinazione chiede che vadano fuori tutti gli eserciti.

Dal Washington Post Foreign Service del dicembre 2005, leggo che già 5 anni prima, la suddetta signora sfidando le autorità dei talebani, fornendo assistenza medica in una delle province più povere dell’Afghanistan, pur rifiutando il velo sul viso, aveva sostenuto l’America, per dare forza alle donne. Che sempre nel 2005, la sua fattoria “Wardak ” ricca di campi di grano e frutteti, nella provincia da cui prende il nome, Wardak, a 25 miglia a sud-ovest della capitale, era stata devastata dal fuoco delle mitragliatrici e aggredita con razzi. “It is the work, she suspects, of political opponents”. È il lavoro, si sospetta, degli oppositori politici, questo dichiarò allora: “Maybe,” “I will lose my life.” “Forse”, disse , “perdo la mia vita”. Roshnak non è morta, in compenso sono morte centinaia,migliaia, non sappiamo in nessun modo le cifre, donne, bambini, civili.

Wardak, ha ormai più di 50 anni, gestisce una clinica rudimentale – un paio di letti, una flebo IV e servizi sanitari di base – fuori dalla sua casa rurale. Ha studiato come ginecologa ma in una provincia con medici così scarsi, si finisce per gestire ogni caso medico che arriva sulla strada, di giorno o notte. Dopo l’invasione sovietica nel 1979, trascorse anni in Pakistan a curare i rifugiati afgani. Tornò durante la guerra civile e aprì la sua clinica.



Intervistata da questo movimento di donne americane contro la guerra, dice, lo ripeto: Out Fuori!


C’è anche una petizione internazionale, per chi volesse fare un clic e riempire tre caselle che è anche di solidarietà internazionale alle donne tutte, colpite dalle stragi non accidentali fornite dalla Guerra e dalle Armi di ogni genere, in cui noi primeggiamo dopo gli Esportatori americani di Democrazia. E’ proprio vero, abbiamo pianto i “nostri” morti, in forza e contro certe sacche di malvagia resistenza: “E’ una grande tragedia. L’Italia sta dando un importante contributo alla missione Isaf in Afghanistan”. E’ di stamattina, la notizia che nelle ultime elezioni, con voto a favore di Karzai, le schede elettorali che lo eleggevano, erano superiori in alcuni paesi agli abitanti stessi. A queste menzogne propagandistiche, con obiettivi non accidentali, di morte del buon senso e dei corpi di tutte le età e generi, sembra che l’opinione pubblica internazionale, si sia abituata. Anche noi abbiamo un forte senso di adattamento, a girare la testa sulle rovine, le macerie, a cui noi partecipiamo, fermo restando che gli italiani, le donne in queste paese, sono diffusamente generose. Le notizie, i dati, malgrado il contenimento e il controllo, scappano in rete e ricevo “Stati Uniti e Nato si sono preparati alla guerra più massiccia della storia dell’ Afghanistan”, by Rick Rozoff, tradotto e riportato da Resistenze.

Non è inutile dire della nuova strage, avvenuta oggi in Afghanistan “Autobomba contro ambasciata India“, con bilanci provvisori di morti e decine di feriti. Di nuovo c’è l’obiettivo India e la carità forse non casuale “In una intervista a Ndtv di New Delhi, l’ambasciatore indiano Jayant Prasad ha precisato che “poiché l’ingresso principale dispone di un forte meccanismo di sicurezza, l’attentatore ha scelto di realizzare il suo gesto in un punto intermedio fra questo ingresso ed un altro laterale”. Sull’altro lato della strada dove è avvenuta l’esplosione si trova un affollato mercato”.

Se poi la storia di Roshnak Wardak, potrebbe apparire quella di una donna “moderata”, rileggetevi certe storie di donne, a cui dare voce, passando per Zoya: “una bambina, poi adolescente, poi giovane donna che ha conosciuto da molto vicino le fasi più orribili della recente storia afghana; e che a soli 14 anni ha deciso di entrare nella Revolutionary Afghan Women Association (Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan), RAWA, per lottare contro i Mujaheddin prima e i Taliban poi nella lotta per la libertà degli uomini e delle donne afghane”.

Rimangono donne bambini persone nei mercati dei trafficanti internazionali di guerra. Portatori di Errori ed orrori.

Era “Morire di giugno al Mercato dove il motociclista non c’è…

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