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Dobbiamo fermare l’autodistruzione

L’Italia è in bilico sul precipizio a causa di un premier che attacca la Costituzione e le istituzioni dello Stato e guida un Governo che non ascolta le legittime richieste di studenti e lavoratori. Ma se il nostro Paese corre un grave pericolo, il mondo intero corre un pericolo ancora più grave, il riscaldamento globale, che la Conferenza sul Clima in corso a Copenhagen dovrebbe alleviare. Ma quasi a metà vertice i risultati mancano e le divisioni aumentano.

Gli unici che sinceramente sarebbero disposti a fare qualcosa di utile per fermare il cambiamento climatico sono i Paesi poveri e gli Stati isolani, che non hanno mai prodotto troppe emissioni e che saranno i primi a subire i danni della catastrofe. Vittime del mondo ricco che al massimo ha intenzione di fare un po’ di elemosina. Vittime come i popoli indigeni, che non hanno mai inquinato e che rischiano di essere catturati loro malgrado dal mercato delle "licenze di inquinamento" ed espropriati delle loro foreste. Anche i Paesi emergenti come Russia, Cina, India, Paesi del Medio Oriente e Brasile, che vogliono aumentare le emissioni per continuare a crescere e raggiungere il club dei Paesi ricchi, non hanno certamente una grande coscienza ecologica.

Ma, d’altra parte, che cosa possiamo aspettarci dal capitalismo, dominato da una manciata di uomini potentissimi e ricchissimi che lavorano ogni giorno per conquistare sempre più potere e sempre più denaro? Il mondo avrebbe cibo e risorse per tutti, ma un sistema sociale basato sull’avidità non può certo creare un’equa distribuzione. E quindi corriamo tutti lo stesso pericolo, dagli abitanti delle foreste ai poveri che faticano a mettere insieme i pasti, a noi sudditi dei Paesi ricchi che cerchiamo nel lavoro la nostra ragione di vita, quello di vivere in un mondo sempre più povero, con meno cibo e meno risorse, devastato dai cambiamenti climatici causati dai pochi uomini che con questo sistema si arricchiscono. E se il capitalismo non ha saputo creare un benessere generale nell’abbondanza, nella scarsità possiamo aspettarci il suo peggio: guerre, dittature e violenza per proteggere i privilegi di pochi. Insomma quello che ha sempre fatto, ma molto di più.

Non si può dire che il comunismo sarebbe stato meglio, visto che si è sempre realizzato come un sistema che ha semplicemente sostituito all’élite finanziaria un’élite burocratica, impegnata ad accaparrarsi privilegi mentre il popolo era imprigionato in una rigida divisione del lavoro, in totale negazione dei principi di Marx. Oltretutto, come vediamo in Russia e Cina, dal punto di vista ambientale il comunismo è stato anche peggio del capitalismo, visto che la mancanza di democrazia permetteva la sistematica distruzione della natura senza alcuna opposizione.

Il riscaldamento globale è la dimostrazione perfetta di come l’egoistico vantaggio di pochi porta il male di molti, e alla fine di tutti. Ora sarebbe necessario abbandonare una serie di sistemi economici distruttivi, innanzitutto i combustibili fossili, le auto, l’eccessivo consumismo che produce eccessi di rifiuti, le industrie della carne e della pesca che sono insostenibili a lungo temine, e sostituirli con le energie rinnovabili, il riciclaggio, i veicoli elettrici e molte altre idee assolutamente realizzabili e assolutamente logiche dal punto di vista razionale e scientifico. Ma se il sistema economico globale è dominato da coloro che hanno ogni interesse a continuare l’inquinamento della Terra, possiamo sperare che qualcosa cambi in tempo? La crescita di Internet e la globalizzazione delle informazioni sono una grande speranza per l’umanità, perché permettono a molti di sapere cosa succede e perché succede. Ecco allora che mentre gli Stati litigano a Copenhagen su interessi inconciliabili, le persone si mobilitano soprattutto grazie alla rete.

L’11 e il 12 dicembre sono giornate di mobilitazione internazionale. La campagna "TckTckTck", che prende il nome dal rumore delle lancette dell’orologio, a indicare che il tempo per fare qualcosa continua a diminuire, organizzerà veglie ed eventi tra venerdì 11 dicembre e sabato 12. La campagna italiana "100 piazze per il clima" prepara sempre per il 12 dicembre eventi e punti informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica. Continua anche la campagna dell’Onu !Seal the deal!, per spingere i politici a firmare un accordo vincolante per la riduzione delle emissioni. E’ una corsa contro il tempo, perché la maggior parte della popolazione mondiale ha anche altri problemi e non si rende conto del pericolo che ci riguarda tutti. O il mondo riuscirà a mobilitarsi in tempo per correggere il sistema economico, oppure l’egoismo di pochi riuscirà infine a distruggere la nostra vita sul pianeta.

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