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Dal carcere "Le Sughere" al carcere di Sollicciano: come se operasse un mostro!

Questa è una piccola ma incisiva inchiesta condotta dal sottoscritto e dal Rockpoeta; era da tanto che ne volevamo parlare ma forse, visto che siamo al ridosso del Natale, ci piacerebbe pensare che con questo piccolo dossier potremmo rovinare la festività a qualcuno.

Ci sono molte famiglie che purtroppo non riusciranno a festeggiare questa festa che, comunque la si pensi, parla della natività. Si festeggia la nascita, la vita e non la morte.

Sono famiglie che hanno perso i loro figli dentro le mura delle carceri, e come sapete è da tempo che noi denunciamo le condizioni invivibili di quei lager che dovrebbero rieducare, certamente non ammazzare.

Parliamo di due carceri dure che sono legate da un filo conduttore inquietante, vedremo che è come se operasse un mostro. Altro che il "mostro di Firenze".

La storia che vogliamo narrare ha come inizio il carcere "Le Sughere" di Livorno, un luogo dove negli anni 2000-2004 sono avvenuti dei gravi pestaggi da parte delle guardie carcerarie e alcuni strani suicidi. Ma se di quel carcere se ne parlò molto all’epoca, il merito è da additare ad un particolare detenuto: Roberto Guadagnolo.

Era giovane quando venne arrestato, aveva partecipato ad una rissa e per sedarla aveva sparato nell’aria due colpi di pistola. Era, ed è tuttora, una persona esuberante. Un tipo che non amava i soprusi e le ingiustizie, e sopratutto non riusciva a digerire il fatto che sia stato condannato a tanti anni di carcere per la sua avventata azione.

Lui subì, nel 2000 al carcere "Le Sughere", numerosi pestaggi e denunciò i suoi aguzzini. Riuscì a far condannare ben 5 agenti, sia per il pestaggio a lui, sia all’ispettore che si era rifiutato di aprire la sua cella. Ma anche il direttore del carcere Oreste Cacurri fu indagato per favoreggiamento.

Nel frattempo ci furono due suicidi, fino ad arrivare nel fatidico luglio del 2003 ove morì Marcello Lonzi. La madre Ciuffi sta tuttora lottando per arrivare alla verità, perché suo figlio era in carcere per una condanna a quattro mesi. Morì in un lago di sangue. I familiari vennero informati dodici ore dopo il decesso e nessuno li avvertì dell’autopsia alla quale non partecipò un perito di parte. Autopsia la quale stabilì che fu un infarto a uccidere il detenuto.

E c’era ancora il direttore Oreste Cacurri, che subito dopo la morte di Lonzi fu trasferito in un altro carcere: quello di Sollicciano. Come si fa a trasferire questo signore, dopo la sua amministrazione piena di sangue, in un carcere importante come quello di Firenze? Forse c’è una risposta, ma sta alle persone intelligenti capire e approfondire.

Il direttore Oreste è quindi tristemente noto al carcere di Sollicciano dall’estate del 2003, anno di calma apparente fino a quando è scoppiato il putiferio.

Nell’anno 2004-2005, in seguito alla rivolta dei detenuti a causa delle loro condizioni, è scoppiato un duro pestaggio. Numerose associazioni hanno protestato e redatto innumerevoli documenti affinché si facesse chiarezza su quanto stava avvenendo. C’era addirittura un ispettore di nome Santoro che amava girare dentro il carcere con un’immagine ritoccata: il suo viso al posto di quello di Padre Pio. Dire che era un esaltato, è puro eufemismo!

Ma non solo pestaggi, anche strane morti. Ecco un piccolo schema:

Anno 2004

  • 2 Marzo 2004: detenuto marocchino, cause "da accertare", viene rinvenuto senza vita nella branda con un rivolo di sangue alla bocca ("forse" morto per overdose di farmaci);
  • 11 Giugno 2004: Khaled, algerino di 34 anni, impiccato (il giorno prima un altro detenuto aveva tentato il suicidio ed è stato salvato in extremis);
  • 21 Giugno 2004: Giuseppe Mazzantini, 30 anni, "non accertata", viene trovato morto nella cella. Dall’autopsia non emerge nulla di macroscopico. Aveva usufruito di un permesso premio, era rientrato, sottoposto a visita medica (stava bene), è rientrato in cella ed è stato trovato morto nel letto;
Anno 2005
  • Dario B., 73 anni, Firenze: impiccato.
Anno 2006
  • 21 Marzo 2006: Santo Tiscione, 45 anni, suicidio
  • 20 Dicembre 2006, Sorin R., 32 anni, in attesa di giudizio (carcerazione preventiva), era lì due mesi. Impiccato.
 

Troppe morti sospette, addirittura una non accertata. Nemmeno gli animali.

Poi il solito periodo di calma apparente fino a quando, purtroppo, c’è stata la morte che tutti conoscete: quella di Niki Aprile Gatti. Una morte provocata da altri, e lo sappiamo che non è stato un suicidio. Ma un omicidio su commissione, e non mi meravigliano i muri di gomma e depistaggi che si siano consolidati nell’immediatezza.

Purtroppo, proprio come se operasse un mostro, il raptus omicida si ripropone più dirompente che mai.

Anno 2009

  • 30 Gennaio: M.B., detenuto italiano, 60 anni, "suicidio";
  • 24 Aprile: Ihssane Fakhedine, 30 anni, "da accertare". Muore dopo un permesso. Al rientro, visita medica: stava bene. Si è messo a dormire. Nel pomeriggio è stato rinvenuto morto nel suo letto. Un malore.
  • 27 Maggio: Samir Mesbah, 36 anni, suicidio. Era in una cella singola.
  • 1 Giugno: Anna Nuvoloni, 40 anni, "da accertare". Strozzata da una mozzarella.
  • 7 Luglio: detenuta di Pisa, 27 anni, cause "da accertare". Non ha segni.

A questo punto io e "L’incarcerato" ci chiediamo: perché Il Sig. Cacurri non si dimette? Perché lo lasciano al suo posto?

Fonti: Archivio Storico Corriere.it, Google Libri, Isole, Corriere della Sera, Oltre le mura, Inventati, ToolSantiPro, Autprol, Il Tirreno, Il Sole 24 Ore, Reti Invisibili.

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