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Compagnie petrolifere, potere assoluto

 

Le compagnie petrolifere stanno dimostrando di tenere sotto scacco i consumatori e di essere refrattarie a qualsiasi pressione per calmierare i prezzi da parte delle istituzioni.

In una situazione che vede il costo del petrolio appena superiore ai 70$ al barile, quotazione preannunciata da diversi mesi dall’OPEC per l’ultima parte del 2009, ci troviamo a pagare per i carburanti alla pompa cifre prossime a quelle pagate nei momenti in cui il greggio era schizzato alla stelle con quotazioni superiori ai 100$ al barile.

Le compagnie petrolifere in un’evidente situazione di non concorrenza stanno vendendo i carburanti alla pompa a un prezzo molto più alto di quello che sarebbe lecito attendersi con il greggio a 70$.

In Italia i prezzi sono più alti del 30% di quanto ci si aspetterebbe e nonostante lo Stato abbia degli evidenti vantaggi da costi tanto elevati, dato che equivalgono ad un maggior introito per l’erario, i prezzi sono talmente alti che le istituzioni, a causa del malcontento diffuso, non hanno potuto esimersi dal cercare di calmierarli ma senza alcun successo.

La questione è certa, il potere di tali immense multinazionali del petrolio è talmente elevato che neanche gli Stati possono incidere sulle scelte che esse fanno. Nulla può esser fatto nel breve periodo neanche per far rispettare il principio di concorrenza che nel caso dei carburanti non sembra esistere.

La via delle fonti energetiche alternative è ancora, purtroppo, troppo flebile per spaventare il giganti del petrolio, che al momento dettano legge.

Oltre alle compagnie petrolifere stesse ed agli Stati che prendono una lauta percentuale del prezzo alla pompa ci sono altri soggetti che hanno da guadagnarci in una situazione come l’attuale, ovvero le case automobilistiche.

In una situazione di prezzo del carburante alle stelle gli automobilisti, soprattutto quelli che percorrono molti km, sono più inclini a valutare l’acquisto di una nuova automobile che garantisca consumi più contenuti.

Chiaramente tutto questo sulle spalle dei consumatori, categoria sistematicamente indifesa

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