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Cina, bomba ad orologeria?

 

Le terribili vicissitudini che stanno travolgendo la Cina hanno tutta l’aria di non essere un fatto isolato, causato da uno scontro “occasionale” tra etnie, ma sembra una vera e propria pre-rivoluzione, ovvero una prova generale di ciò che potrebbe accadere in Cina nei prossimi anni su vasta scala.

La situazione dei lavoratori Cinesi, motivo vero delle proteste e degli scontri, è pressoché disumana nelle aree periferiche dell’immenso Paese e comunque è estremamente dura anche nelle periferie delle grandi città dell’est; la parte orientale della Nazione è la zona più ricca e sviluppata.

La Cina trattiene a forza la volontà di cambiamento e di rivalsa sociale di centinaia di milioni di lavoratori; quella massa silenziosa di operai che ha permesso alla Cina di compiere il suo miracolo economico ma che lavora per un salario minimo e senza alcun sistema di tutela.

Proprio mentre i Grandi del G8 trascorrono tre giorni nel microcosmo lussuosissimo realizzato ad arte dall’Italia, e qui i cari amici del Guardian con le loro polemiche infondate hanno preso un granchio colossale, il Paese più popoloso del mondo è sferzato dalla più grave protesta dal 1989, piazza Tienanmen, protesta che se anche dovesse esaurirsi nei prossimi giorni è destinata comunque a divenire una spaccatura profonda nella storia del Paese. 

Per troppo tempo il regime ha oppresso e compresso i desideri di libertà, cambiamento e modernizzazione dei Cinesi. Il popolo delle laboriose formiche stacanoviste ha iniziato ad alzare la testa ed inizierà progressivamente a far valere i propri diritti. Ovvero stipendi più alti, meno ore di lavoro, assicurazioni sanitarie, possibilità di sciopero, in poche parole tutto ciò che è stato rivendicato nell’Europa due secoli addietro.

I lavoratori Cinesi non saranno più disposti ancora a lungo a produrre immense ricchezze, destinate solo all’oligarchia dominante ed alla “nomenclatura”, in cambio di un tozzo di pane. 

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