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Bankitalia: "I nuovi problemi all’orizzonte"

Il 22 ottobre il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, è intervenuto alla riunione annuale della Società Italiana degli Economisti, e ha elencato le priorità e le nuove sfide che la disciplina economica deve affrontare in questa delicata fase in cui sono in molti ad illudersi che il peggio sia ormai passato. 

Risposta a quanti negano la valenza scientifica e l’utilità sociale della disciplina economica

Sembra chiara la difesa del mondo degli economisti da parte di Draghi soprattuto in risposta a chi, come l’attuale ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha cercato di addossare la responsabilità di quanto successo sui mercati finanziari poco più di un anno addietro.

"La crisi che il mondo sta vivendo ha prodotto danni ingenti: dapprima al funzionamento del sistema finanziario, poi alla capacità produttiva, ai redditi e al benessere dei cittadini.....La professione economica deve essere in primo luogo valutata per le risposte che ha saputo dare finora alla crisi".

"Si è potuto - dice il Governatore - reagire al collasso della domanda privata con interventi di sostegno pubblico ai redditi e all’occupazione, con domanda pubblica aggiuntiva e con la politica monetaria".

Draghi risponde anche a quanti in questi mesi, ad iniziare dalla Lega, prospettavano delle misure protezionistiche per difendere la competitività dei prodotti italiani - "Si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni, è stato favorito il coordinamento internazionale".

Il pericolo, avverte lo stesso Draghi, viene anche da coloro che in questo momento di criticità credono di non intraprendere una nuova politica economica che regoli il settore - "Trovo poco utili sia la posizione di coloro che vorrebbero annullare qualche decennio di pensiero economico - sostituendolo magari con qualche altra forma di finanza creativa - sia quella di coloro che negano che un ripensamento sia necessario".

Le grida d’allarme inascoltate e la previsione dell’attuale crisi

"Molti degli squilibri, degli eccessi, degli incentivi distorti che avrebbero potuto condurre alla crisi erano stati identificati" - gia Raghuram Rajan, nel 2005 quale direttore della ricerca economica al Fondo Monetario Internazionale, in un saggio, aveva mostrato una certa lungimiranza. 

 "Se le grida d’allarme non sono mancate, non si è però diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano, nè presso coloro che avevano responsabilità politiche nè, soprattutto negli Stati Uniti dove le lacune regolamentari e lo sviluppo dell’industria finanziaria erano massimi, presso i regolatori.

Draghi lamenta quale causa prima di queste lacune la scarsa conoscenza delle reali condizioni del settore finanziario, nonchè "l’opacità dei prodotti e degli strumenti utilizzati".

E’ un vero atto d’accusa quello mosso dal Governatore di Bankitalia nei confronti degli Stati Uniti, principali responsabili di quanto accaduto, ma certamente non gli unici. Draghi denuncia l’avvio delle cartolarizzazioni estese a prodotti finanziari di bassa qualità gia dal 2002, e la cancellazione dei limiti all’indebitamento delle grandi banche d’affari a partire dal 2004, che gli è valso un enorme potere di mercato nei confronti delle agenzie di rating.

"Non vi è dubbio che, soprattutto negli USA l’equazione libero mercato uguale mercato senza regole fosse divenuta patrimonio comune di molti politici e regolatori....Pretese largamente esagerate attribuite alla mano invisibile".

Maggiore attenzione al mondo reale globalizzato ed elaborazione di nuovi modelli

"Eterogeneità degli attori economici, imperfezioni e frizioni nei mercati del lavoro, dei beni e dei capitali, incompletezza dei mercati sono tutti aspetti del mondo reale che fanno parte da diversi anni di vari modelli...Spesso gli equilibri sono molteplici e l’economia può retsra intrappolato in un modello meno eficiente di un altro".

Draghi ritiene pertanto "Inevitabile il ricorso all’azione della politica economica e alla definizione di regole per governare i processi di mercato".


Il Governatore chiede regole che potrebbero anche contrastare con le lobby bancarie e finanziarie le quali temono controlli più forti da parte delle autorità di governo e di garanzia.

In parole povere, si tratta degli stessi "pericoli" intravisti da Unicredit e Intesa San Paolo e che li hanno spinti a non ricorrere ai Tremonti bond, sarebbe significato perdere autonomia nelle scelte strategiche di investimento e sarebbero stati obbligati a canalizzare i fondi ottenuti con i bond verso il credito alle piccole e medie imprese.

"Credo sia diventato irrinunciabile valutare in modo sistematico gli effetti di eventi che pur avendo una bassa probabilità di occorrenza comportano un grande costo nel momento in cui dovessero materializzarsi. La scarsa considerazione di tali eventi...è alla radice di alcuni degli errori che hanno portato alla crisi".

I nuovi problemi all’orizzonte

- Come uscire dalle misure eccezionali di sostegno alle economie di molti paesi;


- Come rientrare da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici;


- Come disegnare nuove regole per il settore finanziario e "contenere" il problema "dell’azzardo morale";


- Come alleviare le sofferenze del mercato del lavoro:


- Come aumentare un potenziale di crescita che rischia di essere durevolmente ridotto degli effetti della crisi;

Allora noi ci chiediamo se queste sfide poste agli economisti e alla classe politica nazionale e internazionale possano essere affrontate attraverso una retorica sul posto fisso, attraverso la sistematica riduzione dell’Irap fino alla sua completa scomparsa, attraverso la creazione della Banca del Mezzogiorno, attraverso lo scudo fiscale.

Ci chiediamo se il sostegno al mercato del lavoro possa essere assicurato attraverso gli ammortizzatori sociale, ci chiediamo se l’economia possa ripartire attraverso la progettazione di inutili opere faraoniche anzichè mettere mano alle grandi esigenze del paese concludendo le opere mai finite, a cominciare dalle autostrade e ai collegamenti ferroviari.

Ci chiediamo quale sia il senso di soddisfare il bisogno energetico nazionale attraverso le tecnologie nucleari, e se non abbiamo, adesso come mai in passato, la possibilità, dataci proprio dalla crisi, di mettere mano ad una nuova forma di pensiero economico svincolato dalla freddezza del Pil ed invece ancorata ad un programma di sviluppo e progresso sostenibile, soprattutto in termini ambientali.



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