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Bandiere rosse a Kathmandu

Oggi è finito lo sciopero generale con una dimostrazione di massa, lungo comizio del leader Prachanda. Le agitazioni riprenderanno a Natale con il Paese allo stremo. La soluzione è a Delhi.

Oggi pomeriggio, 22 dicembre 2009, New Baneshwor, vicino al palazzo della Constituent Assembly, piena di gente e bandiere rosse, come non se ne vedono in nessuna parte del mondo. Kathmandu e tutto il Nepal bloccato per il terzo e ultimo giorno di sciopero generale. Picchetti ovunque per impedire agli uffici d’aprire e ai mezzi di circolare. Chi tenta è malmenato. Sergio, barba e capelli lunghi, si è rimesso l’eskimo del ’68.

Qualche reduce di quei tempi rinasce nel Nepal anacronistico del 2009 (2066 anno locale) e gongola quando il lider maximo Pushpa Kamal Dahal (Prachanda) arringa studenti, contadini, membri della cosiddetta società civile, donne danzanti con gli abiti etnici, e promette di riprendere scioperi ed agitazioni a Natale. Pugni chiusi, falci e martello, tanta demagogia mentre il Paese affonda e, come scritto, non solo per colpa dei maoisti.

Dahal è infuriato con gli indiani e riprende un esempio già usato, il governo nepalese è un fantoccio, un "robots controlled by remote control", cioè New Delhi. Non ha tutti i torti ma il Nepal non può prescindere dai rapporti con il potente vicino. Le merci arrivano da Calcutta, gli investimenti da Bombay, il 90% delle esportazioni finisce in India, dove si acquista il petrolio (pagato a singhiozzo e ricevuto uguale) e tutto il resto (compreso il riso). Quindi ora dice che non parlerà più con i nepalesi ma, anche lui, andrà a Delhi "to hold “decisive talks” with India and not the current “puppet government” to solve the prevailing political deadlock in the country".

In the past, we wanted to hold talks with the institution of monarchy as it was the lord of the political parties during that time”, grida Prachanda, “India has now become the lord of the ruling political parties, and so we are also ready to hold talks with them”. I rapporti fra maoisti e monarchia durante il conflitto sono ancora tutti da esplorare e, molti, dicevano che fra i due apparenti nemici ci fosse una sorta d’accordo di spartizione per tenere fuori i cosidetti partiti democratici. Si racconta che l’esercito interveniva marginalmente e che era previsto un accordo diretto fra maoisti e sovrano per uscire dal conflitto, prima che nell’aprile 2006 i partiti (con il beneplacito dell’India e degli occidentali) facessero precipitare la situazione a Kathmandu. Infatti, nel resto del Paese controllato dai maoisti, poco si mosse e gli stessi non parteciparono, nella prima fase, alla “rivoluzione dei rododendri”.

Ribadisce lo slogan del momento, cioè ristabilire la “civilian supremacy” che tradotto significa liberarsi del Presidente della Repubblica (accusato di volere un governo d’emergenza militare), rimettere in circolo la sua Armata Popolare, entrare nel governo. E’ ritornato “feroce” (questo uno dei significati del suo nome) per l’opinione espressa, nei giorni scorsi, dal comandante delle Forze Armate indiano che ha ribadito la contrarietà all’entrata dei maoisti nell’esercito nepalese. Ha pure contestato l’acquisto di armi dall’India ma non quello dalla Cina. Ha ribadito un tema caro ai nepalesi, quello antindiano, "India is dictating political affairs in Nepal and we continue to fight for national sovereignty and integrity".

Intanto a Sanku, parte orientale della Valle di Kathmandu, gli abitanti stanchi dei blocchi hanno malmenato qualche quadro maoista. La Federation of Nepalese Chambers of Commerce and Industry (FNCCI) ha dichiarato che non verranno pagati I salari degli scioperanti (come richiesto dai maoisti) e ha pubblicato un elenco di imprenditori picchiati in ogni parte del Paese per impedirgli di aprire fabbriche e negozi. Il Primo Ministro Madhav Kumar Nepal ha chiamato al telefono Prachanda, invitandolo a riprendere il dialogo. Lo stesso, si racconta, hanno fatto gli onnipotenti indiani dalla loro ambasciata di Lainchour. Il vecchio Palazzo Bianco e decrepito che fu l’ambasciata imperiale inglese vedrà ancora passare la storia del Nepal.

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