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Anche nella UE le posizioni apicali sono precluse alle donne

La parità tra i sessi, anche nell’avanzato Occidente, sembra compiuta in posizioni di livello intermedio mentre le posizioni apicali sono ancora appannaggio esclusivo degli uomini.

Tale evidenza è risultata anche nei vertici della UE e nelle candidature che vedono un rapporto di 4 a 1 tra uomini e donne. Ciò non appare francamente equilibrato e rappresenta ancora quella deriva maschilista, con ben consolidate tradizioni, che stenta a venir meno.

Dunque ciò che è emerso ai vertici UE è ciò che avviene, in linea generale, in moltissimi degli organi di Governo dei 27 paesi membri, nelle banche centrali, nelle fondazioni più importanti, nelle multinazionali e negli istituti di credito privati; le donne, anche se titolate e piene di talento, devono svolgere posizioni intermedie.

Sono pochissime le donne a capo delle 500 aziende più grandi al mondo, come poche sono le donne che ricoprono posizioni aziendali di presidente, amministratore delegato, membro del consiglio, direttore generale ed executive menager.

Dunque agli inizi del terzo millennio ed in piena democrazia, almeno a livello formale, il genere maschile tende ancora a preservare le posizioni di comando non ammettendo che il genere femminile possa intaccare lo status quo.

La motivazione deve essere ricercata nel rigido sistema di riproduzione dell’élite, spesso legato a club o associazioni esclusive, che non tollera stravolgimenti.

I dati statistici parlano chiaro,  anche il Mondo Occidentale è in mano ad un’oligarchia sessista

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