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Ambiente: soglia di sopravvivenza

La concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera si misura in parti per milione. Prima della rivoluzione industriale, prima che gli uomini iniziassero a bruciare carbone, distruggere le foreste e poi a utilizzare il petrolio la concentrazione era di 280 parti per milione. Ora siamo arrivati a 389. Il protocollo di Kyoto prevedeva di non superare le 450 parti per milione. Ma è solo il livello minimo per evitare la catastrofe, non il disastro.

A 450 parti per milione, che di questo passo l’atmosfera terrestre raggiungerà in meno di vent’anni, avremo infatti un aumento della temperatura media di 2 gradi e un’innalzamento del livello del mare di mezzo metro. Ma è soltanto la stima più ottimistica. Altri scienziati sostengono che l’aumento potrà arrivare a 6 gradi e il livello dei mari alzarsi di sette metri. Simili livelli di anidride carbonica e temperatura ci sono già stati sulla Terra in passato. Sono avvenuti in seguito a devastanti esplosioni vulcaniche o impatti di meteoriti. Le conseguenze? Estinzioni di massa di piante e animali, cambiamenti climatici improvvisi, alluvioni distruttive. 


Per questo motivo ormai molti scienziati considerano l’obiettivo di fermarsi a 450 parti per milione troppo rischioso. L’aumento della temperatura e l’acidificazione degli oceani potrebbero provocare il rilascio di metano dai fondali oceanici con un effetto a catena tale da aggravare l’effetto serra molto più rapidamente delle peggiori previsioni. Per scongiurare un simile scenario oggi migliaia di persone manifestano in tutto il pianeta esponendo il numero 350. E’ il livello di parti per milione di anidride carbonica a cui dovremmo tornare per minimizzare i rischi del cambiamento climatico. Non semplicemente rallentare l’aumento previsto di anidride carbonica nell’atmosfera quindi, ma farlo scendere al livello di vent’anni fa. Il numero 350 potrebbe essere il livello minimo di sopravvivenza per la civiltà umana come la conosciamo. Dagli anni ottanta a oggi infatti l’incidenza mondiale di disastri "naturali", uragani, tifoni, alluvioni e siccità localizzate, è già quadruplicata, e continua ad aumentare. 

A dicembre, al vertice di Copenhagen sul cambiamento climatico, i leader mondiali dovrebbero prendere provvedimenti drastici per impedire la catastrofe. E’ quanto chiedono le manifestazioni di oggi, in un momento in cui i colloqui preliminari prima del vertice procedono a rilento e ancora non si vedono risultati concreti, e troppi paesi, come l’Italia, pensano soltanto alla convenienza economica del momento e non al futuro dell’umanità.

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