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 Home page > Tribuna Libera > Alla casta fanno paura le dichiarazioni di Di Pietro. Perché?

Alla casta fanno paura le dichiarazioni di Di Pietro. Perché?

Nella politica italiana è comparso un Catilina redivivus che fa paura a larga parte della politica italiana. Essa percepisce l’on. Antonio Di Pietro, come una smagliatura o un vulnus nella casta medesima, un tribuno che con le sue dichiarazioni potrebbe sollevare il popolo contro la sua stessa classe dirigente. Per la sua poca inclinazione al dialogo e al compromesso viene visto come il male della politica italiana, esecrato da tutti, maggioranza e opposizione.

Ascoltando la dichiarazione che l’ex magistrato ha reso pubblica lo scorso 23 dicembre, non mi sono affatto meravigliato, anzi, convengo con lui su molti punti politici chiave: l’ex togato ha detto cose del tutto vere, a mio modesto parere.

Oltre l’invocazione divina e l’appellativo di diavolo dato al premier, che cosa ha detto di così politicamente violento e disdicevole? 

In sintesi mi sono permesso di stilare una lista dei principali argomenti toccati dall’Onorevole: 

1. Auspicio che in Italia torni la libertà d’informazione e la democrazia partecipata. 

2.  Rifiuto di aderire ad un piano di riforme che prevede anche il cambiamento della Costituzione (ndr, che la maggioranza ha giurato di rispettare) per fini personalistici. 

3. Auspicio che la democrazia trionfi con l’uso democratico del voto, unico modo per estromettere questa classe politica lobbistico-massonica.

4. Auspicio che l’opposizione sia veramente tale, ossia che si opponga ai piani della maggioranza, giudicati aderenti ad interessi privati.

5. Avversione al dialogo da parte sua con una classe politica corrotta e compromessa con lobbies e massoneria.

In tutto questo il tanto esecrato tribuno non ha affatto peccato.  

Nel primo punto ha perfettamente centrato l‘obiettivo nel dire che è auspicabile che in Italia torni la partecipazione democratica al voto, quando un buon 40% di quelli aventi diritto al voto, non vota perché letteralmente schifa - scusate il termine forte - questa classe politica.

Per quanto riguarda la libertà d’informazione, da un certo punto di vista, non ha sbagliato nell’affermare che non c’è, in quanto - sempre a mio parere - i media sono asserviti o alla maggioranza o all’opposizione, quindi altre voci faticano ad emergere, mediaticamente parlando.  

Il secondo, relativo all’emendamento della Costituzione, è anch’esso centrato.

Cambiare la Costituzione in chiave privata, è certo cosa comoda per i loro interessi politici e non, ma è giusto dire che hanno completamente fallito nell’applicarla per il bene comune.

Ad esempio la legge 30 è - a mio parere - una legge anticostituzionale che la viola almeno in due punti: art. 1 e 4, tanto per intenderci. Danno al quale non è stato posto alcun rimedio da questa classe inadempiente che però ha un chiaro disegno per emendarla per i propri fini.

Il terzo punto è un auspicio che la democrazia popolare estrometta questa classe politica.

È tanto rivoluzionario pensare che al governo ci sia una casta politica, lobbistica e dinastica che governa la res publica come se fosse cosa privata, che può essere mandata a casa con il voto

Beh, io lo penso e lo affermo con forza, anzi, a differenza dell’ex giudice, penso altresì che l’opposizione è essa stessa parte integrante della suddetta. Specialmente quando Massimo D’Alema, in nome della realpolitik ha il coraggio di affermare: Certi "inciuci" farebbero bene al paese”. Farebbero bene alla casta!

Ecco, per quanto concerne il quarto punto, non sono assolutamente d’accordo con Di Pietro: quest’opposizione è parte integrante del sistema, ecco perché non potrà mai andare contro di esso…e la posizione dalemiana, purtroppo, ne è l’esempio più lampante.

L’avversione al dialogo con questa classe compromessa, riportata al quinto punto, è cosa da me sostenuta, specialmente se il dialogo non prevede riforme finalizzate a favorire tutta la collettività.

È esecrabile e da condannare tutto ciò?

Assolutamente no! Di Pietro ha toccato il problema nel vivo: la sopravvivenza e le colpe della casta.

È esecrabile, immorale e antidemocratico che la maggioranza e parte dell’opposizione si scagli così contro uno di loro che la pensi in modo democratico diametralmente opposto.

In realtà hanno solo paura che il suo populismo sia più forte e faccia più breccia del loro in un momento in cui la pazienza dei più - specialmente dopo queste festività – sta per assottigliarsi ancor di più.

Lungi che questo articolo possa essere inteso come una dichiarazione di fedeltà incondizionata all’IdV, è bensì una presa di coscienza sul fatto che, se da un lato la casta gestisce la cosa pubblica come se fosse propria in connivenza con lobbies di ricchi e potenti signori della finanza e dell’imprenditoria di cui essa stessa ne fa parte, dall’altro partiti come quello di Di Pietro o altri della sinistra extraparlamentare certamente non danno nessuna reale alternativa a questa classe di nababbi, fattisi tali a spese della collettività.

In poche parole, se per un verso la sinistra extraparlamentare frammentata blatera concetti di varia natura spesso in contraddizione con quelli di altri gruppi simili, per altro verso invece, il programma politico dell’IdV - partito velato di eccessiva personalizzazione come il Pdl - non è affatto chiaro, anzi è proprio oscuro.

Non si capisce affatto quale sia la politica dell’on. Di Pietro in campo fiscale, nelle politiche occupazionali e in quelle industriali, per affermare lo stato di diritto la dove non esiste, per rilanciare il sud mentre chiudono stabilimenti chiave, nel campo delle politiche ambientali e energetiche… la lista potrebbe continuare, purtroppo. 

Dopo aver fatto una breve e sommaria analisi che quanto affermato dall’Onorevole può corrispondere al vero, e aver riscontrato, altresì, che con rammarico il nostro tribuno non potrà, forse, mai essere l’antidoto al male primario di questo paese - ossia la casta succitata - per ovvi motivi; ancora una volta la domanda nasce spontanea: chi potrà salvare il nostro Paese dal baratro nel quale sembra spingerlo questa classe politica?

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.118) 29 dicembre 2009 01:42
    Damiano Mazzotti

    Basta fare uno sciopero della comunicazione...

    Smettiamola e smettetela di comprare i quotidiani diretti da direttori prezzolati e mantenuti...
     
    Inoltre imparate a spegnere la Tv e a godervi la vita o a leggervi un libro..

    Le confezioni monouso di preservati che si vedono nei supermercati sono un pauroso segnale del totale rincoglionimento e della narcotizzazione mediatica degli italiani...

  • Di AndyNet (---.---.---.206) 29 dicembre 2009 17:40

    Io non ho molta fiducia nella politica italiana, però il fatto che l’Italia dei Valori (e in particolare Di Pietro) dia fastidio a tutte le forze politiche nonchè a tutti i direttori di giornali, mi fa ben pensare... forse è più pericoloso (per la casta ovviamente) di quanto uno non possa immaginare.

  • Di pv21 (---.---.---.74) 3 gennaio 2010 19:21

    La FEBBRE del Tribuno, dopo la "conversione" sulla via di Arcore, ha assunto la veste delle "virtù eroiche" dell’amore. Nel paese del BARBIERE e il Lupo il bisogno di sicurezza fa dire e fare cose davvero strane. Essenziale è fermare quella casta di Primi Super Cives che rivendica privilegi e immunità. Riusciranno i nostri eroi a ..... (c’è di più => http://forum.wineuropa.it )

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