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Adesso basta... Voglio la mia libertà...

“Il Comunismo è morto. Il Capitalismo è morto...e anche la mia vita non se la passa bene”. Questa battuta di Woody Allen sintetizza benissimo le atmosfere che si respirano nel libro “Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita” dell’essere umano Simone Perotti (www.chiarelettere.it, 2009).

Nel libro si parla di come mollare lavoro oppure stile di vita, in modo da passare ad un’esistenza più piena, consapevole e soddisfacente. In effetti quasi tutti noi pensiamo “che ci sia solo un modo di guadagnare soldi e lavorare, cioè il nostro. Non è così” (p. 130). “L’economia e il sistema mediatico spacciano come unica legge morale quella consumistica, e come unica risorsa il lavoro. Questa concatenazione causa-effetto è diabolica e tiene tutti al banco dei rematori. Ma per moltissimi lavoratori abbienti o in crescita, le opportunità di svincolarsi dalla morsa sono molte. Purché si sia motivati e creativi, si abbia un reale desiderio di libertà e si intenda sovvertire qualcuna delle regole date per scontate” (p. 26).

Però “è come se il cambiamento fosse, sano, santo e giusto, andasse consigliato a tutti, ma non fosse possibile per noi, purtroppo solo per altri, e non per mancanza di volontà ma per impedimenti oggettivi. Del resto, se il cambiamento fosse possibile dovremmo subito smettere di lamentarci e iniziare a lavorare duro per realizzarlo. Non avremmo più attenuanti…” (p. 34). E così la pigrizia e la nostra politica psicologica all’italiana vincono quasi sempre… Del resto “Fa sempre terrore il cambiamento, perché nessuno gradisce rischiare nuovi insuccessi e si accontenta ben volentieri di quelli che ha già” (p. 101). Noi “siamo il Paese del Papa, la culla del cattolicesimo, che tende da sempre verso il cielo, mentre io credo che sia molto importante lo sguardo ad altezza d’uomo… Non siamo mai stati illuministi, non abbiamo mai fatto rivoluzioni” (p. 35). Così si decreta il fallimento della nostra cultura, “perché invece di un popolo di rassegnati e credenti ha prodotto un popolo di insoddisfatti atei e materialisti” o di credenti ipocriti ed opportunisti.

La responsabilità di migliorare “non fa parte di nessun programma scolastico, di nessuna “morale”, giacché materialismo e religione, le due opposte e più affermate filosofie di vita contemporanee, non se ne occupano. Per entrambe il cambiamento (del singolo) è un nemico… è sconvolgente notare come i ragazzi vivano fuori da questa consapevolezza e vadano dritti verso un potenziale burrone senza averne il minimo sentore. Nessuno gli parla della vita, di com’è, di che attrezzatura serve per affrontarla… Domande semplici come “Tu sai chi sei?” sembrano vietate. Del resto chi mai dovrebbe porle,qualcuno che non sa chi è lui stesso?”. Perché quasi nessuno ci ha mai parlato dei nostri pregi, di come metterli a frutto o di come mitigare i nostri vizi, o di come mettere a frutto pure quelli? (p. 36, 37 e 39). Nessuno a scuola “ci ha parlato del concetto chiave della vita del singolo: la libertà… Se la libertà portasse voti e denaro, non si parlerebbe d’altro” (p. 42 e 44).

Comunque questo brillante libro di riflessioni e digressioni merita di essere sottoposto alla vostra attenzione anche attraverso queste citazioni: “Non affliggiamoci. È troppo aspettarsi di vivere in un’epoca effettivamente propizia al dissenso. E la maggior parte delle persone, quasi sempre, preferisce cercare approvazione e sicurezza” (Christopher Hitchens, giornalista liberal); “Molti professori credono che insegnare voglia dire trasmettere dei contenuti. Ma questo non basta: insegnare significa innanzitutto insegnare a pensare” (Oscar Brenifier, Il Libro dei Grandi Contrari Filosofici, ISBN, 2008); In borsa, in guerra e nella vita la massa è sempre spacciata; “Uguale è banale, Diverso è meglio!” (Perotti); “Se c’è un peccato contro la vita, è forse non tanto disperarne, quanto sperare in un’altra vita, e sottrarsi all’implacabile grandezza di questa” (Albert Camus); “Ognuno di noi è artista della propria vita: che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no” (Z. Bauman); “Bisogna aver saputo uccidere un lupo per pensare di affrontare una tigre” (proverbio indiano); “Per un vero viaggio di scoperta non occorrono posti nuovi, ma occhi nuovi” (M. Proust); “Nei paesi ricchi, il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano” (Joachim Spangenberg); “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca); Mangia merda. Milioni di mosche non possono sbagliare (Anonimo).

Quindi il potere ti vuole dentro al gruppo e oggigiorno Tu sacrifichi la tua vita all’azienda e magari l’azienda coglie l’occasione della crisi per licenziare senza essere veramente in difficoltà. Purtroppo gli anni buoni da vivere sono pochi e, se si può, è meglio non sprecarli a fare la vita da schiavi, perché “la vita è breve e la giovinezza è molto breve” (Amian Azzott). Poi a chi rimanda le cose è sempre giusto ricordare che “quel domani può non arrivare mai” (Seneca). Ma attenti a non fare progetti molto belli, ma realizzabili solo per pochi. Invece, la cosa più semplice per tutti, è quella di evitare le catene e i lucchetti delle gerarchie che stanno immobilizzando la società e l’economia.

P. S. Oggigiorno “L’aspettativa di vita delle speranze è scarsa” (Z. Bauman), ma “Tutti noi abbiamo il dovere di credere nel futuro” (Umberto Veronesi, settembre 2009).

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