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Abruzzo: il gelo nell’aria. Il gelo nel cuore

Un fine 2009 freddo. Gelido. Ghiacciato. Da Nord a Sud dell’Italia. Come non rivolgere un pensiero ai terremotati in Abruzzo? Lì è normale che ci sia la neve ed il ghiaccio di questi tempi.

Prima del sisma, nelle case il tepore degli ambienti si mischiava a quello degli affetti, riuniti per le feste. Oggi di festa non se ne parla, la gente è “conciata per le feste” che non c’entra nulla con sentimenti di pace ed amore.
 
Primo Natale in Abruzzo dopo il terremoto. Il gelo si mischia al sangue gelato di quelle persone che in questi giorni mancano all’appello per morte prematura da sisma. No, è sbagliato: non è stato il sisma ad uccidere. Almeno, non in tutti i casi. Se si fossero costruite case, uffici pubblici, ospedali e compagnia briscola con un po’ di attenzione alla vita della gente, forse di morti ce ne sarebbero stati molti di meno.
 
Fa ancora più male pensarci ora. Ora che non si può più far nulla e diviene quasi inutile pensarci.
 
Inutile però è un vizio di forma. Meglio pensarci e parlarne. Meglio non dimenticare. Sarebbe esattamente la volontà di coloro che sono coinvolti in una strage che poteva bene essere arginata.
 
Le indagini sonnecchiano in Procura all’Aquila. E nemmeno verso tutti i responsabili. Sotto inchiesta – al più – qualche tecnico, qualche funzionario… per la Casa dello Studente: Claudio Botta (ingegnere progettista), Giorgio Gaudiano (responsabile al collaudo per l’acquisto dello stabile da parte del Cda dell’allora Opera universitaria dell’Aquila nel 1977), Walter Navarra (ingegnere incaricato dal Cda Opera universitaria nel 1977), Bernardino Pace (progettista e direttore dei lavori dello stabile), Carlo Giovani (direttore dei lavori per la Regione Abruzzo), Pietro Centofanti (progettista e direttore dei lavori di restauro), Tancredi Rossicone (progettista e direttore del restauro), Massimilianio Andreassi (progettista e direttore dei lavori di restauro, incaricato di controlli mai eseguiti), Pietro Sebastiani (responsabile dell’area tecnica dell’Adsu nonché presidente della commissione di collaudo dei lavori di ristrutturazione).
 
Imprese? Nulla. Nessun vertice di Impresa è chiamato a rispondere. Una fra tutte la Impregilo s.p.a. che ogni giorno vola alta negli indici azionari internazionali. Pensare che è la stessa Impresa che costruì in “appena” trent’anni l’Ospedale S. Salvatore dell’Aquila, crollato rovinosamente per le scosse telluriche. Aperto dieci anni fa: nemmeno uno straccio di certificazione di agibilità. Non è nemmeno accatastato. Un fantasma pubblico. Una bara enorme per alcuni.
 
Anche questo può accadere in Italia. Prova da cittadino ad edificare senza accatastamento ed approvazioni varie. Ti mandano in galera. Se lo fa una delle più importanti imprese nazionali, si chiude un occhio. Persino due. Troppi interessi in ballo. Lo schifo arriva alla bocca. I cittadini non valgono nulla al mercato del profitto. Le imprese che creano profitto sì, invece.
 
Fa freddo in Abruzzo. Più degli altri anni. Anche se la colonnina della temperatura è simile a quella di ogni Dicembre.
 
Migliaia di persone sfollate. In città diverse. Poche casette di legno consegnate. Persino Bertolaso se ne rammarica. A conferma che i lavori sono in ritardo. Troppo per non dichiararlo pubblicamente.
 
Tendopoli? Non se ne ha notizia. Ma non perché siano state tutte smantellate. Qualcuno in tenda rimane. Ma si è deciso di non parlarne, perché coloro che sono rimasti sono indicati come un “problema” nel meccanismo organizzativo post sisma. Eppure questa gente chiede solo di restare vicina alle proprie case distrutte. Di non essere sbattuta chissà dove ed a quanti chilometri di distanza.
 
I superstiti agghiacciati dal freddo e dal ricordo dei cari spariti sotto l’indifferenza di chi pensa solo a guadagnare. Ragazzi che non ci sono più, troppo vivi nei ricordi di tutti. E tutti gli altri: bambini, donne, uomini, anziani. Troppo pesante il ricordo ed il prezzo pagato per nulla.
 
E fra il freddo del tempo ed il gelo del cuore, c’è da combattere per mille problemi quotidiani. La perdita del lavoro e la chiusura di tante imprese. Uno Stato che non garantisce nemmeno il blocco del pagamento delle tasse ai terremotati che hanno perso tutto. Il via vai da una città all’altra per coprire il percorso da qualche albergo alla città o paese in cui si va a scuola e per alcuni – i più fortunati - al lavoro.
 
E la ricostruzione, che non esiste. Persino le promesse fatte al G8 dalle nazioni estere di “adottare” un monumento per eseguirne i restauri, sono morte e sepolte. Insieme ai morti di indifferenza.
 
Macerie ancora ammonticchiate negli angoli di strada. Nulla che smorzi il dolore intenso di tutti.
 
E come si potrebbe? In uno scenario di morte e distruzione, la terra continua comunque a tremare. Di giorno e di notte. La zona è altamente sismica. Lo sapevano bene quelli che lavorarono al progetto di mappatura delle zone ad alto rischio tellurico. Lavoro poi lasciato senza rimedio. La mappa c’è. Nessuno che abbia mai parlato di metter in sicurezza le zone dichiarate rischiose. Così va il mondo di una generazione colpevole solo di arrivismo, potere e abusivismo.
 
Siamo un Paese di cose fatte a metà. Una Nazione di buoni propositi e belle parole. Una Comunità di gente che prova a dichiarare abusi, scandali e fattacci, ma che viene respinta fermamente nell’oscurità. Si sappia mai in giro che l’Italia è un Bel Paese solo nel nome ormai.
 
I piccoli pezzi di un enorme puzzle composti e scomposti senza un senso logico. Se non quello del maggior profitto. Troppo pesante da raccontare. Da buttar giù. Da digerire.
 
E allora non mandiamo giù un boccone troppo amaro e venefico. Non adeguiamoci mostrando il solito sdegno. Che altro non produce se non altre mancanze ed altro sdegno.
 
Proviamo tutti insieme – per una volta – ad allacciare davvero la Comunità in un enorme abbraccio. Coesi e stretti l’un l’altro dalla stessa passione. L’Italia. E le vite di ognuno. Che non hanno un prezzo di mercato. Un listino. Uno sconto. Un periodo di saldi.
 
Proviamo per una volta ad iniziare un confronto. Onesto. Diretto. Con le Istituzioni. Che non potranno non ascoltare la voce di un popolo intero che non chiede altro che giustizia, equità, pena per chi delinque.
 
Non sono richieste fuori dal mondo. Lo sono gli atti insani di chi decide – male – per la nazione. Partire da questo concetto rafforzerà l’animo di tutti. Per non doversi dire un giorno “Potevo provarci”.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.69) 29 dicembre 2009 18:47

    E’ l’impresa epocale lanciata con un G8- realtà contro reality voluto per solidarietà e improntato alla sobrietà. Nessuno ci dirà mai quanto sono costati i primi 200 giorni. Nessuno ci dirà mai quanto hanno pesato le donazioni private. L’importante è riprendere il pranzo di Natale dei più fortunati. Non serve INTERROGARE le stelle per scoprire gli "alieni" che sono tra di noi. (altro ancora => http://forum.wineuropa.it

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