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A Grosseto in fiamme lo stesso treno della strage di Viareggio

Se il convoglio fosse deragliato nell’abitato del capoluogo maremmano oggi saremmo a piangere una nuova Viareggio: tutti ora si chiedono perché un convoglio così pericoloso attraversi la penisola.

E’ successo di nuovo ed è ancora una volta successo al treno merci Trecate-Gricignano d’Aversa che trasporta, attraversando tutta l’Italia da Nord a Sud, pericolosissime cisterne contenenti gas propano liquido provenienti dalle raffinerie della cittadina alle porte di Novara, in Piemonte. Lo scorso 29 giugno mentre il convoglio stava entrando in stazione a Viareggio l’asse di un carro-cisterna si ruppe, il vagone deragliò, la cisterna si squarciò liberando nell’aria il suo carico di morte. A conti fatti trentadue persone persero la vita, un intero quartiere, quello di via Ponchielli nella capitale della Versilia, venne devastato, la città del Caffé Margherita sfregiata irrimediabilmente.
 
Il 22 dicembre scorso, proprio mentre le linee ferroviarie di mezz’Italia non funzionavano a causa della neve e del gelo e l’amministratore delegato di Trenitalia Moretti raccomandava i viaggiatori di fornirsi di coperte e vettovaglie prima di mettersi in viaggio, si è rischiato di duplicare, centocinquanta chilometri più a sud, quella tragedia. Due ruote di un carro-cisterna del medesimo convoglio Trecate- Gricignano, forse a causa del malfunzionamento dei freni o dell’eccessivo attrito, improvvisamente appena superata la stazioncina disabilitata di Gavorrano- Giuncarico in Maremma hanno preso fuoco. Il destino benevolo ha voluto che proprio in quei momenti sulla parallela via Aurelia viaggiasse in automobile un infreddolito uomo del posto che, assistito alla scena, ha immediatamente diramato l’allarme telefonando ai Vigili del Fuoco di Grosseto.
 
Qui nel capoluogo maremmano si è riusciti a far fermare il convoglio prima che entrasse in città. I Vigili del Fuoco, opportunamente protetti dal pericolo, sono riusciti a spegnere il fuoco e a raffreddare il carro-cisterna che, poi, in condizioni di assoluta sicurezza, è stato svuotato del suo pericolosissimo carico e fermato per l’improrogabile manutenzione. Ancora una volta dunque quel maledetto treno ha rischiato di seminare morte e distruzione lungo la litoranea tirrenica che attraversa quasi per intero da Genova alle porte di Napoli, viaggiando in zone fortemente antropizzate quali la Liguria di levante, la Versilia o la città di Roma. Una mina vagante dunque. Questa volta c’è da dire che i carri-cisterna del treno che ha preso fuoco non appartenevano più alla società austriaca Gatx come quelli deragliati a Viareggio, ma ad una società francese. C’è anche da dire che in quelle frenetiche ore che hanno preceduto il Natale, quando mezz’Italia non riusciva neanche a prendere un treno che andasse dal Nord verso il Sud o viceversa, Trenitalia ed i mezzi di comunicazione nazionale ben si sono guardati dal rendere i cittadini edotti di quanto avvenuto dalle parti di Grosseto. Quel treno fortunatamente il 22 dicembre aveva, sempre a causa della neve e del gelo, ben quattordici ore di ritardo per cui invece che a notte fonda transitò dalla Maremma toscana nel pomeriggio del giorno seguente, all’imbrunire, quando c’è ancora visibilità e la via Aurelia è ancora trafficata e quindi un automobilista locale è stato messo in condizioni di dare l’allarme. In caso contrario cosa sarebbe successo? Saremmo qui ancora a piangere i morti solamente perché non si riesce a trovare il modo di trasportare da un capo all’altro d’Italia del Gpl in condizioni sicure?  

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