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OLINDA MORO

OLINDA MORO

Sono nata a Roma il 28 ottobre xxxx. Laureata in scienze politiche con indirizzo giuridico e amministrativo, per lavoro, studio e passione mi sono trovata ad occuparmi diffusamente di questione giuridiche e politiche. Sono mamma di due meravigliosi bimbi e credo fermamente in valori come l'onestà e la giustizia.

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  • Primo articolo mercoledì 04 Aprile 2013
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  • Di OLINDA MORO (---.---.---.203) 25 aprile 2013 14:28
    OLINDA MORO

    Gent. Paolo,

    avevo già avuto modo di leggere gli atti dell’Assemblea costituente, sia in commissione e sia in plenaria, riferibili anche all’art. 85 della nostra Costituzione. Un’attenta lettura mi ha sostenuto nel mio convincimento circa la grave forzatura costituzionale che questa rielezione ha determinato. I costituenti discussero diffusamente circa la non rieleggibilità e alla fine votarono per non inserire il termine “non rieleggibile”. Premesso che allora si poneva il problema di rendere possibile la rieleggibilità del Capo provvisorio dello Stato, il punto di partenza dei costituenti, o se vogliamo il presupposto fondante della questione, fu l’irresponsabilità politica del Presidente. Venne detto e ribadito che la questione della rieleggibilità si poneva dinanzi al fatto che il Presidente, nella nostra repubblica spiccatamente parlamentare, non aveva e non avrebbe mai avuto alcun potere politico. A sostegno di ciò venne chiarito che la diversa durata delle Camere andava proprio a garantire e rafforzare la totale separazione del ruolo di garante del Presidente da qualsiasi altro potere legislativo ed esecutivo. Ed in tal senso la lunga durata della carica presidenziale stava a significare e cementare l’irresponsabilità politica dello stesso Presidente. Alla fine decisero sì di non escluderla nettamente ma neanche di ammetterla chiaramente, lasciando un spiraglio con il solo unico presupposto, fine e ruolo di garanzia costituzionale. Diversi Presidenti della Repubblica, e lo stesso Napolitano, hanno avuto modo di chiarire, a tal proposito ed ufficialmente, che l’equilibrio dei poteri costituzionali, pensato dai nostri costituenti e consolidato dalla susseguente prassi costituzionale, non ammetteva la rieleggibilità del Presidente la cui durata in carica era già di per se lunga. Ciò detto appare evidente che anche il solo buon senso ed una minimo esercizio di cognizione democratica porta a ritenere un incarico presidenziale di 14 anni un’enormità, che non ha eguali in altre democrazie! Il Presidente Napolitano, soprattutto nell’ultimo anno del suo settennato, ha notoriamente svolto un ruolo politico di primo piano appalesatosi chiaramente con la nomina del Governo Monti meglio noto come il “Governo del Presidente”! Governo che, lungi dall’essere tecnico o garante, ha svelato tutta la sua caratura politica  proprio candidandosi alle elezioni e perdendole sonoramente. Il ruolo politico del Presidente si è poi rinforzato all’indomani del voto laddove Napolitano ritenne e pretese una fiducia precostituita per il “presunto” incaricato Bersani, scavalcando chiaramente il rapporto fiduciario che lega il Governo alle Camere ai sensi dell’art. 94 della Costituzione ed ai sensi del quale, non già i gruppi parlamentari consultati per mera cortesia costituzionale, quanto i singoli parlamentari sono nominalmente chiamati a dare la fiducia al Governo. Fiducia che non è mai stata messa in condizioni di essere espressa ma che invece lo stesso Napolitano ha assurdamente ritenuto esistente tra il Governo dimissionario Monti e le Camere neoelette, legittimando di fatto il SUO governo, bocciato dagli elettori,  ad una proroga (sarebbe necessaria una legge costituzionale!) e non ad una mera prorogatio! Il ruolo politico del Presidente è stato suggellato infine con la nomina dei 10 saggi (non previsti in costituzione) e con l’agenda politica dal loro stilata. Il settennato del Presidente è stato viepiù segnato anche da un notevole conflitto con il potere giurisdizionale laddove lo stesso Napolitano, presidente anche del CSM, ha ritenuto di dover sollevare un conflitto dinanzi alla Corte Costituzionale in merito alle intercettazioni che lo riguardavano e che (sarà solo un caso?) sono state distrutte proprio il giorno stesso in cui lui veniva rieletto. E fa specie che proprio nell’agenda politica dei 10 saggi è stato inserito il problema delle intercettazioni e della giustizia. E fa specie che proprio il neoincaricato Letta dal neorieletto Presidente Napolitano parli di riforma costituzionale di sapore presidenzialista. Sono queste le ragioni ed i fatti  per cui si parla di “golpe bianco” e di forzatura democratica. Concludo informandoti che ho votato rivoluzione Civile e lo sottolineo non per prendere le distanze dal M5S (i cui cittadini parlamentari ed i loro elettori stanno dimostrando una sensibilità democratica ed istituzionale di non poco conto) quanto piuttosto per trasmettere l’idea che la battaglia per la democrazia e la difesa della Costituzione travalicano qualsiasi schieramento e questa era l’idea ed il comune sentire di chi il 20 aprile 2012 era davanti a Montecitorio. E ciò è maggiormente vero proprio oggi, data in cui scrivo, ovvero 25 aprile!

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Tribuna Libera Politica

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