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Gianluca

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  • Di Gianluca (---.---.---.96) 18 marzo 2011 21:48

    No è lei che comprende male, ovvero, il rendimento è sicuramente diverso dalla conversione, ma la maggior componente che determina un buon rendimento è la conversione, più l’aggiunta di tutte le componenti elencate prima. Ovvero il rendimento indica il rapporto fra energia prodotta ed energia luminosa incidente; la conversione, indica la capacità di di un materiale ad assorbire una parte dello spettro solare, facendo passare da banda di balenza a banda di conduzione.Qundo parlavo di efficienza ,era chiaramente sempre riferita ,all’efficienza di conversione. Sei te che metti , i punti sulle i. Comunque ha ragione lei,almeno è contento .

  • Di Gianluca (---.---.---.96) 17 marzo 2011 22:05

    L’unico falso è lei , io riporto dati che possiedo lei parla e basta :
    http://www.rse-web.it/Documenti/sho...
    http://www.ing.unitn.it/ colombo/FO...
    Visto che lei è un esperto, allora dovrebbe sapere che i moduli fotovoltaici usati per i satelliti nello spazio, hanno valori di conversione anche più alti, poiche è risaputo che lo spettro solare viene assorbito per il 45 % dall ’atmosfera; come dovrebbe anche sapere il fatto che teoricamente si può arrivare a parametri di conversione del 90 % , poichè i problemi maggiori sono dovuti al fatto che lo spettro solare è suddiviso in generale in 3 tipi ( visibile,ultravioletti, infrarossi) i quali hanno fotoni con differenti cariche e lunghezze d’onda ;ogni semiconduttore ,però, per poter passare dalla banda di valenza a quella di conduzione ( ovvero da isolante a condutture) necessita di un determinato valore della carica dei fotoni che deve esser ceduta agli elettroni ed ai neutroni ( bad gap o banda proibita ); applicando vari tipi di semiconduttori con bad gap differente, si riesce a comprire una maggiore porzione dello spettro solare. Si potrebbe quasi coprirlo interamente utilizzando svariati semiconduttori, ma il problema sta nel creare zone di lacuna nelle varie giunzioni p-n , per farsì che avvenga l’effeto fotovoltaico ed il passaggio del flusso di elettroni fra le varie zone . Altri problemi , la riflessione dei raggi solari e lo scarso rendimento di alcuni semiconduttori ( tipo il silicio) alle alte temperature, captazione irraggiamento e resistenza di Shunt con poco irraggiamento (rappresenta quelle
    perdite dovute a tutte le correnti di dispersione) , cariche in eccesso creano calore ( effetto Joule ), una parte delle coppie elettrone-lacuna si ricombinano all’nterno della cella , fare lavorare sempre la cella nell condizioni di MPP ( punto di massimo trasferimento di potenza dalla cella al carico ),resistenza del materiale stesso.
    Spiegato in poche parole.
    Comunque io riporto dati e fonti, poi sta agli altri giudicare.

  • Di Gianluca (---.---.---.102) 17 marzo 2011 16:23

    Caro anonimo . Per motivi di tempo ho già detto che ho preso e incollato alcuni pezzi di articoli che ritengo veritieri ( ho messo anche le fonti ) integrando con il mio sapere . Se vuole una consulenza mia personale, venga nel mio studio e paga, come fanno tutti. Deve sapere che gestire uno studio, non da molto tempo per poter trattare in modo così personale certi argomenti in questi luoghi. Quando parlavo di rendimenti, ho specificato già prima ( il 70 %) che sono ricerche che si stanno compiendo( quindi parlavo di un potenziale enorme del solare e mai detto che era in commercio,il tuo stesso articolo cita enormi margini di miglioramento ancora) e visto che lei sa tutto, dovrebbe anche sapere che quando si eseguono ricerche, poi si costruiscono prototipi per effettuare le prove ed i collaudi ( quindi è stato costruito , ma non commercializzato ). I record di efficienza di cui parla lei, sono stati fatti su prodotti esistenti già sul mercato .Per gli errori, di battitura mi ero già scusato, ma seguire in contemporanea vari lavori a CAD , fa incrociare gli occhi e chi sa , può capirmi. Quindi prima insinuare e travasare le mie notizie, legga bene e poi, per essere più credibile, non si nasconda dietro anonimato.

  • Di Gianluca (---.---.---.61) 12 marzo 2011 16:33

    La mia paura più grande , oltre ai fattori economici citati prima, sono le abitudini tipiche del popolo italiano, ovvero:
    - Gli impianti vengono progettati a Doc , ma poi all’atto pratico vengono costruite con materiali e accongimenti non idoneai al progetto.
    -Infiltrazioni mafiose nelle gestioni delle scorie.
    In definitiva, ho paura del sitema mafioso generale ( anche politico e personale di ogni individuo) che possiede questo Paese.

  • Di Gianluca (---.---.---.61) 11 marzo 2011 21:31

    Effetivamente mi scuso per i toni un po’ accesi, sento molto questo argomento in quanto mi riguarda personalmente a livello lavorativo ,ma anche per un futuro da destinare ai nostri figli. Per il multigiunzione è rimasto indietro, ora sono andati ancora più avanti costruendo mdolui a 5 giunzioni p-n.I problemi dei costi, sono stati ridotti utlizzando il metodo di "spruzzare"piccole quintità di semiconduttori (fosfuro di indio-gallio,arsenuro di gallio, telluro di cadmio.... ) su una base di germanio e con l’introduzione di lenti ottiche che amplificano lo spettro(quindi i costi di investimento vengono coperti con notevole e maggiore produzione) ; inoltre ,questi nuovi semiconduttori, oltre al vantaggio di lavorare su band gap differenti e quindi coprire circa il 90 % dello spettro solare, soffrono nettamente meno l’aumento della temperatura ( comunque il problema del raffreddamendo è stato risolto utilizzando il liquido,come vettore di energia per la produzione di vapore e quindi non sarebbe un investimento sprecato come rientro di capitali,per il motivo di genrazione di ulteriore elettricità o per la pruzione di energia termica da distribuire con teleriscaldamento) . Naturalmente si parla sempre per impianti oltre un 1 MW ,se no l’investimento non è più vantaggioso.Il giusto compromesso prezzo/pruduzione si avrebbe con l’abbinamento a questa tecnologia ,di materiali organici (polimerici) con bassissimi costi di produzione ed elevata disponibilità ( Tecnologia in rapido avanzamento ). Le metto qualche link da vedere: http://www.energoclub.it/doceboCms/...
    http://www.enea.it/produzione_scien...
    http://www.ing.unitn.it/ colombo/FO...
    http://www.enea.it/attivita_ricerca...
    http://qualenergia.it/articoli/2010...
    /08_Mondo_Tecnologia.pdf
    http://www.nonsolosolare.it/2010/10...
    http://kitegen.com/
    http://www.kensan.it/articoli/KiteG...
    http://www.appuntidigitali.it/6288/...
    http://imprenditori.it/2010/08/29/m...
    http://www.bcp-energia.it/ocean_ene...
    http://www.energoclub.it/doceboCms/...
    http://www.enea.it/produzione_scien...
    http://amsdottorato.cib.unibo.it/21...
    http://www.enernew.it/speciale-idro...
    Naturalmente quando parlo di efficenze massime , mi riferisco a progetti in fase di sviluppo ma già costruiti, per tutte le tecnologie elencate.
    Alcuni problemi esistono ancora in tutte le tecnologie delle rinnovabile, ma con il tempo ( non molto ) si sta arrivando a parametri di efficienza ottimali ed i problemi relatitivi ai costi si stanno risolvendo. Quello che vorrei dire e che , visto l’enorme possibilità di crescita e potenziale del settore, bisognerebbe investire qui . Inoltre noi cerchiamo un ’indipendenza da "materia prima", come il petrolio ,che non è disponibile sul suolo Italiano e ci obbliga a comprarlo negli stati che si contendono il monopolio, be,con il nucleare il problema non si risolve, poichè noi non lo possediamo e saremo costretti a trattare con un nuovo monopolista ,che ci imporrebbe il proprio prezzo con relative speculazione del caso.Quindì ,così , avremmo 2 tipi di dipendenze, da Uranio e da petrolio.Per motivi di tempo , commenti riguardanti il nucleare ,sono stati presi da vari documenti,che io reputo veritieri, ma per chi vorrebbe sarei pronto a spiegare in modo più tecnico ed approfondito il problema.Avevo già letto il documento dell’Ing. Renzullo lo ritengo un po’ di parte e troppo pessimistico sullo sviluppo delle rinnovabili. I punti in cui mi trovo in maggiore disaccordo , sono sulla capacità di raggiungere le percentuali richieste dall Ue (17 % nel 2020 ), poichè la Germania ha già raggiunto e superato tale parametro quest’anno, e punta ad un 80% nel 2050. Egli, non tiene inoltre conto che noi dobbiamo comprarlo questo uranio , che poi dovrà essere impoverito con maggiori costi aggiuntivi; inoltre, l’uranio non è illimitato in natura,anzi.Non tiene conto che necessità di grossi bacini d’acqua per il sistema di raffreddamento e di grosse e costose "colate dicemento" che incrementano l’effetto serra . In definitiva ritengo sconveniente dal punto di vista economico dell’investimento, più che della sicurezza. Il costo medio attuale di una centrale nucleare è di circa 2500-3000 Euro/kW elettrico installato, ovvero il costo in conto capitale di una centrale da 1000 MWe elettrico è di circa 3 miliardi di Euro. Il costo dell’EPR da 1600 MW elettrico (il reattore europeo di III Generazione fornito dalla franco-tedesca Areva) viene valutato attualmente, nei paesi occidentali, da 4 a 4,5 miliardi di euro + vanno aggiunti i costi dell’uranio(per una centrale da un GW che lavora 7000 ore l’anno :Si parte da 170 tonnellate di ossido di uranio che bisogna trasformare in fluoruro di uranio che viene arricchito e da cui si separa del materiale formato prevalentemente dall’uranio 238,si ottengono così 24 t di UF6 da cui si ottiene il "combustibile" della centrale;prezzo uranio 36 $ la lb(1 libbra=0.454 kg),prezzo conversione 12$kg ,arricchimento 112$/SWU) + trasporto del materiale+gestione delle scorie.
    Tutti questi costi andrebbero ad incidere sulla nostra bolletta (Quindi non è vero che poi pagheremo meno l’elettricità).Gli attuali reattori di III Generazione (AP1000 Westinghouse, EPR Areva) hanno un tempo di costruzione di circa 50 mesi. Ma va tenuto conto che prima della costruzione è necessario acquisire alcune autorizzazioni sia per il sito sia per la costruzione e la messa in funzione esercizio dell’impianto. Questi tempi definiti dipendono dalle legislazioni e regolamenti nazionali per cui ci si può riferire a casi concreti recenti, quali quello finlandese, quello britannico e, infine, proprio quello italiano. In Finlandia il processo decisionale per la realizzazione di un nuovo impianto nucleare implica sei successivi stadi, che vanno dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per la costruzione ed esercizio dell’impianto al rilascio di una licenza di esercizio da parte del Governo. Nel caso dell’impianto EPR di Olkiluoto 3, l’iter è iniziato nel 1998 con il lancio della VIA da parte delle utility interessate (a quel tempo erano ancora in ballo due possibili siti), ha attraversato il suo culmine con l’approvazione della nuova centrale da parte del Governo finlandese nel maggio del 2002 (la licenza alla costruzione è stata poi rilasciata nel 2005) e si concluderà nel 2011-2012 con la messa in funzione dell’impianto: complessivamente 13-14 anni, ma l’impianto sconta il fatto di essere il First-of-a-Kind, cioè il primo impianto EPR mai costruito al mondo. Il governo britannico, ad inizio 2008, ha annunciato la costruzione di 8 centrali nucleari di III Generazione, fra cui l’EPR già più volte menzionato. Il target di EDF è di mettere in rete il primo impianto EPR britannico nel 2017-2018. Infine, il nuovo programma nucleare italiano avviato con l’approvazione della legge 99 del 23 luglio 2009 riguardante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e con il relativo Decreto attuativo dell’art. 25 della medesima legge approvato nel 2010, prevede la messa in rete della prima centrale nucleare di III generazione all’orizzonte del 2020.
    Gli attuali reattori di III Generazione (AP1000 Westinghouse, EPR Areva) hanno un tempo di costruzione di circa 50 mesi. Ma va tenuto conto che prima della costruzione è necessario acquisire alcune autorizzazioni sia per il sito sia per la costruzione e la messa in funzione esercizio dell’impianto. Bisogna tenere conto anche dei tempi per la costruzione di tale impianto ,circa 15 anni rapportata alla durata di una centrale ,senza bisogno di rimodernizzare (la maggior parte delle centrali viene progettata per una vita utile di 30 anni, ma con opportuni investimenti di rinnovamento ci sono centrali in attività dagli anni 60 (7 di cui una in Svizzera) e in teoria si può arrivare a 60 anni, infatti se da un lato il circuito vapore per usura, corrosione ecc può vivere circa 30 anni e poi va rifatto, il reattore può tranquillamente arrivare a 60 (non in tutti i tipi, nel reattore CANDU dopo 30 anni i tubi in pressione sono da buttare).
    Per noi sarebbe stato conveniente se tali impianti esistessero già, come in Germania,in cui si adotta il programma 202020, ovvero l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 una riduzione delle emissioni di CO2 del 20%, e la produzione del 20% del fabbisogno energetico del Paese attraverso fonti rinnovabili ( tra cui nucleare).Concordo con lui (infatti ne avevo parlato prima), sulle tesi proposte su impianti a biogas-biomassa, e sulla produzione di biodiesel e bioetanolo.


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