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Zimbabwe, cinque anni fa la sparizione di Itai Dzamara

“Immagini, signor presidente, di non essere in grado di dire ai suoi due figli se il loro padre è vivo o morto. Qualcuno sa dov’è Itai ma ha deciso di lasciare da cinque anni i suoi familiari nell’incertezza”.

Sono le parole rivolte da Muleya Mwananyanda, vicedirettrice di Amnesty International per l’Africa meridionale, a Emmerson Mnangagwa, presidente dello Zimbabwe.

Riecheggiano l’appello disperato di Sheffra, moglie di Itai Dzamara, il giornalista e attivista dello Zimbabwe scomparso il 9 marzo 2015.

Rapito mentre era dal barbiere, nel quartiere Glen View della capitale Harare, da cinque uomini che erano entrati nel negozio accusandolo di aver rubato delle vacche. Ammanettato e caricato su un furgone dalla targa cancellata.

Svanito nel nulla.

Era ancora lo Zimbabwe di Robert Mugabe. Dzamara lo criticava spesso per le violazioni dei diritti umani e la gestione economica e per questo era stato già preso di mira dai servizi di sicurezza del paese.

Sotto il suo successore, le cose non sono granché cambiate e lo Zimbabwe resta un luogo pericoloso per chi critica il governo.

Amnesty International ha sollecitato nuovamente il presidente Mnangagwa a istituire una commissione indipendente d’inchiesta sulla sparizione di Dzamara.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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