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Web e qualità del dibattito politico

Qualche tempo fa, il compianto Umberto Eco scrisse che il web ha dato la parola ad un sacco di imbecilli. Affermazione per metà sbagliata e per metà giusta.

Sbagliata perché gli imbecilli la parola (purtroppo!) l’hanno sempre avuta, salvo qualche eccezione che non manca mai, ma di solito non avevano accesso al megafono e le loro banalità da poveri mentecatti le dicevano al bar dello sport, ai loro dieci amici. Ora il web (e qui Eco aveva ragione, ha ampliato la platea, dando, al cretino di cui sopra, un megafono, per cui non lo sentono non più in dieci, ma in due o trecento che, a loro volta parlano ad altri duecento e così via, in una pericolosissima progressione esponenziale che ha conseguenze molto serie.

In primo luogo perché, in questo modo, cretini, analfabeti, disinformati, e deteriorati vari stanno lì e fanno da sbocco sia alle scempiaggini di altri come loro (e sin qui…) sia per mestatori vari (negazionisti di varia marca, servizi segreti, mestatori di borsa, e produttori vari di fake news) creando un mercato di cui proprio non si avverte il bisogno.

In secondo luogo, questo modo becero di discutere produce una falsa “Opinione pubblica” che attiva anche gli altri, a cominciare dalle forze politiche che finiscono per imitare certe modalità: Renzi con i suoi “gufi”, “rematori contro”, “sfigati” “rosiconi” , eccetera è anche il prodotto di tutto questo anche se ci mette del suo. La cifra stilistica è la volgarità, per cui non si risponde mai nel merito dell’argomentazione da contrastare, ma cercando di delegittimare l’avversario con attacchi personali. Questo porta a inevitabili reazioni simmetriche (negli ultimi tempi ho iniziato anche io a rispondere per le rime alle insolenze) e questo trasforma in rissa qualsiasi discussione.

Questo clima finisce per impedire ogni serio confronto politico e culturale che non avvenga in circuiti di nicchia programmaticamente chiusi alla stragrande maggioranza del web, con il risultato che ormai non ci sono più discussioni serie ma zuffe fra tifosi.

Prendete il caso dei vaccini: il discorso si è ridotto ad un volgare litigio condominiale fra pretesi “scienziati” o politici che danno dell’oscurantista medievale a chi nega la bontà di ogni vaccino e tribù di scalmanati semi analfabeti che sostengono l’inutilità di ogni vaccino. Il problema “sarebbe” un altro se si discutesse adeguatamente: i vaccini sono ovviamente utili e necessari e chi dice il contrario è una bestia, ma questo non significa che ogni vaccino lo sia, perché c’è l’ombra di Big Farma che ne impone anche di perfettamente inutili ma costosi e spesso, chi dovrebbe dare una risposta scientifica sulla effettiva utilità del vaccino in questione, forse non è del tutto disinteressato.

Una dozzina di anni fa l’intero esercito americano venne vaccinato contro una pericolosissima epidemia che stava per scoppiare, ma che poi non scoppiò affatto, poi si venne poi a sapere che il segretario alla Difesa che aveva deciso la misura, occasionalmente, era l’azionista di riferimento della ditta produttrice del vaccino. Certamente un fatto del tutto casuale. Dunque occorrerebbe una discussione molto seria sui misfatti del sistema di Big Farma, guarda caso a partire dagli accordi di Marrakech sulla proprietà intellettuale. Dovremmo discutere di questo, ma vai a fare una discussione seria fra i baluba delle due parti!

E questo è il livello cui siamo scesi, dunque il web ha sicuramente cambiato l’informazione ed il dibattito politico con effetti anche positivi che vanno mantenuti, ma ha anche prodotto effetti nefasti che vanno rimossi.

Per di più questo ha l’effetto di rendere molto più faticoso e sgradevole il compito di animare dibattiti sul web. Non parlo per me, che sono una vecchia pellaccia abituata da decenni a scontrarsi con la gentarella di ogni risma: mi sono scontrato per una vita con i tifosi del Pci, che erano tanti, strutturati e con una potente organizzazione alle spalle, figuratevi se mi impressionano quatto cretinetti tifosi del M5s o di Maduro (fateci caso: sono uguali, perché ragionano esattamente allo stesso modo e in uno dei prossimi pezzi cercherò di dimostrarlo) che dietro non hanno niente.

Però uno può non essere abituato come me alle rudezze dello scontro politico e non è scritto da nessuna parte che debba subire le aggressioni verbali del primitivo di passaggio.

Allora, tanto per non prenderla alla larga: è arrivato il momento di superare la fase western del web. E’ arrivato il momento di iniziare a regolamentarlo e di mettere, per quanto possibile, il bavaglio a quegli imbecilli di cui Eco si lamentava.

Recentemente il Presidente della Camera, la Boldrini, ha deciso di querelare chi la insulta e minaccia sul web: non è questa la strada utile. Prima di tutto perché se tutti ci regolassimo così i tribunali sarebbero sommersi di centinaia di migliaia di denunce e siamo già al collasso. In secondo luogo, perché la grandissima maggioranza dei nick sono di fantasia, falsi eccetera per cui occorrerebbe prima fare una ricerca su chi ci sia dietro ed è altro lavoro per la polizia postale. Infine, perché moltissimi sciagurati interventi non configurano reati ma al massimo semplici contravvenzioni o ancor più semplici manifestazioni di maleducazione e non possiamo affogare i tribunali per sciocchezze del genere. La soluzione, per quanto possibile, deve essere cercata nello stesso web. Dunque, prima di tutto basta con l’anonimato: chi interviene in una discussione pubblica deve firmarsi con il suo nome e cognome, diversamente deve essere multato molto seriamente.

Una idea, anche per limitare l’accesso degli imbecilli di cui si lamentava Eco, potrebbe essere quella di dar vita ad una rete specifica (e chiusa rispetto alle altre), per il dibattito politico, alla quale chiunque può iscriversi ma vincolandosi ad un certo codice di comportamento e la cui violazione può determinare l’espulsione o la sospensione. Magari si potrebbe anche vincolare anche i gestori dei profili e delle pagine a rimuovere i commenti in qualche modo in contrasto con il codice di comportamento (senza per questo pretendere di farlo in tempi irragionevoli).

Ovviamente nessuno può impedire che ci siano commenti politici anche sul resto della rete che noi chiameremo delicatamente “suburra”, ma il visitatore saprebbe di star navigando in un ambiente non particolarmente qualificato. Non che sia molto, ma potremmo cominciare di qui il risanamento di questa palude.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.98) 31 agosto 2017 17:58

    una rete chiusa ........ inclusione ed esclusione, regole stringenti che produrranno altre regole ancora più stringenti (finisce sempre così) fino a "strangolare" il luogo più libero, più falso, più ipocrita, sul pianeta. Imporre regole al WEB andrebbe ad incidere rapidamente sulla libertà di pensiero e di espressione, sulla nostra traballante democrazia, ben più incisivamente degli imbecilli citati da Eco che nei 12 minuti di intervista parla di ben altro, assai più importante. Gli imbecilli, i leoni da tastiera (dei quali anch’io faccio parte avventurandomi a scrivere ciò che mi sembra giusto ed a commentare avendo solo una specifica professionalità tecnica, non politica o filosofica), sono ben poca cosa e si sconfiggono facilmente pretendendo che l’iscrizione ad un qualsiasi social sia preceduta dalla trasmissione di un documento di identità valido e nessun uso di pseudonimi: fine dei giochi, i palloncini si sgonfiano. In quanto ai politici, beh, quelli dobbiamo sgonfiarli noi rendendoci conto della loro povertà intellettuale o, come sospetto, dell’uso ragionato che fanno della "nostra" povertà intellettuale e civica. Io non ho iscrizioni su Fb o su Twitter, semplicemente perché sono "suburra", in questo ha ragione, agli amici scrivo una mail. Sto preparando un post (il meno imbecille possibile) sull’argomento, una sbirciatina ai social la do tramite mia moglie: certi "luoghi" sono davvero insopportabili ma come diceva Eco, alla fine di questa progressione nessuno ci crederà più; purtroppo però, non si crederà nemmeno a ciò che è vero.

    Infine: a me danno fastidio anche i commenti agli articoli di giornali online, ho l’impressione che in qualche modo sopprimano l’articolo stesso.

    (Le dispiace se la cito?)
    Un Saluto
    E.s. 

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