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Vogliono chiudere Radio Radicale?

Forse si prospetta l’ultimo e definitivo attacco al servizio pubblico di informazione!

Era il 1975 quando un gruppo parlamentare del Partito Radicale ha avuto la geniale idea di intraprendere il progetto di una radio che rendesse pubblici gli eventi istituzionali più importanti, facendo ciò che dovrebbe fare la RAI: avvicinare i cittadini alle istituzioni, "conoscere per deliberare".

Forse non tutti lo sanno, ma andando su
www.radioradicale.it
si possono consultare: 
19.000 sedute del Parlamento in audiovideo
6.700 processi giudiziari
19.300 interviste
4.440 convegni
registrati tutti nell’arco di 30 anni e formando così un archivio fondamentale di storia e informazione. Anche oggi, la radio registra per i cittadini tutte le sedute parlamentari, le riunioni consiliari di Comuni e Regioni, della Corte dei Conti, del Consiglio Superiore della Magistratura, del Parlamento Europeo ecc..., fornendo un servizio così fondamentale per la nostra democrazia che una legge del 1990 ha riconosciuto Radio Radicale servizio pubblico di informazione, finanziandola appositamente.

Bisogna andare negli Stati Uniti per trovare, nell’emittente via cavo C-SPAN, qualcosa di simile a quello che Radio Radicale per oltre trent’anni ha assicurato ai cittadini italiani.



Ma nonostante tutto ciò, ora Radio Radicale è in pericolo. Non si sa infatti se la Finanziaria 2010 rinnoverà la convenzione con la radio.

A destare preoccupazione sono le parole dell’onorevole del PDL Alessio Butti, il quale ha affermato: "Il finanziamento a Radio Radicale sarebbe un inutile spreco di denaro pubblico" (la radio costa allo Stato 8 milioni l’anno; mentre la RAI, ostaggio dei partiti e delle pubblicità e ostacolo alla democrazia, costa 2 miliardi e 860 milioni l’anno).

Il 22 ottobre la radio lancia un appello di aiuto sul proprio sito. In 10 giorni l’appello è amplificato dalla maggior parte dei giornali, sia di destra che di sinistra (Il Fatto, Il Manifesto, Liberazione, Repubblica, Il Corriere della Sera, Libero, Il Riformista, La Stampa, Il Secolo d’Italia). Solo un articolo de Il Giornale è un po’ antipatico sull’iniziativa.

Con tutta questa pressione sul Parlamento, inevitabile è arrivata la rassicurazione di Scajola, Letta e Brunetta, che promettono di salvare la radio. Ma conoscendo questo governo, sappiamo che è meglio non fidarsi, e che non è mai esagerato temere il peggio.

L’ultima importante notizia, del 29 ottobre, è che un emendamento della finanziaria scritto da Antonio Azzolini prevede i tagli che consentono di trovare i 30 milioni richiesti dalla convenzione per il finanziamento di Radio Radicale, per un nuovo contratto di tre anni. L’emendamento, però, denuncia la Bonino, non specifica la destinazione a Radio Radicale. Questo perchè, secondo Azzolini, l’emendamento non può essere scritto in questo modo, ma c’è bisogno di un provvedimento legislativo successivo, che Azzolini promette.

Staremo a vedere.

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