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Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini, l’esposizione d’autunno de LE STANZE DEL VETRO

Nello spazio espositivo dell’Isola di S.Giorgio Maggiore, in mostra 250 manufatti di eterea leggerezza ed elegante essenzialità fino al 7 gennaio 2018.

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Dopo aver ospitato i vetri di Ettore Sottsass col loro carattere di fiume in piena, Le Stanze del Vetro accolgono quest’autunno le delicate opere in vetro di Vittorio Zecchin in una mostra attraverso la quale il curatore Marino Barovier crea l’evento di apertura della prima edizione di The Venice Glass Week,il nuovo festival internazionale dedicato all’arte vetraria.

“Un percorso espositivo che riallinea lo sguardo e gli occhi -osserva il Presidente del comitato scientifico Luca Massimo Barbero- in cui si riconoscono i colori indefiniti della laguna di Venezia”. Ed è proprio così, il vetro di Zecchin, con la sua trasparenza, riesce ad incarnare la laguna di questa città.

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Vittorio Zecchin (1878-1947) dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia si dedica alla pittura, avvicinandosi in particolare alle opere di Jan Toorop e Gustav Klimt, ma si dedica anche alla realizzazione di arazzi, ricami e vetri smaltati e dorati. Dal 1918 circa si rivolge al vetro ideando piccole serie di coppe e vasi in sottile vetro trasparente ispirandosi alla produzione cinquecentesca del vetro arricchendo la collezione di decorazioni ispirate all’Art Nouveau.

Dal 1921, lasciata la produzione delle ricche decorazioni per le quali è già celebre l’artista si rivolge ad una nuova avventura dal gusto moderno.

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La sua ispirazione decolla, ricoprendo il ruolo di direttore artistico di una nuova ditta di soffiati in vetro per l’attività fondata dall’antiquario Giacomo Cappellin, che già aveva un negozio in via Montenapoleone a Milano, che strinse società col giovane laureato in giurisprudenza Paolo Venini, avviando così una produzione di vetri assolutamente moderna.

Il percorso di visita della mostra ispira la delicatezza e il fascino che solo il “sottrarre” può suggerire.

E’ singolare e stimolante passare dal filmato e dalle foto in bianco e nero della prima sala ai seducenti soffiati monocromi dai toni delicati, ma anche dalle tonalità brillanti del giallo, del verde, del blu e dell’ametista, tutti comunque dotati della specificità della trasparenza, qualità straordinaria che permette che lo sguardo l’attraversi.

In occasione della sua morte, nel 1947, Giuseppe Dell’Oro ricordava come “mettendo in una angolo le tele e i pennelli che gli avevano dato la fama, lui figlio e nipote di vetrai muranesi, si immerge e quasi si fonde con l’anima e con l’estro in quella materia fluida, luminosa, pastosa e lucente, come forma, come colore, come decorazione, suscitando come creatore e compositore di vetri una nuova era artistica, che porta il suo nome, nella collaborazione di Cappellin [e] Venini.”

Questo importante evento è stato realizzato grazie ai prestatori delle opere, ai trustees e collaboratori di Pentagram Stiftung e della Fondazione Cini.

Il pregiato catalogo, in edizione italiana e inglese, a cura di Marino Barovier e Carla Sonego è edito da Skira.

INGRESSO LIBERO ore 10-19, chiuso mercoledì.

[email protected]

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