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Valorizzare le attitudini degli studenti

Vorrei fare anche io una proposta su come sia possibile migliorare la scuola in Italia, senza sempre e soltanto tagliare le cattedre.

Pur limitandomi alle scuole secondarie superiori, delle quali ho qualche esperienza, vorrei nettamente dividere i due cicli. Il primo biennio, delle scuole che non danno una qualifica triennale, dal secondo triennio.

Il Biennio

Nel biennio, a compimento di quanto dovrebbe avvenire alle medie, si dovrebbe completare la fornitura degli strumenti di apprendimento per i ragazzi.

Qui non escluderei neppure qualche nozione pratica ed utilizzabile delle mnemotecniche, al fine di facilitare, ove necessario, l'uso di questo strumento ai fini della conoscenza pratica.

Le discipline umanistiche dovrebbero essere presentate quali possibili strumenti di comunicazione delle proprie idee, in modo tale che i ragazzi, comprendendone questa insostituibile funzione, le trovino utili in sé.

Le discipline scientifiche, la matematica in primis, non devono assolutamente essere presentate come fini a se stesse. Ogni passaggio matematico vada esemplificato dal punto di vista fisico e/o geometrico; ogni passaggio della geometria, dal punto di vista grafico ed "etimologico". Cosa è la "geometria" se non la "misurazione della Terra"?

La presentazione di nuovi strumenti, per esempio il teorema di Euclide rispetto a Pitagora, venga fatta quale evoluzione e semplificazione rispetto a quelli già conosciuti, ma sempre al fine di un utilizzo altro da sé.

Il Triennio

Il triennio successivo dovrebbe presentare la riforma più sostanziale, quella che poi dovrebbe anche risolvere il problema degli abbandoni universitari successivi ovvero del cambio degli indirizzi.

In attinenza a quanto fatto nelle scuole e nelle università dei paesi Luterani del Nord Europa, è per questo sub ciclo che i docenti dovrebbero essere istruiti a comprendere le inclinazioni degli allievi. E a stimolarle.

Mi spiego: non è che se io, per esempio, fossi un esperto nello studio della analisi matematica, per il solo fatto che io abbia una tale esperienza e sia per essa addirittura stato abilitato, i miei studenti debbano andare contro le loro inclinazioni, solo perché è l'insegnante - in quanto specialista - ad essere limitato.

Un insegnante così non faccia l'insegnante ma il consulente specifico (se ne avesse le capacità).

La analisi la spiegano meglio i testi e i presidia multimediali, con cui qualsiasi insegnante dovrebbe avere una qualche familiarità: comprendere invece in cosa l'allievo potrebbe eccellere è qualcosa che solo una mente attenta ed allenata - e in tal senso formata - di insegnante è in grado di fare.

Un esempio: personalizzare la didattica.

Allora, esempio concreto: Gabriele Bariletti insegnante di Tecnologia; classe al massimo (come ipocritamente stabilito dalla Ministro) di 25 alunni, auspicabilmente disciplinati. Primo mese di scuola: conversazioni, chiamate alla lavagna, presentazione alla classe di problemi molteplici ed attenta osservazione delle attitudini a risolverli. Compresa la classe e le caratteristiche dei singoli, se l'insegnante è davvero padrone della materia (e non sono né i finti corsi - concorsi di un tempo né i corsi abilitanti a "la mode italienne" con finto concorso finale a stabilirlo), il docente sarà in grado di personalizzare i percorsi di apprendimento della materia alle capacità dei singoli o di gruppi di ragazzi, affinché ognuno di loro possa esprimere al meglio se stesso.

Non a caso ho citato l'esempio di una materia tendenzialmente arida e tecnica, con apparente buona componente di disumanizzazione, come la Tecnologia Meccanica. 

Ma si crede davvero che chi conosca bene la propria disciplina non sia in grado di trovare molteplici strumenti affinché il discente trovi, con quello più adatto a lui, la soddisfazione dell'apprendimento? Credo fermamente che l'insegnante che non sia in grado di rendere interessante la meno istintivamente interessante delle materie ad ogni alunno, potrebbe anche definirsi un fallito.

+++

Mi fermerei quasi qui, ma una altra puntualizzazione.

Personalizzare l'offerta formativa 

Ho parlato della personalizzazione di un percorso didattico, ma riterrei ancor più utile che ogni ragazzo si applicasse solo in quelle discipline che gli fossero più congeniali.

Se Maurizio Pollini avesse dovuto studiare controfagotto, essendo terminati i posti nel corso di pianoforte, non credete che avremmo avuto un mediocre controfagottista e un virtuoso pianista in meno?

Perché c'erano posti nel corso di controfagotto, secondo il modello attuale di scuola, se non in quanto vi era lì esorbitante disponibilità di docenti?

Ci si rende conto di questo assurdo?

Un ragazzo incline alla soluzione grafica anziché analitica dei problemi, fossero anche di fisica teorica, deve essere indirizzato verso il dispiegamento pieno delle sue caratteristiche e dei suoi doni.

D'altra parte le cattedrali gotiche vennero innalzate soprattutto in base a soluzioni grafiche delle problematiche statico-dinamiche che di volta in volta si presentavano.

Perché fare attendere il corso di geometria descrittiva presente in alcuni indirizzi delle facoltà di Architettura, quando un giovane allievo delle superiori potrebbe già qui dare il meglio di sé? E forse un contributo alla crescita della Nazione?

+++

Ora mi fermo davvero.

Gelmini ovvero il trionfo dell'entropia

Non è però con la teoria dei tagli lineari e della eliminazione dei docenti solo in base al loro posizionamento in graduatorie tutt'altro che costruite con criteri di meritocrazia, che la scuola sarà riformata.

Operando "alla Gelmini" si conferma solo - anzi lo si velocizza - in ambito culturale, il 2° principio della termodinamica. Secondo quello l'intero Universo tende al disordine, ovvero al massimo livello di entropia.

Commenti all'articolo

  • Di Gabriele Bariletti (---.---.---.227) 24 settembre 2010 15:05
    Gabriele Bariletti

    @ Gabriele Bariletti


    Ho letto il suo articolo sulla scuola. Interessante e coraggioso…
    Il coraggio di pensare di poter indirizzare gli allievi secondo le loro attitudini e non le loro aspirazioni. Non a caso, questo tipo di didattica è presente nei paesi nordici, dove vi è minor egocentrismo.
    Basta assistere ad una riunione di lavoro in Italia tra specialisti, tendenzialmente, ognuno si sente esperto sulle competenze del suo vicino. Lei ha ragione, sarebbe un metodo logico, e di grande aiuto per non disperdere energie e talenti, certo gli insegnanti stessi dovrebbero fare un enorme salto di qualità.
    Credo comunque che una fase importante di cui tenere conto sia la rieducazione degli Italiani al senso Civico, che negli ultimi anni è veramente diventata più rara di un marziano. Anche qui sarebbe interessante capire come fare a riaffezionare gli italici individualisti al concetto di società civile.

    Roberto RGMI

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