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 Home page > Tribuna Libera > V come Vendetta: i lupi solitari di Francia

V come Vendetta: i lupi solitari di Francia

Tre “lupi solitari” in Francia, nel giro di pochi giorni sono qualcosa di più serio di una coincidenza.

L’ultimo attentatore, un uomo alla guida di un furgoncino che ha falciato undici persone a Nantes, secondo alcuni testimoni avrebbe lanciato il classico grido di guerra del fondamentalismo islamico, “Allah u’ Akbar”, mentre guidava imitando gli attentatori di Gerusalemme.

“In nome dei bambini della Palestina”: è invece la giustificazione che l’uomo alla guida dell’auto lanciata sui passanti a Digione, ha fornito alla polizia dopo l’arresto, secondo le prime notizie di stampa. Anche se le autorità e i giornali francesi hanno parlato di uno “squilibrato” sarebbe stato udito lo stesso incitamento islamico, ormai un urlo di rabbia e vendetta, mentre altre undici persone venivano falciate dall’auto volontariamente lanciata sulla gente.

Sono atti di violenza, che potrebbero essere di terrorismo, avvenuti nel paese transalpino nel giro di pochi giorni dopo il primo, un colpo messo a segno da un giovane convertito all’Islam che ha lasciato sul terreno tre poliziotti feriti e il cadavere dello stesso attentatore, colpito a morte dagli agenti.

Può darsi che i proclami sanguinari del Califfato, che rimbalzano ovunque via internet, facciano breccia nelle menti più fragili, ma il pericolo che trovino accoglienza in ambiti meno “folli” e più politici, strutturandosi così in azioni più coordinate e spietate non sembra essere solo prodotto da una sorta di isteria collettiva; ne abbiamo già avuto prova nell’attacco letale alla scuola ebraica di Tolosa e al museo ebraico di Bruxelles, anche senza andare con la memoria indietro negli anni fino ai sanguinosi attentati alla stazione di Madrid, alla metro di Londra o addiruttura alle Torre Gemelle.

La giustificazione data dall’attentatore di Digione, la vendetta, è la stessa con cui un ragazzo di colore ha ucciso due poliziotti newyorkesi a caso, o quella con cui i talebani pakistani hanno giustificato qualche giorno fa la loro strage nella scuola militare di Peshawar o,ancora, quella degli attentatori ceceni nella scuola di Breslan dove 330 persone, fra cui 186 bambini, furono massacrati dieci anni fa.

E la memoria va a ripescare, indietro negli anni, tutte le faide che hanno insanguinato l’umanità, oltre ovviamente al conflitto tra israeliani e palestinesi: da quella che contrapponeva cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord a quella fra serbi, croati e bosniaci dopo lo smembramento della vecchia Jugoslavia comunista, fino ai tanti conflitti interetnici come quello fra greci e turchi - l’ultimo “muro” rimasto in Europa è quello di Cipro - o fra turchi e curdi e così via.

La vendetta più sanguinosa e spaventosa fu però immaginata da un gruppo di circa 60 ebrei scampati allo sterminio nazista, consapevoli, almeno a grandi linee, delle dimensioni di quello che il popolo ebraico aveva subìto. Così pianificarono una rivalsa di uguali dimensioni. O almeno dello stesso ordine di grandezza di centinaia di migliaia di vittime.

Il gruppo, denominato Nakam, appunto “vendetta”, fu fondato in Palestina da Abba Kovner (in piedi al centro nella foto) nel 1945 ed era composto, oltre che da lui ed altri militanti di un commando partigiano ebraico che aveva combattuto in Lituania sotto direttive sovietiche, anche da altri elementi provenienti dalla Brigata ebraica dell’esercito inglese.

Iniziarono così a raccogliere e immagazzinare un potente veleno ottenuto da due esperti di chimica, i fratelli Katzir (uno fu poi ucciso dai palestinesi in un attentato nel '72 mentre l’altro diventò il quarto Presidente di Israele). La sostanza letale, secondo il progetto, avrebbe dovuto essere immessa negli acquedotti di grandi città tedesche come Monaco, Berlino, Weimar, Norimberga o Amburgo, con l’intento di sterminarne la popolazione.

Sbarcato in Francia con un documento falso fornitogli dall'organizzazione sionista, Abba Kovner fu arrestato e imprigionato, mentre i suoi complici gettarono in mare gran parte del veleno. La voce corrente è che i “vendicatori” furono in realtà traditi proprio dai sionisti, preoccupati dalle possibili conseguenze politiche di un gesto così eclatante.

Scattò così il piano B, previsto dai complottisti, che prevedeva di spalmare di veleno il pane distribuito ai prigionieri tedeschi del campo di prigionia di Langwasser. L’operazione fu condotta dal vice di Kovner, Yitzhak Avidav, e causò la morte di alcune centinaia di soldati internati. Ma “questo è niente, rispetto a quello che volevamo fare” disse uno dei membri del commando.

La vendetta, come la volevano fare, avrebbe potuto provocare il disastro finale per i tedeschi, qualcosa di equiparabile alle atomiche di Hiroshima e Nagasaki, contro una popolazione già travolta dalla catastrofe che lei stessa, inneggiando a Hitler, aveva contribuito a determinare; ma un attentato così avrebbe potuto anche provocare danni irreparabili alla causa ebraica.

Perché quando la vendetta non colpisce i colpevoli del torto subìto, ma chiunque, anche gli innocenti, si chiama rappresaglia. Ed è un'altra cosa..

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.161) 23 dicembre 2014 17:00

    La vendetta è il duello dei poveri (Mérimée).

  • Di GeriSteve (---.---.---.32) 28 dicembre 2014 21:22

    mah...

    certamente il problema delle faide esiste: ricordo un film "prima che venga la pioggia" che lo rappresentava nella ex Iugoslavia. Di vendetta in vendetta il film si concludeva con le stesse parole dell’inizio, a rappresentazione dell’infinita circolarità della faida. Gandhi diceva che con "occhio per occhio" il mondo diventa cieco.

    Ma nel tuo articolo, fra le faide, ci trovo l’attentato "ceceno"alla scuola di Breslen e quello alle torri gemelle. La Politkvoskaja è stata uccisa proprio perchè aveva indagato su quell’attentato, dimostrando che era stato un "autoattentato" organizzato dal governo Putin. Quello delle twin towers è stato un altro auto attentato, organizzato da Bush padre, da Cheney e dalla lobby delle armi. Tutta la "strategia della tensione" in Italia è costellata degli auto attentati dei servizi cosiddetti deviati. Andando indietro nel tempo troviamo l’incidente nel golfo del Tonkino, Pearl harbour, l’incendio del Reichstag, l’attentato di Sarajevo...

    Parlare delle faide considerandole tutte spontanee e senza mai domandarsi chi le alimenta significa, coscientemente o no, coprire i mandanti di chi le alimenta con gli autoattentati.

    Oggi, nel commento a:
    http://www.agoravox.it/Stuprate-tor...
    ho voluto sottolineare questo aspetto.

    GeriSteve

  • Di (---.---.---.12) 29 dicembre 2014 00:13

    Non so dire se l’attentato alla scuola di Beslan sia stato davvero un autoattentato russo. Non mi convince molto. Né so su cosa indagava la Politkvoskaja; quello che so è che a Beslan lei non ci è arrivata. Sulle torri gemelle la teoria del complotto mi convince ancora meno; al contrario credo che sia una colossale bufala. Anche su Pearl Harbour è noto che tutto si basa sulla notizia che gli americani avessero già decrittato i codici giapponesi, ma questo lo sostiene solo qualche storico discusso, non è molto condivisa. Sul resto è indubbio che molte siano operazioni di stato per interessi occulti, altre no. L’idea che la politica estera la facciano solo alcuni, ma non altri, attiene a una logica dietrologista che non sempre ha avuto conferme storiche. In ogni caso nel mio articolo parlo di vendette in un senso che non si fraintende facilmente.
    FDP

    • Di GeriSteve (---.---.---.32) 29 dicembre 2014 01:24

      dalle tue risposte e dal tuo linguaggio (la teoria del complotto) si evince che il tuo problema non è quello di "convincerti" ma di quello volerti informare: affermazioni come " è noto che tutto si basa sulla notizia che gli americani avessero già decrittato i codici giapponesi" dimostrano che hai assorbito balle da fonti di cui tu ti fidi. Inutile controbatterti che i fatti storici accertati e quelli in discussione sono tutt’altro: contro la fede l’informazione e la ragione sono impotenti.

      Mi dispiace

      GeriSteve

  • Di (---.---.---.12) 29 dicembre 2014 09:16

    Non so a che certezze fai riferimento, ad esempio su Pearl Harbour. Se hai fonti affidabili da segnalarmi sarò lieto di informarmi meglio. Da parte mia non ho né "fedi" da difendere né pretese di conoscere tutto, ma solo storia da studiare ed eventualmente da approfondire; dopodiché tiro delle conclusioni e su questa base do le mie interpretazioni. Certo che quando si presenta la questione dell’autoattentato delle Torri Gemelle come un fatto storico assodato, qualche dubbio sulle "fedi" altrui mi viene. Saluti.
    FDP

    • Di GeriSteve (---.---.---.32) 7 gennaio 2015 00:04

      Mi dispiace, leggo soltanto dopo molti giorni, cmqe ti rispondo ora.

      Su Pearl Harbour mi riferivo al fatto che -anche se tu affermi che "è noto"- nessuno ha mai sostenuto che in America avessero decrittato alcunchè: é ufficialmente noto che ad aver decrittato erano i britannici e che questi avevano informato il governo USA, che aveva informato la Royal Navy. L’unica parte contestata è sul fatto che possa essere stato vero o no che i comandi della RN non siano riusciti a far arrivare la comunicazione in tempo a Pearl Harbour.

      Per chiarire meglio il contesto: quelle navi non stavano alle Hawai per una gara di pesca. Avevano il compito di effettuare un embargo militare nei riguardi delle navi miltari nipponiche, quindi è piuttosto strano che non si siano accorti di una intera, enorme, flotta che si avvicinava. Inoltre è altamente sospetto che le navi colpite fossero di scarsa importanza, mentre le preziose portaerei erano state allontante ed erano tutte e tre al largo.

      Per le Twin Towers c’è una documentazione enorme che non posso riassumerti in un commento: studiatela e vedrai. Per il Pentagono (e NON le twin towers) invece ti aggiungo soltanto che il Miessan che tu citi (una specie di Pecorelli che certamente è connesso con i servizi segreti francesi e che non può aver pubblicato senza il loro beneplacito) è stato il primo a dimostrare che non era possibile che a colpire il Pentagono fosse stato un aereo, ma un missile o un drone telecomandato. Il fatto è stato poi confermato da molti piloti esperti (hanno dichiarato che loro non sarebbero mai stati capaci: figurarsi quei dilettanti!) e dalla sparizione di tutta l’abbondante documentazione cine-fotografica delle tante telecamere di sorveglianza, ma soprattutto dal fatto che il "buco" non era assolutamente compatibile con le dimensioni della fusoliera dell’aereo e ancor meno delle sue ali.

      GeriSteve

    • Di GeriSteve (---.---.---.32) 7 gennaio 2015 00:29

      Mi correggo: vedo che ho scritto "Royal Navy", mentre evidentemente avrei dovuto scrivere "Militar Navy" (quella USA)

      GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 7 gennaio 2015 01:26
      Fabio Della Pergola

      Ti ringrazio delle molte informazioni, ma non voglio scendere in un dibattito prolungato sui falsi storici. So bene che ce ne sono stati tanti e che Pearl Harbour avrebbe anche una motivazione "forte" come quella di convincere l’opinione pubblica americana a scendere in guerra. Ma mi restano molti dubbi: sarebbe bastato molto meno per entrare in guerra. Quanto alla logica "quindi è piuttosto strano che non si siano accorti di una intera, enorme, flotta che si avvicinava" direi di provare ad applicarla allo sbarco in Normandia. E poi magari cercare di spiegarlo con l’ottica del "non potevano non saperlo".
      La storia riserva delle belle sorprese e non tutto è spiegabile sempre e comunque con la dietrologia.
      Lo stesso vale per le Torri Gemelle o il Pentagono. Rimando ai tanti debunker per una analisi delle "prove" del complotto, ad esempio a http://undicisettembre.blogspot.it/... che conoscerai. O al libro scaricabile gratuitamente qui http://www.cicap.org/new/files/11-9...
      Resta un fatto banale: se sono stati gli americani a "costruirlo" devono aver coinvolto molte persone, centinaia di persone. Tutti zitti ? E quegli equipaggi, se non erano dei dilettanti allo sbaraglio chi erano ? piloti provetti, ma di che nazionalità ? e come sono stati convinti ? e chi ha sparato il presunto missile ? e da dove ?
      Ma soprattutto: tutto questo casino per fare cosa ? Dov’è il tornaconto ? Come si sa (e questo è appurato) la guerra del Vietnam scoppiò per il falso attacco a una nave nel golfo del Tonchino. Quindi basta molto meno per intervenire in guerra; basta far salire la tensione, allarmare con enfasi su questioni anche indimostrabili (vedi armi di distruzione di massa), muovere accortamente l’informazione e la stampa e poi trovare il giusto casus belli. Che, al momento giusto, può essere anche minimale. Perché abbattersi dei grattacieli e tre o quattro aerei, facendo migliaia di morti ?
      Insomma, magari hai ragione tu. Ma forse anche no. Io propendo per il no, ma mantenendo tutti i dubbi.
      Saluti.

  • Di (---.---.---.76) 29 dicembre 2014 10:54

    Questo giornalista Della Pergola ha sovente convinzioni radicate che nella sua mente corrispondono a verità inconfutabili. Non si tratta di fede, no, si tratta di fiducia esagerata in se stesso che diventa talvolta negazione della propria possibile ignoranza

  • Di (---.---.---.12) 29 dicembre 2014 11:00

    "...da parte mia non ho né "fedi" da difendere né pretese di conoscere tutto, ma solo storia da studiare ed eventualmente da approfondire; dopodiché tiro delle conclusioni e su questa base do le mie interpretazioni": caro 76, cosa c’è che non capisce in questa frase ? Sarò lieto di spiegarglielo se proprio non ci arriva da solo.
    FDP

    • Di (---.---.---.76) 29 dicembre 2014 14:26

      Non c’è nulla che non capisco, caro lei. La sua frase è chiarissima, ed è financo rafforzata dal suo commento. Ecco: rilegga bene il suo commento, e lo analizzi alla luce di quanto da me dianzi scritto; magari ci arriva da solo.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 29 dicembre 2014 14:29
      Fabio Della Pergola

      "storia da studiare e da approfondire": caro "caro lei" non è frase che si può fraintendere. Ne faccia l’uso che ne vuole.

    • Di (---.---.---.76) 29 dicembre 2014 19:54

      FDP, lei sta insistendo su un concetto sbagliato. Avevo scritto "non si tratta di fede, no". Perché ribadisce "non ho fedi da difendere"? E poi: "storia da studiare e da approfondire"; ma chi eccepisce! Non riesce proprio a uscire dal suo schema? A immaginare magari che è la parte successiva della sua filosofia, che io sto criticando? Quella parte "dopodiché tiro conclusioni e su questa base do’ le mie interpretazioni"? Vede, per lei è assodato che dopo aver studiato, ed "eventualmente" approfondito, le sue sono "conclusioni" dalle quali derivano "interpretazioni". A volte invece, le "interpretazioni" arrivano prima delle "conclusioni", ma lei non se ne rende conto. Lei "conclude" subito, convinto di aver capito tutto, mentre lei ha solo "interpretato" ma non se ne accorge, vista la sua fiducia in sé stesso. In altre parole, lei salta troppo velocemente alle conclusioni. E questo breve battibecco ne è una conferma, perché lei ha insistito su fedi e storie da studiare, sicurissimo che fosse quello il concetto che io avrei "frainteso". Lei ha concluso troppo presto. Saluti, 76

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 29 dicembre 2014 20:10
    Fabio Della Pergola

    Le interpretazioni che arrivano prima delle conclusioni si chiamano ideologia. Se vuole darmi dell’ideologo lo faccia senza tanti giri di parole, ma è abbastanza ovvio che dietro a un articolo c’è un percorso, che lei evidentemente preferisce ignorare. O ritiene (sulla base di cosa?) di poter ignorare.
    Di solito, in altri termini, mi informo, studio, penso, valuto vari punti di vista e, quando scrivo, esprimo il derivato ultimo di questo percorso. Le sembra strano ? E che altro dovrei fare ? Mi mandi il suo indirizzo mail, così quando voglio scrivere qualcosa le chiedo prima il parere.

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