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Uruguay: minacce a ricercatrice italiana che si occupa di diritti umani

La ricercatrice italiana Francesca Lessa, insieme ad attivisti, politici e avvocati, ha denunciato il paese sudamericano di fronte alla Commissione interamericana per i diritti umani poiché non si è adoperato a sufficienza per scoprire chi fa parte del commando Barneix, che tra il 2017 e il 2018 si è reso protagonista di minacce e intimidazioni tramite e-mail.

di David Lifodi

È il 29 gennaio 2018 quando sul sito web del quotidiano uruguayano la diaria viene pubblicata un’intervista di Nadia Angelucci alla studiosa italiana Francesca Lessa. La donna, che beneficiava di una borsa di studio dell’Unione europea all’Università di Oxford per condurre un progetto di ricerca incentrato sulle violazioni dei diritti umani commesse all’epoca del Plan Cóndor, denuncia le minacce ricevute, a causa delle quali non può tornare in Uruguay, dove si trovava, per portare a termine le sue indagini.

“Per me si trattò di una rivoluzione, la mia vita cambiò da un giorno all’altro e fui costretta a sospendere un lavoro a cui mi stavo dedicando da oltre due anni e mezzo”, dichiarò allora la ricercatrice italiana. Pochi giorni fa la nostra connazionale, assieme ad altre persone minacciate direttamente, tra cui il ministro della Difesa uruguayano Jorge Menéndez, il procuratore Jorge Díaz, la ex direttrice dell’Institución Nacional de Derechos Humanos y Defensoría del Pueblo Mirtha Guianze, gli avvocati Pablo Chargoñia, Federico Álvarez Petraglia, Juan Errandonea, Juan Fagúndez, Hebe Martínez Burlé e Óscar López Goldaracena, la ex vice-cancelliera Belela Herrera, l’attivista brasiliano Jair Kirshke e il giurista francese Louis Joinet, ha deciso di denunciare l’Uruguay di fronte alla Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh).

Le minacce risalgono al 2017 e la Cidhha chiesto che il governo uruguayano adotti misure urgenti per tutelare l’incolumità delle persone finite nel mirino di un non meglio identificato commando Barneix. La denominazione di questo gruppo non è casuale, ma fa riferimento a Pedro Barneix, generale suicidatosi nel settembre 2015 dopo essere stato condannato in qualità di responsabile della morte di Aldo “Chiquito” Perrini, rapito da uno squadrone della morte il 26 febbraio 1974. Perrini era un elettore del Frente Amplio, ma non un militante attivo, eppure questo, all’epoca del Plan Cóndor, era più che sufficiente per finire nelle mani dei paramilitari.

A condurre le indagini su Barneix è stato il procuratore Jorge Díaz, il primo a ricevere una missiva da parte del commando, che ammoniva: “Il suicidio del generale non resterà impunito”. Francesca Lessa aveva raccontato a la diaria che ad avvertirla delle minacce fu una sua amica uruguayana tramite whatsapp dopo averlo saputo dalla tv. Anche il nome della ricercatrice italiana figurava tra quelli che il commando Barneix si proponeva di uccidere nella lettera inviata per intimidire Jorge Díaz. Il lavoro di Francesca Lessa era incentrato soprattutto su coloro che erano coinvolti nel Plan Cóndor in Argentina e Uruguay, oltre che sugli incontri con i familiari dei desaparecidos. A causa della gravità delle minacce ricevute, Francesca aveva confidato a la diaria che non aveva potuto nemmeno far ritorno in Uruguay per riprendere i suoi effetti personali.

Fu lo stesso procuratore Jorge Díaz ad aprire l’indagine, ma da allora l’Uruguay ha fatto poco o niente per capire chi fossero davvero i mandanti delle minacce di morte. Analizzando le mail ricevute dai destinatari della missiva del commando, è emerso che erano state spedite tramite un server che faceva riferimento al sito web Guerrilla Mail, che però non ha mai fornito l’indirizzo IP da cui proveniva il messaggio di posta elettronica. Già nel 2018 il governo uruguayano era rimasto in silenzio di fronte ad una dichiarazione di solidarietà sostenuta da 150 ricercatori, intellettuali e giornalisti che chiedevano alle istituzioni del paese di tutelare coloro che erano finiti nel mirino del commando Barneix, la cui provenienza va probabilmente ricercata in alcuni tra i settori più radicali delle Forze Armate.

Peraltro, va segnalato come negli ultimi anni in Uruguay siano cresciuti gli episodi di intimidazione ai danni degli attivisti per i diritti umani, degli antropologi forensi impegnati nei lavori di scavo per cercare i resti dei desaparecidos sepolti nelle fosse comuni e dei giornalisti. L’intento del commando Barneix, qualunque siano i suoi componenti, è quello di costringere studiosi, militanti, avvocati e associazioni impegnati nel fare luce sul coinvolgimento dei militari uruguayani nel Plan Cóndor a sospendere le loro indagini.

Ciò che sorprende, però, è l’immobilismo dell’Uruguay, nonostante le esortazioni a Guerrilla Mail provenienti dai giornalisti affinché fosse svelato l’indirizzo IP da cui provenivano le minacce, così come la mancanza di volontà nell’indagare negli ambienti delle Forze armate. Il condor vola ancora su Montevideo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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