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Uno sporco mea culpa

La confessione-choc di un onesto cittadino di Napoli.

Mi autodenuncio, non posso vivere con questo macigno sulla coscienza.
Se caccio «mostri», devo avere l’animo candido come un bimbo all’asilo altrimenti mi tramuto in un novello Ezio Greggio che, dal pulpito di Striscia, distribuisce tapiri a destra e sinistra per poi cadere in un accertamento fiscale (secondo le cronache, verserà venti milioni di euro all’Agenzia delle Entrate per sanare un contenzioso con il Fisco italiano).

I principi sono in vigore trecentosessantacinque giorni l’anno e l’eccezione non è permessa soprattutto allo scrivente, personaggio noto per le battaglie pubbliche contro ogni forma di ingiustizia. Dunque, se proprio il sottoscritto trasgredisce le regole del vivere comune crolla il castello delle buone intenzioni e prima di essere ricattato da qualche cinico blogger senza scrupoli in cerca di fama, sbatto la faccenda in homepage.

La questione è sporca e risale a qualche giorno addietro ma solo oggi ho il coraggio di parlarne, forse la confessione pubblica redimerà la mia etica? A Voi, cari Lettori, la sentenza (siate indulgenti, sono innocente – come affermano tutti i colpevoli).

Mercoledì 27 agosto ore 7.15.

Esco per recarmi al lavoro, apro la portiera della vetusta Skoda blu parcheggiata sotto casa, appoggio lo zaino in auto e mi appresto a gettare il sacchetto dell’umido nell’apposito contenitore posto vicino il portone del palazzo.

Con delicatezza sollevo il coperchio e con mio sommo stupore il bidoncino marrone per la raccolta differenziata porta-a-porta è miseramente vuoto.

Inveisco d’impulso: «questi condomini sono degli incivili, tutti bravi a criticare ma poi nessuno rispetta il calendario. Mi sentirà l’amministratore!» tuono minaccioso. Dalla nube rabbiosa, si fa largo un flash di razionalità che illumina la mente: l’umido va gettato i giorni pari non certo il mercoledì! L’errore è mio, la distrazione puzza di marcio … indeciso col malloppo tra le mani rifletto.

Costretto a gettare necessariamente il rifiuto (la sera non rientrerò a casa), in modo furtivo nascondo il piccolo sacchetto nel cofano dell’auto e parto a razzo. Giunto in strada, accosto al primo cassonetto della spazzatura (già sempieno alle prime luci del sole) e mi libero del puzzolente fagotto. Il misfatto avviene alle 7.24, orario nel quale è vietato depositare la spazzatura ed è prevista una sanzione per gli irrispettosi.

Non vengo colto in fragranza di reato, nessun vigile punisce il gesto inconsulto (e premeditato).

Riparto a tutta velocità, guardo nello specchietto retrovisore: non sono inseguito, non sento urlare le sirene delle forze dell’ordine, mantengo la calma, vado a lavoro, riprendo la solita vita, mi comporto normalmente senza dare nell’occhio, rispetto le regole, per la Legge sono di nuovo un cittadino modello.

Ce l’ho fatta, ho svuotato il sacco.

Dopo questa confessione-choc non desidero ricevere attestati di solidarietà da altri maleducati-villani abituati a gettare la spazzatura ad ogni ora del giorno e della notte senza nemmeno effettuare la raccolta differenziata. Vorrei, invece, leggere le critiche dei (tanti) cittadini perbene che ancora si scandalizzano e non sono assuefatti alle piccole, grandi inciviltà quotidiane.

 

 

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