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Una "Pittima" a Roma: Grillo

Per qualche giorno un uomo vestito con una tunica rossa, con il volto nascosto sotto un cappuccio, si è aggirato per le strade della capitale facendo la spola tra Montecitorio e Palazzo Madama: è Beppe Grillo il quale si è inventato l’ultima forma di protesta pacifica.

"Pittima" è il termine con cui tra il 1500 ed il 1600 veniva definita, in particolare nelle repubbliche marinare di Venezia e di Genova, una persona pagata dai creditori per seguire coloro i quali non avevano ancora onorato i propri debiti.

La pittima era pacifica, non usava metodi violenti, non era armato, indossava abiti vistosi e seguiva pazientemente il debitore per le strade, tra la gente, anche sotto casa.

Così facendo il debitore veniva "smascherato" agli occhi dei suoi concittadini, e questo creava ovviamente un grave imbarazzo.

Oggi Grillo ricorre a questa figura medievale per ricordare alle "Istituzioni" che in Parlamento giacciono 350 mila firme di cittadini italiani i quali chiedono una sua riforma soprattutto etica.

Si tratta di una proposta di legge popolare, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione, la quale si sviluppa essenzialmente in tre punti:


- Divieto di candidare e/o di eleggere in Parlamento i pregiudicati e i condannati in via definitiva;


- Non candidabilità, e quindi elegibilità, dell’elettorato passivo per più di due legislature;


- La possibilità che gli elettori possano sempre e comunque esprimere il voto di preferenza.

Questa proposta di legge popolare è stata battezzata dal suo primo firmatario, cioè lo stesso Grillo, "Parlamento Pulito".

Da qualche tempo sul blog di Grillo è presente una lista dettagliata dei parlamentari i quali, per ragioni diverse, sono stati condannati nei vari gradi di giudizio, ed alcuni anche in via definitiva: sono in tutto 18.

A questi vanno però ad aggiungersi altri nei cui confronti ci sono ancora dei procedimenti pendenti.

Di Grillo in questi anni ognuno si è fatta la propria idea: c’è chi lo venera e chi lo disprezza, chi lo ritiene un agitatore e chi invece un capo-popolo. Le opinioni si scontrano sulla figura di una persona la quale, comunque sia, ci mette la faccia.

Certo, i modi ed il linguaggio non sono proprio ortodossi, ma il nocciolo della questione, al netto del modo di esprimersi, è sostanzialmente vero.

E’ un fatto che in Parlamento siedano figure di dubbia moralità; come è un fatto che ci siano persone che del Parlamento hanno fatto il proprio centro di potere da anni.

Il divieto di candidare ed eleggere soggetti condannati, pregiudicati e quant’altro, non dovrebbe nemmeno essere messo in discussione. Ma visto che in Italia sono i partiti a decidere le candidature, e l’assenza del voto di preferenza contribuisce a 
far si che gli interessi dei partiti non coincidano con gli interessi dei cittadini.

E nemmeno gli interessi dei politici attualmente eletti coincidono con l’interesse di 350 mila persone che hanno firmato una proposta di legge popolare la quale, se approvata, sarebbe la migliore riforma istituzionale in sessantatre anni di Repubblica.

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