• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Un sogno impossibile diventato realtà

Un sogno impossibile diventato realtà

Quando Carlos Mareco, il leader della comunità indigena Sawhoyamaxa, ha avuto la notizia che dopo una dolorosa battaglia legale lunga vent’anni la sua gente potrà finalmente tornare nelle terre degli antenati, non è riuscito a trattenere le lacrime. “Noi popoli indigeni piangiamo solo quando raggiungiamo la libertà. Per noi oggi è come se uscissimo di prigione, molti di noi piangono perché siamo profondamente emozionati”, ci ha raccontato.

Per anni Carlos Mareco e la sua comunità hanno vissuto lungo una stretta e precaria lingua di terra vicino a un’importante arteria autostradale. Ieri il Presidente del Paraguay Horacio Cartes ha firmato una legge che approva l’espropriazione di oltre 14.400 ettari di terra nella regione di Chaco per restituirli ai Sawhoyamaxa. Con un colpo di penna, lo Stato del Paraguay ha cancellato alcuni degli errori che hanno fatto soffrire questa comunità per generazioni.

Non dimenticherò mai la prima volta che ho visitato la comunità. Era il 2012, e se non fosse stato per i colleghi della ONG paraguaiana TierravivaIt, che hanno lottato al fianco dei Sawhoyamaxa per la riconquista della loro terra, non sarei mai riuscito a trovare le loro abitazioni diroccate. Ma loro sapevano esattamente dove fermarsi. Dovevamo incontrare alcune delle 160 famiglie che fanno parte della comunità. Vivevano in una stretta lingua di terra lungo l’autostrada Concepcion-Pozo Colorado, separati dalle terre abitate dai loro antenati per generazioni solo da una staccionata, eretta dall’uomo che reclamava la proprietà del lotto di terra.

La scena era scioccante. Ma il loro coraggio estremamente motivante. Uomini e donne, giovani e anziani vivevano in costante lotta per la sopravvivenza. Cibo e acqua scarseggiavano. Le temperature nelle abitazioni raggiungevano i 40 °C. Tutti erano terrorizzati dagli enormi camion che sfrecciavano accanto alle fragili casette di legno in cui abitavano. Le persone con cui ho parlato, che troppo spesso vengono trattate come cittadini di serie B, non avrebbero mai immaginato che il Congresso del Paraguay si sarebbe occupato delle necessità dei popoli indigeni, ancor meno che un giorno il Presidente avrebbe fatto qualcosa per loro.

Ma poi questa settimana è successo l’impossibile. Il presidente ha firmato una legge che consente ai Sawhoyamaxa di tornare alle terre dei loro antenati. “Vivevamo ai lati di una strada, in condizioni terribili. Molte persone della comunità sono morte per incidenti o malattie. Nessuno aveva rispetto per noi. Ora siamo al settimo cielo. Sono molto felice ma piango perché mia nonna, mio padre e molti altri della mia famiglia non hanno avuto la possibilità che io ho oggi di tornare a vivere nella nostra terra. Ringrazio tutti!”, dice Aparicia González, un membro della comunità Sawhoyamaxa.

para2

La strada verso la vittoria è però stata lunga. La battaglia legale dei Sawhoyamaxa è iniziata nel 1991 quando la comunità ha fatto causa per il riconoscimento dei suoi diritti sugli oltre 14.000 ettari di terre ancestrali in due aree ora note come Retiro Santa Elisa e Estancia Michi, nel Nord del Paraguay. Dopo quindici anni, e senza aver ricevuto alcun riscontro positivo dalle autorità paraguayane, i Sawhoyamaxa hanno portato la loro causa davanti alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani e alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, che nel 2006 si sono espresse in loro favore.

Dal 2009, i sostenitori di Amnesty International paraguaiani e di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce per sollecitare le autorità a risolvere la situazione e far sì che i Sawhoyamaxa potessero finalmente tornare a casa. La terra è fondamentale per le comunità indigene. Senza terra, il loro stile di vita e la loro stessa sopravvivenza sono a rischio. Senza terra non possono coltivare il cibo, cacciare e praticare le loro tradizioni culturali. Senza terra riescono a malapena a sopravvivere, figuriamoci a prosperare.

Questa notizia è davvero incredibile e non solo per i Sawhoyamaxa. Secondo dati ufficiali, sarebbero circa 108.600 gli indigeni del Paraguay – circa l’1,7 % della popolazione – ma queste sono cifre largamente sottostimate. Alcuni di loro sono invisibili: discriminati e costretti a vivere in condizioni miserabili. I livelli di povertà e analfabetismo sono significativamente più alti tra gli indigeni rispetto al resto della popolazione paraguaiana.

Altri stanno ancora lottando. Anche la comunità indigena di Yakye Axa sta aspettando di tornare a casa, dopo che la Corte Interamericana dei Diritti Umani si è espressa in loro favore nel 2005 e dopo aver raggiunto un accordo con il proprietario delle terre nel 2012. Stanno ancora aspettando che venga reso effettivo l’accesso alla terra. Ora i Sawhoyamaxa festeggiano una vittoria storica. E noi possiamo solo aspettare per vedere per quanto tempo ancora dovrà durare l’attesa degli altri che lottano per il loro diritto alla terra.

Fonte: Wire (traduzione di Daniela Riva) per Segnali di Fumo

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità