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Un po’ di luce all’orizzonte

 

Non bisogna mai disperare sulla capacità dei nostri politici di operare con discernimento e lungimiranza compiendo scelte razionali ed utili al Paese.

Lo dico più che mai a ragion veduta poiché apprendo che, fra i "papabili" alla presidenza della Repubblica italiana, meritatamente compare anche il nostro eccellentissimo professor Stefano Rodotà, il cui entusiasmante profilo lascia agevolmente presagire con quanta concretezza ed efficacia saprebbe ricoprire tale carica.

Nato 80 anni fa a Cosenza, laureato in Giurisprudenza presso "La Sapienza" e poi docente di "Diritto Civile" presso la stessa, a soli 46 anni diventa deputato nelle liste dell'allora Pci e, nel 1996, diventa il primo "Garante per la protezione dei dati personali" (Garante della Privacy).

Tra le innumerevoli indimenticabili iniziative da lui attuate ne cito solo due, a titolo puramente esemplificativo e ahimè riduttivo, scusandomi se per brevità tralascio la smisurata produzione di testi, libri bianchi, decisioni, pareri, provvedimenti, ecc.

Primo: la lotta senza quartiere da lui fieramente condotta contro l'installazione di impianti di videosorveglianza all'esterno di banche, uffici, gioiellerie e caserme dato che, spiegò, le telecamere ledevano gravemente la privacy individuale non sapendo distinguere fra banditi, terroristi e mafiosi e comuni passanti.

Vero è, ammise anni dopo, che dette telecamere consentirono poi alla Polizia d'individuare ed arrestare una valanga di rapinatori, omicidi, mafiosi, pazzi scatenati (tipo quello che mise una bomba all'ingresso di una scuola in Puglia), ma è peraltro accertato che le telecamere ritrassero proditoriamente anche fidanzatini che si accarezzavano, cittadini che non sapendo di essere osservati s'infilavano le dita nel naso, ecc.

E' anche vero inoltre che queste telecamere ebbero effetti nefasti sui livelli occupazionali poiché, svelando subito chi erano i malfattori, impedirono allo Stato di potenziare ulteriormente gli organici destinati ad effettuare "pedibus calcantibus" intercettazioni ambientali, pedinamenti, interrogatori di portinaie ed informatori vari.

Secondo: la creazione di qualche milione di "Registro dei Trattamenti" e di svariati miliardi di moduli di "Consenso al trattamento dei dati personali"; registri e moduli che hanno consentito alle cartiere e alle tipografie di sopravvivere alla crisi dell'editoria (salvando quindi tanti posti di lavoro vero), ma hanno anche permesso di creare molti nuovi impieghi grazie al fatto che ogni impresa, ente, ufficio, associazione ha dovuto nominare un "responsabile e/o incaricato del trattamento dei dati personali" (art. 109) e organizzare "la raccolta, registrazione, organizzazione, conservazione, modificazione, selezione, estrazione, utilizzo, blocco, comunicazione, diffusione, cancellazione, distruzione dei dati" (art. 24).

In estrema sintesi: senza le citate preziose e irrinunciabili attività oggi avremmo molte migliaia di disoccupati in più e non potremmo divertirci ad ascoltare la tiritera "sappia che i suoi dati potrebbero…se d'accordo prema il tasto 1 se no..." ogni volta che telefoniamo ad un prestatore di servizi!

Quindi non è difficile immaginare con quanto spirito creativo e buon senso l'esimio Prof. Rodotà avrebbe saputo affrontare, se già fosse stato al posto di Napolitano, la crisi finanziaria che nell'autunno del 2011 ci ha fatto sfiorare il dramma greco (50% di disoccupati, titoli pubblici svalutati del 70%, 30% di negozi chiusi, ecc.) nonché lo stallo politico del marzo di quest'anno determinato dal consapevolissimo ed utilissimo voto (e non voto) di metà degli italiani!

Mai disperare dunque sulla nostra lucidità di cittadini propositivi e sulle capacità taumaturgiche dei politici italiani di lunghissimo corso, sopratutto se nati almeno 75 anni fa!

 

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