Un immenso show-reality-consumistico

Molti film degli anni più recenti hanno una vena fortemente esistenzialista: si fa riferimento a film come il recentissimo “Prometheus” di Ridley Scott, “Another Earth” di Mike Cahill, “Melancholia” di Lars von Trier e “Tree of Life” di Terrence Malick.

Film che si chiedono vari interrogativi: chi siamo? Da dove veniamo? Che posto abbiamo nell'Universo? Che relazione ha la nostra vita con il cosmo, con lo spazio profondo, con la natura tutta e con Dio? Temi come la sofferenza, il dolore, la malinconia, la depressione, il lutto familiare etc.

Film che esplorano il “profondo” che c'è in noi, nel mondo e nell'Universo: film profondi ed esistenziali, film che “scavano” all'interno di noi, film “che invitano a riflettere”, film filosofici e metafisici allo stesso tempo.

Questa serie di film citati e altri che li seguono oppongono il loro punto di vista “profondo ed esistenziale” del mondo, delle persone e dell'universo ad una società che invece ha come caratteristica principale e dominante il non essere profonda ma superficiale.

Questi film e altri ancora si propongono come “rifiuto” della “società dell'immagine”, espressione del sistema-società capitalista e neoliberista.

Film e registi che con il loro lavoro intellettuale tentano di trasmetterci il loro messaggio: la nostra società è in profondo declino, è diventata troppo superficiale e patinata, una società dove viene attuato il “martirio” dell'intelligenza, del sapere e della conoscenza a vantaggio di fenomeni come l'appiattimento culturale, la desertificazione culturale e la massificazione.

Film e registi che si oppongono all'immenso “show-reality-consumistico” della società contemporanea.

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