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Un delitto senza colpevoli, di Maurizio Roccato

Che conosciate o meno la figura di Cesare LombrosoUn delitto senza colpevoli (edizioni della Goccia) è un volume da non perdere assolutamente se siete interessati ad antropologia, criminalità, arte, follia, genio… insomma ad una bella varità di ambiti.

Maurizio Roccato riesce a fare un panorama ampio e molto lucido su una figura contrastata della storia italiana, riconosciuto padre dell’antropologia criminale e (sostanzialmente proprio per questo) poi ripudiato dagli accademici italici.

L’obiettivo dello studio di Roccato non è riabilitare agli occhi del pubblico Lombroso a tutti i costi, ma cercare di tracciarne un ritratto che ne metta in evidenza errori e meriti.

Così viene fuori (e questo se non siete addentro alle faccende Lombrosiane probabilmente non lo sapete) che Lombroso ha una serie di meriti innegabili che si allontanano dall’antropologia criminale e riguardano la medicina pura.


Al seguito dell’esercito Regio introdusse l’uso di impacchi di alcool al posto delle luride bende di lino, per dirne una. E poi c’è tutto il lavoro, enorme, fatto per migliorare le condizioni di vita dei malati di mente. E in realtà un sacco di altra roba.

Come pure viene fuori che il suo errore di giudizio sul “delinquente nato” derivi dai pochi strumenti che aveva a disposizione e dall’interpretazione errata dei suoi mille esperimenti sul campo.

Raccontarvi in pochi paragrafi tutto ciò che c’è in Un delitto senza colpevoli è impossibile. Si va dalla storia di Lombroso, ai suoi esperimenti, alle sue infinite raccolte e alla nascita del Museo di antropologia criminale di Torino. E poi sono interessantissime le parti relative alle riflessioni dell’autore e agli approfondimeti.

E ancora ci si stacca da Lombroso per analizzare i suoi collaboratori e i loro lavori. Su tutti Antonio e Giovanni Marro, di cui ammetto non conoscevo l’esistenza e grazie ai quali esiste a Torino una seconda immensa raccolta di crani, scheletri e addirittura mummie (perchè Marro era anche egittologo) che al momento è invisibile ma che sarebbe interessante rendere nuovamente disponibile al pubblico.

E mica finisce qui, perchè è per me estremamente affascinante la parte sull’art brut, che parte dal Nuovo Mondo di Francesco Toris (e anche questo mi piacerebbe vederlo dal vivo) e si allarga ad un panorama enorme di artisti e opere più e meno famose.

Insomma un libro con dentro davvero un sacco di spunti e che potrebbe essere un punto di partenza per invogliare a conoscere meglio non solo Cesare Lombroso ma tutti una serie di studi su follia e criminalità che sono stati la base (pur – o forse grazie – agli errori commessi) per la gestione moderna di criminali e malati mentali.

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