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Un MESHWORK per l’Innovazione Design-Driven

I soggetti coinvolti nell'innovazione di significato, in special modo il Circolo radicale, nello sforzo di creare beni o servizi innovativi, potrebbero essere supportati da interfaccie che si potrebbero frapporre tra essi e i beni o i servizi in fase di creazione.

 

Tali interfaccie sono oggi possibili grazie a tecnologie emergenti e ai nuovi usi che di queste tecnologie è possibile fare.

Vi sono degli studi effettuati da ricercatori di design e di architettura.

Cosa si dovrebbe intendere per interfaccia e a cosa dovrebbe servire?

A tal proposito vorrei citare l'antropologo Tim Ingold che argomenta sul concetto di creatività, condizione necessaria ai soggetti coinvolti nel Design-Driven Innovation:

"Nei suoi quaderni il pittore Paul Klee ha ripetutamente insistito e dimostrato con esempi, che i processi di genesi e crescita che danno origine a forme nel mondo che abitiamo, sono più importanti delle forme stesse. 'La forma è la fine, morte ', ha scritto. 'Il dare-forma è movimento, azione. Il dare-forma è la vita ' (Klee 1973: 269)."

(tratto da: Working Paper #15 Bringing Things to Life: Creative Entanglements in a World of Materials - Tim Ingold - University of Aberdeen - July 2010 - traduzione mia).

Da questa prima citazione del working paper, ne farei seguire altre sempre del Prof. Ingold, che potrebbero essere chiarificatrici:

"Ho preso in prestito il termine 'meshwork' dalla filosofia di Henri Lefebvre.

Pensate ai percorsi reticolati lasciati dalle persone e gli animali riguardanti la loro attività in casa, villaggio e città.

Colti in queste molteplici aggrovigliamenti, ogni monumento o edificio è più 'Archi-tessiturale' che architettonico.

...

La distinzione tra le linee di flusso del meshwork e le linee di connessione della rete è fondamentale.

Le linee di una ragnatela, ad esempio, a differenza di quelle delle comunicazioni di una rete, non connettono punti, nè uniscono cose. Essi sono piuttosto fatti da materiali fuoriusciti dal corpo del ragno e sono lanciati durante il movimento. In questo senso sono estensioni del proprio essere di ragno mentre percorre l'ambiente (Ingold 2008: 210-11). Sono le linee lungo le quali vive, e conducono la sua percezione e azione nel mondo.

...

Così i filamenti della ragnatela determinano le condizioni di possibilità per il ragno di interagire con la mosca." (op. citata - Ingold 2010).

Il punto che mi sentirei di evidenziare è che, nella nostra vita quotidiana, tutto ciò che facciamo a contatto con il mondo esterno lascia sempre traccia di noi nell'ambiente che ci circonda, un pò come il ragno lascia traccia di sè, con la ragnatela:

"... un'idea echeggiata dall'antropologo Gregory Bateson in una conferenza tenuta nel 1970, in cui ha dichiarato che «il mondo mentale - la mente - il mondo dell'elaborazione dell'informazione - non è limitata dalla pelle» (Bateson 1973: 429). Molto più recentemente, il filosofo Andy Clark ha fatto una osservazione simile. La mente, ci dice Clark, è un "organo che lascia uscire" che non sarà limitato al cranio ma si mescola con il corpo e il mondo nella conduzione delle sue operazioni (Clark 1997: 53)."(op. citata - Ingold 2010)

L'interfaccia ipotizzata in precedenza, tra i soggetti del design - innovation e i beni-servizi che cercano di creare, potrebbe avere a che fare con qualcosa che possa dare traccia ed evidenza degli sforzi di queste persone per realizzarli.

Sono le nuove tecnologie con le loro applicazioni che potrebbero creare una interfaccia.

L'ambito più interessante è il cosidetto 'computationl textile', ovvero dei materiali tessili collegati a sistemi informatici ed in grado di registrare i comportamenti umani e cercare di modificarli a seconda delle necessità del momento.

Vorrei citare la Prof.ssa Felicia Davies :

"I materiali computazionali sono materiali che si trasformano nella loro forma e rispondono a degli input i quali sono letti da programmi informatici. ....Se gli architetti, i designers, gli ingegneri e gli altri potessero iniziare a considerare e utilizzare il tempo come un modo per promuovere la riflessione, sarebbe possibile progettare materiali che potrebbero espandere il pensiero umano attraverso il materiale stesso.

...

Se i designers possono realizzare le modalità per far apparire il tempo in molti oggetti computazionali, allora la portata del calcolo può essere ampliata per includere altre complessità che collegano criticamente gli esseri umani agli ambienti.

Queste complessità comprendono l'emozione umana che è il modo in cui gli esseri umani si relazionano e comunicano con ambienti, altre persone e animali."

Queste frasi sono tratte dalla ricerca della Professoressa dal titolo "What and When Is the Textile? Extending the Reach of Computation through Textile Expression - Felecia Davis, Delia Dumitrescu - 2015" - traduzione mia, e tale elaborato elenca anche gli elementi identificativi di un tessuto computazionale.

Esso infatti può essere composto dai laptop, da cellulari, dal sistema di archiviazione cloud computing, in collegamento con i materiali tessili attraverso i vari sistemi elettronici:

"Per scopi di esplorazione, diciamo che "il materiale" è una persona, un monitor dell'attività del cuore, un telefono cellulare, un cloud per inviare e ricevere dati, un computer portatile, un sistema elettronico di alimentazione per guidare una tessitura a maglia, tutto ciò fa 'il materiale' della tessitura e dell'ambiente circostante.

...

Questi materiali sono un "oggetto con cui pensare"".

L'applicazione che considererei interessante e da sperimentare nel circolo radicale del design-centred innovation, consisterebbe in un sistema di raccolta dei dati dai computer, cellulari dei membri del circolo, che possano essere raccolti in un unico database, magari in cloud, per elaborare gli stati d'animo nel corso del tempo di ogni membro e poterli 'mostrare' ed intervenire positivamente su di essi. Infatti come spiegato nel work paper della Professoressa: "L'emozione è temporale e temporanea come il tempo [Picard 2000] ed è una parte importante dell'intelligenza umana, della salute e del benessere." (Opera citata Felecia Davis, Delia Dumitrescu 2015)

I risultati di tali emozioni si tradurrebbero in cambiamenti di forma dei tessuti a seconda di una modalità oggetto di studi di Felicia Davies denominato FELT:

"FELT è un pannello componibile da 5 "× 6" (150 cm × 180 cm) composto da quattro moduli di tela e tessuto che è stato progettato per comprendere le emozioni che vengono comunicate alle persone che utilizzano vista e tatto da un tessuto che è fissato ma che muta forma. Lo scopo di FELT è quello di determinare quali cambiamenti di forma, nell'architettura a muro dei tessuti computazionali, possono comunicare emozioni alle persone.

L'idea centrale è che ... ci saranno differenze in ciò che viene comunicato alle persone a seconda che le persone sperimentino il tessuto attraverso la sola vista o attraverso la vista e il tatto."

(da FELT: Communicating Emotion through a Shape Changing Textile Wall Panel - Felicia Davies 2017 - traduzione mia)

Difatti questa analisi di Felicia Davies verte principalmente:

 - su come gli animali esprimono le loro emozioni attraverso la pelle,

- sulla creazione di tessuti che si modificano in modo tale da ricreare delle forme simili a quelle degli animali nei vari stati emotivi

- ed infine sulla raccolta di opinioni di persone circa quale sensazione ciascun pannello tessile generasse, a livello psicologico.

Tutto ciò ha permesso l'ideazione del FELT:

"Molta comunicazione che la gente recepisce dall'espressione è basata sul contesto ed è forse inferenza piuttosto che comunicazione diretta. C'è molto da fare però se i designers, gli scienziati e gli altri vogliono comprendere appieno il rapporto tra espressione estetica e comunicazione. Alla fine, questi esperimenti hanno dimostrato che l'emozione comunicata da oggetti computazionali è intrecciata tra quell'oggetto o spazio e il corpo singolo."  (Opera citata Felecia Davis, 2017).

Il FELT, a mio parere, potrebbe avere una doppia funzione.

La prima sarebbe quella di 'mostrare' le emozioni che i soggetti del circolo radicale abbiano avuto, magari nel corso della giornata, oppure durante tutto il tempo trascorso con i loro terminali (computer, cellulari, ecc) a studiare la nuova idea-progetto, attraverso l'analisi di ciò che scrivono per tutti i periodi in cui lavorano. Naturalmente si tratta sempre di una 'traduzione tessile' di tali sensazioni, secondo le mappature emotive del FELT.

Una seconda applicazione, sarebbe quella di produrre stati d'animo positivi ai fini del lavoro di gruppo, con la scelta di tessuti computazionali che stimolino serenità o magari altre sensazioni a scelta dei membri.

Il tessuto computazionale potrebbe essere considerato un meshwork, come teorizzato dal Prof. Ingold, perchè permetterebbe al "mondo mentale - la mente - il mondo dell'elaborazione dell'informazione" di non "essere limitata dalla pelle" ma di lasciarne traccia evidente sui tessuti.

La comprensione di ciascun membro del circolo radicale della propria condizione emotiva nello scorrere del tempo, su quanto questa influisca sulla propria creatività, e la condivisione di queste conoscenze con i colleghi, offrirebbe dei benchmark di confronto che potrebbero dare luogo ad una mappatura delle capacità creative individuali e di gruppo, quando queste sono influenzate da stimoli esterni.

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