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Ugo Di Girolamo

http://mafiepolitica.blogspot.it/ Autore di "Mafie, politica, pubblica amministrazione".
 

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  • Primo articolo mercoledì 11 Novembre 2011
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Ultimi commenti

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.150) 13 maggio 2011 19:33

    Condivido quanto dici, dopo tangentopoli ho votato gente di cui non ho la minima stima politica (Occhetto, Prodi, Rutelli e poi di nuovo Prodi) e sono pronto a votare anche un asino calzato pur di sconfiggere il berlusconismo/leghismo. Tuttavia vi è un problema, ritengo che non si debba aspettare la fine del nazismo-peronismo nostrano, come tu dici, per poi avviare una riflessione ed un rinnovamento profondo della sinistra italiana. La soluzione di una crisi può portare alla definizione di nuovi equilibri poi non facilmente modificabili. Faccio un solo esempio: la sinistra non ha una propria linea antimafia, è sostanzialmente subalterna alla linea Maroni, che in parole povere concepisce la questione mafiosa come un problema di ordine pubblico, con conseguente delega alle forze dell’ordine e alla magistratura della lotta antimafia, linea che neanche in 500 anni può portare alla vittoria sulle mafie, nel dopo berlusconismo si potrebbero determinare nuovi equilibri tra ceto politico e ceto criminale mafioso e tutto continuerebbe come da 150 anni a questa parte; cosa mai dovrebbe poi convincere la sinistra a cambiare posizione? i nostri pipponi?
     Sbaglierò ma a me sembra che la destra con il movimento finiano ha già avviato un proprio ripensamento, a sinistra invece con il grillismo si ritenta la solita fuga nel radicalismo che già in altre epoche storiche ha portato la sinistra al suicidio politico.
     Oggi con la rete c’è una possibilità in più. Gente come te, Paolo e tanti altri possono dialogare e dare vita a orientamenti diversi,Allora cominciamola questa discussione e nel frattempo votiamo contro il berlusconismo/leghismo, sostenendo chi realmente può batterli e non chi sogna.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.117) 2 maggio 2011 19:25

    Trovo singolare questa storia della "permeabilità" alla criminalità organizzata di tipo mafioso (mi sembra che è a questa che ci si riferisca e non alla generica criminalità organizzata) di province che da almeno un secolo e mezzo sono infiltrate, permeate, gestite dai clan in accordo con il ceto politico locale e nazionale.
     Mi piacerebbe leggere qualche dato anche sulla quarta regione mafiosa d’Italia (che non è la Puglia ma la Lombardia) !
     I dati citati sono innegabili e drammatici, ma la soluzione è solo parzialmente di carattere tecnico/economico. Penso che il punto di partenza dovrebbe essere l’obiettivo di liberare l’Italia dalla asfissiante rete di cosche, monopoli, cartelli e rendite di posizioni costruite dal ceto politico e dai suoi alleati principali: i clan mafiosi.
     La lotta alla corruzione è l’asse strategico sul quale costruire un movimento di liberazione nazionale.
     Ha ragione l’articolista: esiste un partito politico che voglia fare questo?!?

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.30) 18 aprile 2011 19:38

    Egregio, rifletti, il tuo articolo è pericoloso! Io non so tu quanti anni hai, all’apparenza sembrerebbe una sessantina, abbastanza quindi per ricordare tutti i passaggi culturali che in pochi anni portarono dall’ estremismo studentesco del 68 alle BR. Io li ricordo bene perché in parte li ho vissuti e rifiutati.
     In ogni caso condivido le tue preoccupazioni e ti invito a rileggerti quegli 8/10 mesi di storia patria che vanno dalla morte di Matteotti all’instaurazione della dittatura fascista. Ti accorgerai delle molte e preoccupanti somiglianze con la situazione odierna: la diffusa convinzione della debolezza di Mussolini, della sua prossima fine, della tremenda divisione delle forze politiche che gli si opponevano e della conseguente incapacità ad elaborare una proposta politica alternativa credibile. L’unica sostanziale differenza è che al posto di Vittorio Emanuele III c’è Giorgio Napolitano, ma ancora per poco.
     Il rischio è grande, ma la soluzione è una sola - a mio avviso - alla minoranza sociale e politica (organizzata e sufficientemente coesa) che spadroneggia bisogna opporre la coesione di tutti TUTTI quelli che a berlusconi si oppongono! poi una volta annullato il pericolo ognuno ritorna alle sue convizioni politiche.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.104) 15 aprile 2011 18:35

    Egregio, se il suo partito avesse a cuore - realmente - di accorciare i tempi dei processi allora dovrebbe portare in parlamento non la riduzione dei tempi di prescrizione o, come pure vuol fare, un termine oltre il quale "chi ha avuto avuto e chi a rate a rate e scurdammece o passato ...", ma dovrebbe proporre un insieme di misure atte a velocizzare le procedure, a riorganizzare la rete dei tribunali, ad assumere altri giudici e soprattutto personale ausiliario. E’ sulle procedure e sull’apparato che dovrebbe esercitarsi l’azione riformatrice per snellire i processi e porre fine ad una vergogna tutta italiana di processi interminabili. Ma il suo capo non ha a cuore la velocizzazione dei processi è notorio, è piuttosto interessato ad allungarli (si veda la proposta al senato di allungare a dismisura i testi che la difesa può chiamare, al solo scopo di allungare i tempi e arrivare alla prescrizione).
     Lei è persona colta, lo dimostra con le osservazioni acute nell’articolo, ma la racconti a qualcun altro che lei e il suo capo siete interessati ad accorciare i tempi dei processi.
     Sullo scontro tra politici (non Berlusconi, ma tutto il ceto politico) e magistratura le consiglio di guardarsi un po meglio la storia unitaria dell’Italia. si accorgerà che per tutto il primo secolo la magistratura è stata sottoposta al potere politico, dopo il 1958 si è finalmente avuta la piena indipendenza dei magistrati dai politici, questa indipendenza è sfociata in tangentopoli. Da allora il ceto politico italiano non potendo affrontare direttamente i magistrati per ridurli nuovamente all’obbedienza si è ingegnato in tre direzioni: 1) rendere quanto più inefficiente possibile la macchina della giustizia, 2) depenalizzare, 3) costituire società di diritto privato (svincolate dalle regole della contabilità di Stato) cui affidare la gestione di funzioni pubbliche (ne esistono 1500 promosse dai ministeri e 14.000 da regioni, province e comuni). Ecco inserisca in questo schema le vicende del suo capo, tutto le sarà più chiaro.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.82) 17 marzo 2011 15:15

     Lunedì ho piazzato la bandiera italiana sul balcone di casa mia, martedì altre due bandiere sono comparse nella strada dove abito, stamattina sono  uscito e ho contato 15 bandiere. Ho infilato una bandierina sull’ antenna della mia auto e sono andato in piazza ed ho avuto la gradita sorpresa di trovare tutte le strade principali della mia città inbandierate, sembrava di essere ai mondiali di calcio. Siamo a Mondragone, terra di anitca camorra (area dei casalesi), città con mille problemi (si fa per dire perché sono più di mille), ma il sentimento di identità nazionale è più forte di tutto.
     Non rispondo al leghista di sopra perché so che è del tutto inutile, ma vorrei che fosse chiaro a tutti che l’unità d’Italia si è fatta soprattutto perché l’hanno voluta i meridionali. Garibaldi è venuto in Sicilia con mille volontari, nei mesi successivi sono arrivati altri mille volontari, ma alla battaglia decisiva del Volturno hanno combattuto 30.000 garibaldini, da dove sono usciti gli altri 28.000??? erano meridionali, in prevalenza siciliani.

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