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Ucraina, si riaccende la guerra alle porte dell’Europa

Fino al 2014 Avdiivka era una piccola e tranquilla cittadina dell’Ucraina orientale, conosciuta soprattutto per la più grande fabbrica di carbone e prodotti chimici del paese. Poi in aprile le armate separatiste filorusse hanno conquistato tutta la regione del Donec’k. 

di Giovanni Succhielli

Da allora Avdiivka è inevitabilmente diventata l’epicentro del conflitto tra i ribelli e l’esercito regolare ucraino: di vitale importanza sia per la sua posizione, sia per l’industria che alla città fa riferimento.

Ma è negli ultimi dieci giorni che la città è tornata motivo dell’interesse internazionale: una ripresa della guerriglia ha provocato sinora almeno 34 morti e la presenza di armi pesanti come carrarmati. In barba agli accordi di Minsk.

Gli accordi di Minsk

Il Protocollo di Pace è entrato in vigore due anni fa, firmato da rappresentanti ucraini, russi e dell’OSCE e dai leader delle regioni separatiste di Donec’k e Lugansk. Imporrebbe la fine delle ostilità e il ritiro degli armamenti in una zona-cuscinetto di 30 km tra le due parti in conflitto, così come una maggiore autonomia per gli oblast’ contesi, ma si è capito da subito che non sarebbe mai stato rispettato. Infatti gli scontri si sono susseguiti con differente intensità fino allo scorso 23 dicembre, quando è stato raggiunto un nuovo accordo per concedere alle regioni interessate una tregua durante la pausa natalizia.

L’accelerazione del conflitto

Oggi, però, secondo un portavoce dell’esercito ucraino ci troviamo di fronte alle più intense attività militari dalla scorsa estate a questa parte. È una guerra di cui i giornali hanno perlopiù smesso di parlare, ma che miete vittime ogni giorno proprio alle porte dell’Europa.

I bombardamenti degli ultimi giorni su Avdiivka hanno imposto la chiusura totale dell’impianto, lasciando così – secondo un comunicato dell’UNICEF – più di 17mila persone senza riscaldamento, elettricità o acqua corrente, inclusi 2.500 bambini. E di notte la temperatura scende fino a –20 gradi. Come naturale, entrambe le parti in causa si accusano a vicenda di aver aumentato l’intensità degli atti ostili, di una “quantità incredibile ” secondo gli osservatori dell’OSCE.

La pace è lontana

Siamo di fronte a una guerra ben lungi dal trovare una risoluzione. Da una parte vi sono gli interessi nazionalisti delle regioni contese che fanno riferimento a due mondi contrapposti – l’Unione Europea e Putin – ed entrambe le parti non vogliono cedere. Dall’altra, un enorme business bellico soprattutto statunitense e russo, che comprende la produzione di armamenti e l’attività di milizie di mercenari che non hanno alcun interesse a rispettare gli accordi di pace.

 

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