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Ucraina: altro che “compagni”. La Repubblica di Donetsk e l’ombra nera di Aleksandr Dugin

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Nella foto, Aleksandr Dugin e il leader di Jobbik, il partito neofascista ungherese

La Repubblica Popolare di Donetsk è stata fondata il 7 aprile 2014 dai separatisti ucraini filo-russi in lotta contro il governo centrale di Kiev ed è oggi la loro principale roccaforte; insieme alla vicina Repubblica Popolare di Lugansk forma la Repubblica Federale di Nuova Russia (Novorossiya), stato che non è riconosciuto internazionalmente. I separatisti sono stati identificati più volte da vari esponenti italiani di sinistra come dei “partigiani”, degli “antifascisti”, in lotta contro il governo di destra di Kiev.

L’ideologia politica che sta alla base della Repubblica di Donetsk è però molto lontana da questa descrizione, ad esempio l’attuale Governatore del Popolo della Repubblica Popolare di Donetsk, Pavel Gubarev, ha iniziato la sua carriera politica nell’organizzazione neonazista “Unione Nazionale Russa” e non sembra affatto aver abbandonato la sua anima neofascista. Al congresso del nuovo partito da lui fondato il 14 maggio, Nuova Russia, con l’obiettivo di rappresentare l’anima politica delle Repubbliche Popolari, erano presenti come relatori lo scrittore russo “nazi-stalinista” Alexander Prokhanov e il filosofo dell’estrema destra Alexander Dugin.

Prokhanov è editore di “Zavtra”, un giornale della destra imperialista russa, e nel 1999 invitò David Duke, leader del Ku-Klux-Klan a visitare la Federazione Russa. Oltre ad essere vicino al Governatore Pavel Gubarev, Prokhanov ha avuto ottime parole anche per il Primo Ministro della Repubblica Popolare di Donetsk Alexander Borodai, definendolo un “vero nazionalista russo bianco”. I due si conoscevano da tempo: Borodai, che è un cittadino russo, fino all’inverno scorso scriveva su “Zavtra”.

Nella stessa rivista scriveva anche Igor Strelkov, l’attuale Comandante della Milizia Popolare del Donbass (l’esercito di Donetsk), un soldato russo che aveva precedentemente combattuto in Transnistria, Bosnia e Cecenia e che ha alle spalle una militanza in organizzazioni monarchiche.

Ma rapporti ancora più stretti esistono tra la Repubblica Popolare di Donetsk e Aleksandr Dugin, anch’esso presente al congresso fondativo del partito Nuova Russia e vicinissimo agli attuali leader di Donetsk fin da prima dello scoppio del conflitto. I suoi articoli vengono pubblicati frequentemente sul sito del partito, che lo considera il suo punto di riferimento ideologico.

Dugin, che è stato di recente in Italia invitato ad una conferenza organizzata da una associazione legata alla Lega Nord, fu uno dei fondatori del Partito Nazional-Bolscevico (quello con la bandiera nazista e la falce e il martello neri al posto della svastica) ma se ne staccò poi da destra, accusando l’altro fondatore, Eduard Limonov, di essere troppo filo-occidentale. In un suo famoso articolo del 1997 dal titolo “Fascismo immenso e rosso”, Dugin sosteneva la necessità per la Russia di “un fascismo originale, reale, radicalmente rivoluzionario”. Oggi ritiene che la Russia dovrebbe tornare ad avere una politica più marcatamente imperialista.

Sono stati tracciati brevemente i profili dei leader più importanti, ovvero il Governatore del Popolo, il Primo Ministro e il Capo dell’esercito, e dei loro riferimenti politici, ma la lista potrebbe continuare, citando ad esempio Aleksandr Matyushin, che fu in prima fila durante le occupazioni degli edifici pubblici di Dontsek allo scoppio del conflitto e oggi gestisce i rapporti della Repubblica Popolare con la Russia e la Bielorussia, grazie ai suoi rapporti di lunga data con Dugin. Durante un comizio pubblico disse ai manifestanti:

“In Europa c’è la sodomia, ci sono matrimoni tra persone dello stesso sesso, c’è una piena degradazione della società. L’Europa sta arretrando di fronte all’Islam e nel continente il nome più diffuso tra i neonati è Mohamed. [Gli europei] si preoccupano troppo dei diritti umani e hanno paura di offendere qualcuno. Per questo gli islamici si fanno sempre più arroganti. Anche da noi sarà così. L’Europa ci cancellerà, rischiamo di essere invasi dall’Islam, che si sta già sviluppando in Crimea. Io sono a favore del nazionalismo russo, e dell’amore per il mio popolo”.

Per quanto riguarda invece la Costituzione della Repubblica Popolare di Donetsk, adottata il 14 maggio 2014, è molto eloquente nel confermare i legami ideologici con l’estrema destra russa. L’articolo 31.3 vieta ogni possibile forma di unione “perversa” tra persone dello stesso sesso, che verrà perseguitata. L’articolo 9.2 dichiara che la fede ortodossa professata dalla Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca) è la religione di stato. L’articolo 6.5 dichiara che tutte le autorità politiche della Repubblica dovranno rispettare i valori tradizionali religiosi, sociali e culturali del “Mondo Russo”. Gli articoli 3 e 12.2 sanciscono il diritto alla vita fin dal momento del concepimento, implicando in tale modo il divieto all’aborto.

Comprendere il carattere reazionario e neofascista delle Repubbliche Popolari non significa negare lo spostamento a destra del governo di Kiev, né i suoi legami coi movimenti neofascisti ucraini. Significa invece comprendere – per citare un gruppo ucraino di sinistra – l’allarmante situazione che vede nazionalisti di estrema destra e spesso anche apertamente neonazisti presenti in entrambe le parti del conflitto. E’ questo, secondo loro, il fattore principale che ostacola una soluzione politica della crisi.

@JacopoCustodi

East Journal

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.186) 27 agosto 2014 20:27

    chissà perchè questo pezzo da manuale della disinformatja occidentale contro i Partigiani del Donbass compare su tanti siti proprio quando i nazi e l’esercito golpista sono in rotta totale...

    Si è allentata la morsa dell’esercito di Kiev nell’est dell’Ucraina, nella regione tra Novoazovsk e Donetsk, bastione dei filorussi. Lo afferma l’agenzia Afp, che non ha constatato la presenza di soldati o posti di blocco delle forze ucraine, nella regione lungo il mare d’Azov, ma solo di combattenti filorussi. Nel villaggio di Starobeshevo, ad una trentina di km a sud-est da Donetsk, i ribelli hanno scoperto decine di casse di munizioni e numerosi veicoli militari abbandonati, segno, sempre secondo l’Afp, di un ritiro precipitoso dell’esercito ucraino. Secondo gli abitanti, questa fuga si sarebbe verificata lunedì dopo i primi bombardamenti da est, in direzione della frontiera russa, ad una trentina di chilometri. A Novoazovsk nell’area a ovest del villaggio oggi non c’è più traccia dello sbarramento messo su dall’esercito ucraino, mentre la presenza di soldati governativi è stata constatata nei dintorni di Mariupol, la grande città della regione. I combattimenti non sono però cessati: 13 militari ucraini sono morti e 36 sono rimasti feriti nelle ultime 24 ore in scontri con i miliziani filorussi
    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine...

  • Di Persio Flacco (---.---.---.187) 28 agosto 2014 11:40

    L’obiettivo più visibile dell’articolo è di limitare i danni derivanti dal fatto che il colpo di stato di Kiev (pilotato dagli USA e appoggiato dalla UE: ricordiamolo) ha portato al potere personaggi e organizzazioni di matrice nazifascista.

    La trovata è quella classica: se il governo di Kiev è marcatamente inquinato da elementi nazifascisti e ultranazionalisti lo è anche il gruppo dirigente della Repubblica Popolare di Donetsk.

    Ovviamente si evita di pesare l’entità di tale inquinamento nell’uno e nell’altro contesto: ai fini della propaganda basta che tra gli istituti degli avversari ve ne sia traccia per "dimostrare" che anche loro ne sono inquinati e che dunque non sono legittimati ad usare questo argomento. Il nucleo di questa trovata propagandistica si potrebbe sintetizzare nel principio:

    "Nessuno è indenne da [...], dunque nessuno può accusare l’altro di essere contaminato da [...]".

    Al posto dei puntini, in questo caso, va messo "influenze nazifasciste", ma questo espediente è usatissimo, ad esempio, dalla propaganda "sionista" che, al posto dei puntini, solitamente mette "crimini contro l’umanità".

    Quale sia il trucco è facilmente rilevabile: si omette di "pesare" la sia la misura che la circostanza della contaminazione. In sostanza si fa entrare nella discussione su fatti reali un ideale di "purezza" che non appartiene al reale, ottenendo lo scopo di falsificare ogni argomentazione.

    L’altro obiettivo è quello di degradare l’immagine della Sinistra, rappresentandola come ipocrita portatrice di motivazioni contraddittorie rispetto ai suoi principi. E anche questo è un gran classico della propaganda "sionista": poiché è sempre possibile dubitare delle reali intenzioni di qualcuno, è sempre possibile attribuirgli delle intenzioni che falsifichino le sue argomentazioni. Anche in questo caso, per "dimostrare" che le reali motivazioni della Sinistra sono diverse da quelle dichiarate, si può far ricorso all’applicazione di quell’ideale di Purezza al quale nessuno può controbattere. In questo caso si "dimostra" che la Sinistra è fascista.

    Infine, il maggiore degli obiettivi che si pone questo articolo di vera disinformazione: oscurare la causa prima della attuale crisi ucraina.

    Non vi è dubbio, infatti, che la secessione della Crimea e la lotta indipendentista delle regioni dell’est Ucraina, a maggioranza russofone, sono state determinate dal fatto che il colpo di stato che ha rovesciato le legittime istituzioni ucraine ha portato al potere forze politiche non solo filo-occidentali, come accadde con la rivoluzione arancione nel 2004, ma ideologicamente e ferocemente antirusse.

    Quella che si vuole nascondere con questo articolo è primariamente la responsabilità degli Stati Uniti e dei loro servi europei nell’avere scientemente determinato la tragedia della distruzione dell’integrità sociale e politica dell’Ucraina. Un vero e proprio crimine contro l’Umanità e contro la pace mondiale.

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