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USA: le elezioni di fine anno che incideranno sulla corsa presidenziale

Il voto per eleggere i governatori di Kentucky, Louisiana e Mississippi ed i sindaci di 5 importanti città. La corsa alle elezioni 2020 entra nel vivo.

di Daniele Baldo

 

Domani, martedì 5 novembre, si voterà in Kentucky e Mississippi per eleggere il nuovo governatore. Lo stesso giorno nelle città di San Francisco, Philadelphia, Houston, Charlotte e Indianapolis si eleggerà il nuovo sindaco. Il 16 novembre, poi, si eleggerà il governatore della Louisiana.

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Le elezioni per eleggere i nuovi governatori

Kentucky, Louisiana e Mississippi sono Stati in cui tradizionalmente i repubblicani hanno sempre ottenuto un forte consenso elettorale. Nel 2016 Donald Trump vinse facilmente in tutti e 3 gli Stati, ma anche nelle elezioni di midterm del 2018 la maggioranza è rimasta saldamente nelle mani del GOP. Ciononostante, i repubblicani non hanno mai conquistato nello stesso anno le tre cariche di governatore, e le sfide si prospettano molto combattute. Nelle stanze del DNC (il Comitato Nazionale dei Democratici) aumentano le speranze di riuscire ad ottenere dei buoni risultati, mentre Trump cerca un’iniezione di fiducia dopo che nella giornata di giovedì 31 ottobre il Congresso ha votato per far proseguire l’inchiesta di impeachment contro di lui.

Alla luce degli sviluppi nazionali e del basso livello di popolarità di cui gode nel Paese, Trump ha deciso di schierarsi in prima persona e di inviare sul campo figure chiave del partito, tra cui il Vicepresidente Mike Pence, per infuocare gli ultimi comizi nel profondo sud a lui amico. La forza di Trump nei tre Stati è in tal senso lo strumento più adatto per poter costruire consenso e tentare di dare nuovo vigore alle figure conservatrici a livello nazionale.

La posta in gioco in queste elezioni governatoriali riguarda anche il futuro degli Stati Uniti. Nel 2020 il nuovo censimento, che si effettua ogni 10 anni, fornirà i dati aggiornati sulla popolazione ed in particolare sulla distribuzione territoriale dei cittadini in ogni Stato. A partire dal 2022, pertanto, ciascuno Stato potrà perdere o guadagnare dei seggi alla Camera dei Rappresentanti in base alla variazione del proprio numero di residenti: in particolare, si prospetta che saranno gli Stati dell’ovest e del sud ad ampliare la loro rappresentanza al Congresso. Ciascuna assemblea legislativa statale dovrà inoltre procedere al ridisegno dei propri collegi elettorali, con la possibilità di scegliere dei confini in grado di sovra o sottorappresentare il numero di voti per ciascun partito, tramite il cosiddetto gerrymandering. Nella maggior parte degli Stati, il governatore ha potere di veto sulla ridefinizione dei confini collegiali attuata dall’assemblea legislativa: il controllo della maggioranza e del governatore nel maggior numero possibile di Stati diventa pertanto dirimente per la politica nazionale della prossima decade.

 

Kentucky

Nello Stato del Kentucky l’impatto politico dell’impeachment sui due partiti sarà messo alla prova in maniera più visibile. Lo scontro tra il governatore repubblicano uscente Matt Bevin ed il democratico Andy Beshear potrà indicare se nei prossimi mesi il GOP sarà stato in grado di incanalare la rabbia degli elettori delle zone rurali del Paese o se invece i democratici troveranno terra di conquista nelle zone urbane e metropolitane in cui sempre più spesso sono riusciti ad ottenere consenso.

Matt Bevin, bollato come il più impopolare fra i governatori in un recente studio effettuato da Morning Consult, cerca l’appoggio di quella fetta di elettorato che nel 2016 portò Trump alla vittoria in Kentucky con oltre 30 punti di margine su Hillary Clinton e che continua a vedere in Trump il proprio leader. A metterlo alla prova sarà Andy Beshear, attuale attorney general del Kentucky e figlio dell’ex governatore Steve Beshear, che guidò lo Stato dal 2007 al 2015. I democratici hanno incentrato la loro campagna elettorale sulla bassa popolarità del governatore in carica, che è tuttavia risalito negli ultimi sondaggi. 

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Mississippi

In Mississippi il governatore in carica Phil Bryant, repubblicano, ha raggiunto il limite dei due mandati imposto dalla Costituzione statale. Il voto del 5 novembre coinvolgerà anche il rinnovo di tutti i seggi del Senato e della Camera del Mississippi, mentre i due candidati principali per l’elezione a governatore saranno l’attorney general Jim Hood, democratico, e l’attuale vicegovernatore repubblicano Tate Reeves. La sfida sembrerebbe essere destinata ad un trionfo per i repubblicani, che hanno la possibilità di mantenere la cosiddetta government trifecta, ovvero la carica di governatore e la maggioranza nelle due assemblee statali.

L’elezione per la carica di governatore in Mississippi è comunque singolare rispetto alla maggioranza degli altri Stati. La Costituzione locale prevede infatti che per poter vincere sia necessario ottenere, in aggiunta alla maggioranza del voto popolare, la maggioranza dei 122 collegi della Camera dei Rappresentanti statale. Qualora nessuno dei candidati riesca ad ottenere le due maggioranze, il governatore viene scelto direttamente proprio dalla Camera dei rappresentanti del Mississippi tra i due candidati più votati. Ad oggi, i repubblicani godono di una maggioranza di 74 a 44 alla Camera, anche se lo scorso maggio è stata intentata una causa civile contro una legge elettorale che, istituita nel 1890, è ritenuta essere discriminatoria nei confronti della minoranza afroamericana. 

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Louisiana 

Le elezioni del 16 novembre che si terranno nello Stato della Louisiana sono a tutti gli effetti un ballottaggio tra il governatore democratico in carica John Bel Edwards ed il repubblicano Eddie Rispone. Anche in Louisiana il sistema elettorale rappresenta un unicum nell’ordinamento statunitense. 

Sin dal 1975, tutti i candidati di ogni partito si presentano infatti in un primo turno, noto come jungle primary, in cui gli elettori possono esprimere una sola preferenza. Dal momento che lo scorso 12 ottobre nessuno dei candidati ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti espressi, i due frontrunners si dovranno sfidare in un secondo turno. L’esito delle primarie e gli ultimi sondaggi segnalano quanto siano vicini i due sfidanti, preannunciando un testa a testa fino all’ultimo voto. Tuttavia, l’appoggio del repubblicano Ralph Abraham, classificatosi al terzo posto al primo turno, potrebbe permettere a Rispone di riconquistare terreno nei confronti di Edwards, che nel 2015 fu in grado di vincere e di diventare l’unico governatore dem negli Stati del sud. 

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Cinque importanti elezioni cittadine

Il 5 novembre si eleggeranno anche i sindaci di 5 grandi metropoli che nel 2016 ebbero un forte impatto sulle elezioni presidenziali. Ben 62 delle 100 città più grandi degli Stati Uniti sono al momento amministrate dal Partito Democratico: spesso le metropoli si presentano come isole di elettori che votano a sinistra in uno scenario che vede la prevalenza di sostenitori del GOP in tutto il resto dello Stato. In questa cornice è dunque emersa plasticamente la differenza, in termini di voto, tra aree urbane ed aree rurali, come abbiamo spiegato in un nostro recente articolo (qui la mappa 3D delle elezioni presidenziali del 2016 dove ogni contea è pesata in base alla popolazione residente).

A Houston, in Texas, il sindaco uscente Sylvester Turner, non affiliato a nessun partito ma appoggiato da diversi esponenti democratici, cerca la rielezione in una città di 2 milioni di abitanti che nel 2016 si divise nel voto presidenziale, con il 48,5% a favore di Trump.

Un discorso analogo è rappresentato dal 50,1% pro-Trump nell’area metropolitana di Charlotte, in North Carolina, dove dal 2011 le assemblee statali sono sotto il controllo del GOP e dove anche dal 2018 i senatori sono repubblicani. Qui la sindaca democratica in carica Vi Lyles sfida il repubblicano David Michael Rice. 

A Philadelphia il sindaco democratico James Kenney dovrà affrontare la dura opposizione del repubblicano Billy Ciancaglini, che ha promesso di porre fine – in caso di elezione – alla nomea di Philadelphia come “città santuario” in cui il governo cittadino rifiuta di collaborare con le agenzie nazionali per far rispettare le leggi sull’immigrazione. Sebbene Trump nel 2016 riuscì a conquistare lo stato della Pennsylvania, tuttora a maggioranza repubblicana, l’ultimo sindaco conservatore della città di Philadelphia risale al 1947.

Ad Indianapolis, capitale dell’Indiana, il democratico Joe Hogsett cerca la rielezione in una delle storiche roccaforti dei conservatori contro il repubblicano Jim Merritt. 

Spostandoci infine nel feudo democratico della California, a San Francisco la sindaca indipendente uscente London Breed è la favorita per la rielezione e gode dell’endorsement della senatrice e candidata alle primarie democratiche Kamala Harris. Nella “Golden City” gli elettori possono esprimere sulla scheda elettorale un ordine di preferenza dei candidati (è il cosiddetto sistema del “voto alternativo”), cosicchè qualora nessun candidato riuscisse ad ottenere il 50% +1 dei voti non sarebbe necessario procedere ad un secondo turno di ballottaggio. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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