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Tutti insieme appassionatamente?

I risultati delle Regionali in Umbria non lasciano dubbi: agli italiani non piacciono le ammucchiate. Il tentativo di proporsi insieme anche fuori dall'ambito governativo ha pesantemente penalizzato sia il PD che il M5S, vicino al 7,5%, un disastro.

La scelta di Salvini ha premiato nuovamente il centro destra. Oltre al proprio serbatoio, Salvini questa volta ha potuto contare sull'appoggio di Silvio Berlusconi (non troppo di Forza Italia), che è servito ad un ulteriore sdoganamento della destra italiana, quella delle posizioni più oltranziste.

L'arruffata ed improvvisata coalizione del centro sinistra (fra l'altro: chi era il centro?), sotto di oltre 20 punti percentuali, difficilmente potrà essere riproposta. Già le prime dichiarazioni di Di Maio confermano questa tesi, mentre Zingaretti annuncia una "riflessione". Questa riflessione, se mai avverrà, dovrà essere lunga e ben meditata. Emergono i primi dissensi sulla linea del segretario e la base ha pesantemente espresso la sua sentenza su quella stessa linea, farraginosa e priva di una vera identità, al di fuori delle classiche e retotiche affermazioni che ci tocca ascoltare ormai da decenni. Nel calcio allenatori vengono esonerati per disastri minori di questo, ed anche in politica c'è l'esempio di un segretario dimessosi dopo un fallimento regionale.

Guai a nascondersi dietro il dito delle Regionali, aggiungendo magari "di una sola regione". Da settimane ogni leader o media aveva definito le regionali umbre come banco di prova, e così è stato.

Il vaso di coccio della situazione, quello destinato prima o poi a rompersi, è sempre lo stesso, l'italico stivale. Eventuali nuovi cambi di rotta ci avvicinerebbero ancora di più alla politica sudamericana, anche se il nostro continente è L'Europa.

A breve nuove scadenze elettorali. Potranno essere nuovi gridi di vittoria per Matteo Salvini se la controparte non si decide a trovare una vera e solida identità di governo, priva dei litigi e dei distinguo che tanto avvicinano agli occhi degli elettori il nuovo governo a quello recentemente defunto.
 Nel caso del PD poi, la ricerca di una identità, non imposta dai vertici ma che parta e scelta dalla base, diventa il vero centro del problema e nodo strategico della sua stessa sopravvivenza.

Staremo a vedere. Il tempo delle lacrime, forse, arriverà dopo.

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