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Turismo religioso: sulle tracce di Padre Pio

Secondo gli ultimi dati disponibili (Borsa del Turismo 2019), generando un giro di affari di oltre 18 miliardi di dollari, sono state oltre 300 milioni le persone che, nel mondo, hanno percorso gli itinerari, sempre più numerosi, del turismo religioso.

Limitatamente all’Italia, i circa 15 mila santuari, le circa 30 mila chiese e gli oltre 700 tra musei e conventi, hanno attratto oltre 6 milioni di turisti, poco meno della metà, stranieri.

Se poi prendiamo consapevolezza del fatto che, turismo religioso, significa tutela, rispetto e valorizzazione di territori anche economicamente depressi e quindi, purtroppo, maggiormente esposti al rischio di abbandono, già solo questo, spiega bene, la massiccia attenzione che, anche questo nostro territorio, dovrebbe, quanto meno in termini di possibile volano di economia e viluppo, riservare a questo tema.

Sotto questo punto di vista, la nostra area, può fregiarsi del merito di aver contribuito alla formazione, non solo scolastica ma anche umana, di San Pio da Pietrelcina che, forse non tutti sanno, agli inizi del ‘900, ebbe a permanere, come studente, presso il convento di Sant’Elia a Pianisi in provincia di Campobasso.

L’occasione che da Sant’Elia lo condusse a Santa Croce di Magliano ci è descritta dallo storico frentano Pino Mascione che, nel suo scritto sulla permanenza del santo nella diocesi di Larino “ecce mater tuariporta: “era usanza che gli studenti della provincia monastica presenziassero alle manifestazioni della pietà popolare tipiche di ciascuna zona, visitando i luoghi di culto dei paesi limitrofi”

in una di queste gite scolastiche, ricollegabile con chiarezza al settembre del 1905, lungo il Tratturo Celano – Foggia, una pioggerella battente, li costrinse a fermarsi a Santa Croce di Magliano”

la nipote dell’arciprete Don Prospero Tartaglia, che li aveva avvistati sotto un porticato del paese, corse ad avvisare lo zio che, puntualmente, li ospitò in canonica.

Qui nella sua casa si asciugarono al fuoco del camino, mentre al più fragile Frà Pio, venne consigliato di cambiarsi ed indossare la talare nera”

poi cenarono tutti insieme e trascorsero la notte in casa del parroco, il dì d’appresso ecco che poterono finalmente arrivare al convento di Serra

Ecco, sulle base di queste evidenze, contemperando motivazioni di diversa natura e non ultimo di sana e rispettosa salvaguardia ambientale, la vicenda narrata, potrebbe costituire sprone circa la possibilità di organizzare ed istituire un “nostro” cammino religioso che, percorrendo e valorizzando le vie tratturali, patrimonio nel patrimonio, consenta, oggi, di ripercorrere, a piedi come a cavallo, il tragitto percorso oltre un secolo fa dal giovane Pio, godendo di panorami e paesaggi rimasti inalterati rispetto a quelli osservati dallo studente poi diventato Santo.

 

Antonio Martino

 

Santa Croce di Magliano

 

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