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Turchia, ecco come Facebook rischia di favorire la censura di stato

L’annuncio che Facebook nominerà un proprio rappresentante in Turchia – come già fatto due settimane fa da Tik Tok – per rispettare la draconiana legge sulla pubblicità nei social media ha destato enorme preoccupazione in Amnesty International e Article 19, che hanno immediatamente diffuso una nota congiunta.

Oggi entrerà infatti in vigore una norma che vieta di fare pubblicità sulle piattaforme social che, avendo oltre un milione di accessi quotidiani, non avranno nominato un proprio rappresentante in Turchia, come stabilito da una legge approvata nel luglio 2020, che prevede peraltro l’obbligo di archiviare i dati dei propri utenti e di metterli a disposizione delle autorità.

Chi non rispetterà la nuova normativa andrà incontro alla perdita di una grande fetta di introiti ed è difficile immaginare che qualcuno sia disposto a farlo.

Amnesty International e Article 19 hanno ricordato che alle aziende compete la responsabilità di rispettare i diritti umani assumendo tutte le misure preventive per evitare che contribuiscano a violarli.

La censura sui social media in Turchia è già forte e le piattaforme non dovrebbero esporre i loro utenti al rischio di essere arrestati arbitrariamente e processati grazie alla cessione di dati riservati alle autorità turche.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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