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Turchia | Restano in carcere la direttrice di Amnesty e altri cinque difensori dei diritti umani

Libertà di espressione | In piena notte, dopo un’intera giornata di udienze, è arrivata la conferma della detenzione preventiva per Idil Eser, direttrice di Amnesty International Turchia, e altri cinque difensori dei diritti umani arrestati il 5 luglio mentre prendevano parte a un corso di formazione.

 Altri quattro difensori dei diritti umani sono stati rilasciati su cauzione ma dovranno, a loro volta, rispondere della kafkiana accusa di aver “commesso reati per conto di un’organizzazione terroristica senza farne parte”.

Oltre a Idil Eser, restano in carcere Günal Kurşun, avvocato dell’Associazione Agenda per i diritti umani; Özlem Dalkıran, dell’Assemblea dei cittadini; Veli Acu, dell’Associazione Agenda per i diritti umani; Ali Gharavi, consulente in strategie informatiche; e Peter Steudtner, formatore su non violenza e benessere delle persone.

Vanno ad aggiungersi a Taner Kılıç, presidente di Amnesty International Turchia, arrestato il 6 giugno e incriminato, tre giorni dopo, per “appartenenza all’Organizzazione terroristica Fethullah Gülen”.

I quattro difensori dei diritti umani rilasciati su cauzione sono İlknur Üstün, della Coalizione delle donne; Nalan Erkem, avvocata, dell’Assemblea dei cittadini; Nejat Taştan, dell’Associazione osservatorio sull’uguaglianza dei diritti; e Şeyhmuz Özbekli, avvocato.

La procura turca ha avuto 12 giorni a disposizione per riconoscere l’ovvia innocenza dei 10 difensori dei diritti umani. E invece la persecuzione politica nei loro confronti continua.

Secondo le bizzarre accuse rivoltele, Idil Eser attraverso il suo lavoro per Amnesty International avrebbe avuto legami con tre organizzazioni terroristiche diverse e antagoniste tra loro. La richiesta della procura di rimandarla in detenzione preventiva fa riferimento a due campagne di Amnesty International, non promosse dalla sezione turca dell’associazione e una delle quali svolta prima che Idil Eser entrasse a far parte di Amnesty International Turchia.

L’accusa contro İlknur Üstün della Coalizione delle donne, rilasciata su cauzione, è che avrebbe chiesto finanziamenti a “un’ambasciata” per un progetto su “uguaglianza di genere, partecipazione ai processi decisionali politici e pubblicazione di rapporti”.

In Turchia stare dalla parte dei diritti umani è diventato un reato, non da oggi ma ancor di più da oggi. Invece di continuare a fare come se niente fosse, sarebbe bene che i leader mondiali premessero sulle autorità di Ankara perché vengano ritirate le ridicole accuse nei confronti dei difensori dei diritti umani e tutti siano rimessi in libertà immediatamente e senza alcuna condizione.

Tra le iniziative in programma nei prossimi giorni, giovedì 20 a Roma Amnesty International Italia svolgerà un flash-mob in piazza del Colosseo a partire dalle 18.30mentre per lunedì 24 le associazioni per la difesa della libertà di stampa hanno promosso un twitter-storm per ricordare l’inizio del processo a 17 giornalisti del quotidiano indipendente Cumhuriyet.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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