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Trump e le donne: il nuovo che avanza

Quasi il 40% dell'elettorato americano è ancora a favore del miliardario con il ciuffo.

Analizzando la tenuta di Donald Trump nonostante le scandalose frasi sulle donne che emergono a ripetizione da vecchi video o da testimonianze di chi lo ha dipinto come una specie di polipo viscido quanto invadente, il filosofo americano Michael Sandel in una recente intervista rilasciata al Corriere indica senza mezzi termini nella misoginia l’elemento di “riscatto” della working class americana.

In Europa lo sfaccettato rifiuto della globalizzazione e dei grandi flussi migratori dalle molte cause stenta a trovare risposte in positivo, costruttive quanto basta per gestire fenomeni così complessi.

Il risultato è la cristallizzazione nella chiusura nazionalista più ottusa che si avvale dei classici stereotipi sui “diversi” brutti, sporchi e cattivi (di cui noi italiani siamo stati oggetto per decenni nel secolo scorso). E anche quando non si arriva alle vette demenziali dei leghisti di vario colore (cioè non solo quelli verde-padania, ma anche quelli mascherati con altre palandrane) si presentano conti ampiamente falsificati pur di giustificare che la porta di casa nostra deve restare chiusa.

Per fortuna c’è Emma Bonino che non esita a presentare i conti veri a chi ha ancora voglia di pensare con la sua testa. Leggete riassunti qui i suoi “otto falsi miti da sfatare”.

Nel frattempo gli Stati Uniti sembrano aver imboccato, con Trump, un progetto sociale abberrante in cui all’ostilità verso immigrati e neri - tradizionali capri espiatori su cui scaricare le contraddizioni della società a impronta wasp - si affianca oggi il disprezzo più radicale e ancestrale verso il mondo femminile.

La classe operaia statunitense, la working class dei blue-collar addetti ai lavori manuali, ma anche di qualche white-collar, i professionisti e gli impiegati, che una volta erano la spina dorsale del paese, oggi annaspa fra disoccupazione, sotto occupazione e precarietà avendo perso il suo ruolo sociale “a causa della globalizzazione, dell’outsoucing e del declino dell’industria”. Il riscatto che Trump promette è quello del vecchio ruolo del maschio, adulto, bianco, “vero uomo” (e anche cristiano, dovremmo aggiungere, se solo ci ricordassimo ogni tanto di quel Paolo di Tarso che non permetteva “alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo”).

Così se il tycoon (termine derivante dal giapponese taikun, composto da ta "grande" e chun "dominatore") di New York se la ride dicendo che se uno è VIP alle donne può fare quello che vuole, anche prenderle per la pussy e poi baciarle e palparle senza curarsi se la cosa è gradita o meno, i lavoratori della rust belt, la cintura della ruggine degli impianti industriali ormai fatiscenti del nordest, sentono di nuovo il buon vecchio odore di casa. E non è detto che la tradizionalista, conservatrice e bigotta bible belt sia da meno.

Non so dire se il fascismo esplicito di una Le Pen, di un Orban, di un Salvini, di Farage, dei neonazi o econazi sia meglio o peggio della misoginia americana, ma forse l'odio così palese per le donne va più a fondo; va a toccare quella primaria diversità fra maschio e femmina che l’umanità ha sempre fatto fatica a gestire senza scivolare nel suprematismo del primo e nella sottomissione e oppressione della seconda. Quantomeno fin dalla rivoluzione neolitica quando si scoprì che la “potenza” riproduttiva stava nei montoni, non nelle pecore, e si dedusse che lo stesso doveva valere per gli uomini e le donne.

Trump in fondo fa questo: ripropone l’immagine dell’uomo che può avere (e, se vuole, fecondare) cento donne-pecora. La potenza sessuale rende felice l’immaginario del maschio medio americano (solo americano?) un po’ come facevano i Romani dei bei tempi dell’Impero.

Passo passo, il nuovo che avanza non ci riporta più alla Vandea preilluminista (vi ricordate di Irene Pivetti?) né al Medioevo della cristianità preconciliare, ma alle radici stesse della “civiltà” occidentale greco-romana cristianizzata. Dove gli uomini potevano piegare chiunque alla propria virilità - giovinetti, schiavi, prigionieri di guerra, puttane e donzelle di campagna - mentre le donne dovevano stare zitte e in disparte a fare figli come capre.

Una vera goduria per i celoduristi di ogni latitudine e per le Costanze Miriano di ogni longitudine.

Ma una iattura e un vero schifo per gli uomini e le donne che vorrebbero non perdere la loro umanità, costretti da sempre a scegliere il meno peggio per non trovarsi a vivere come alieni in un mondo di subumani.

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