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 Home page > Tribuna Libera > Trump: dead man walking?

Trump: dead man walking?

Quelli che sono profumatamente pagati, spesso con soldi pubblici, partiti, giornalisti, sondaggisti, hanno dimostrato la loro totale inutilità ed incapacità nel valutare gli umori dei cittadini elettori per un motivo semplicissimo: stanno chiusi nei loro “palazzi”, negli studi televisivi dove parlano del nulla con i soliti noti. Stilano classifiche e sondaggi sulla base di informazioni che traggono da “call center” e statistiche, diffondono notizie trovate su internet e agenzie stando comodamente seduti nelle loro redazioni, fabbricano false informative, a seconda delle convenienze dei loro padroni e committenti. Il risultato è un profondo ridimensionamento del peso di TV e giornali (Trump in America li aveva tutti contro), la bocciatura della globalizzazione che, finalmente, è stata valutata come causa di molti problemi del ceto medio-basso americano, il ridimensionamento del ruolo geopolitico globale basato sulla (costosissima) forza militare, la consapevolezza che gli USA sono ormai quasi indipendenti dal petrolio del Medioriente.

Se scegliessero di produrre in patria ciò che importano dalla Cina sarebbero veramente il paese più ricco e pacifico del mondo dopo aver chiuso le 900 basi militari sparse in tutto il globo e sciolto la Nato, lasciando all’Europa il compito di pensare da sola alla propria difesa. L’impressione che ho ricavato dal risultato delle elezioni americane è che ci sia stato un forte ridimensionamento dell’ideologia guerrafondaia che voleva l’America interventista in ogni controversia internazionale e di cui la Clinton sarebbe stata un elemento di continuità, a favore di un sano pragmatismo che immagina rapporti normali con la Russia, la diminuzione delle spese militari, riportando in America la manifattura di tutte le merci di cui gli americani hanno bisogno, con milioni di lavoratori di nuovo in attività, la drastica diminuzione delle tasse. Francamente mi interessa relativamente il fatto che sia un donnaiolo e anche un po’ razzista, mi interessa di più che fermi questa guerra fredda con la Russia che non ha alcun motivo di esistere e che si occupi dei problemi economici dei suoi elettori.

Il mondo non ha bisogno di un paese guida, tanto meno di una guida ottenuta con la supremazia militare, e se questo buffo personaggio, di cui ci illustreranno ogni magagna, mantenesse le promesse fatte ai suoi elettori, il mondo potrebbe cominciare a mettere da parte la globalizzazione, le guerre, le ideologie, le divisioni religiose. I “giornalisti” di cui è sempre educativo ricordare l’inutilità, già parlano di pericolo “isolazionismo”, come se l’interventismo praticato dagli USA (democratici e repubblicani) dalla seconda guerra mondiale ad oggi non abbia portato dalla Corea, al Vietnam, all’Iraq, all’Afghanistan, alla Somalia, alla Libia, alla Siria, ecc. ecc, milioni di morti, devastazioni, instabilità, emigrazioni forzate di massa, terrorismo ormai endemico e globale.

Se Trump sarà di parola e cercherà di ridimensionare il peso politico-militare degli USA nel mondo dovrà guardarsi le spalle, senza andare troppo lontano, perché proprio in casa sua vi è un blocco gigantesco di interessi che si definisce il “complesso militare industriale” che salda il Pentagono con tutte le multinazionali che progettano, fabbricano armi che vengono vendute nel mondo e per questi signori le guerre sono benvenute, promosse, provocate. E, come la storia americana insegna, anche se sei il Presidente, se tocchi certi fili muori. Paolo De Gregorio

Commenti all'articolo

  • Di Marina Serafini (---.---.---.160) 13 novembre 2016 11:14
    Marina Serafini

    Giusto, ben detto. A me l’atteggiamento razzista, francamente preoccupa un po’, ma bisogna vedere quali dinamiche verranno messe in moto, e in che termini. D’altronde in Italia la malagestione (pessimissima) del popolo degli zingari ha portato a tracciare di razzismo tante persone che vogliono solo la tutela della propria quotidianità- che è cosa diversa dal voler aggredire altri. La spinta all’aggressione nasce piuttosto, molto e troppo spesso, dall’indifferenza e dalla cialtroneria di chi affronta in modo superficiale (e quindi spesso non la "affronta") la questione, pur se questo arduo compito rientra tra le sue mansioni. Ogni scelta comporta azioni, e queste comportano a loro volta delle conseguenze. E le conseguenze, si sa, sono sempre causa di altri procedimenti che provocheranno conseguenze...

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