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Tre domande (più una) a... Seymour Hersh

Intervista con Seymour Hersh. All’International Press Festival di Perugia.

Seymour Hersh ha parlato di new media e old media. Ha parlato di Vietnam e di Abu Ghraib ma sopratutto del mestiere di giornalista. Durante l’intervista ha espresso il suo disappunto verso il citizen journalism (così come Rosaria Capacchione la cui intervista la troverete venerdì prossimo su AV). Capisco lo scetticismo di entrambi perché sono professionisti che hanno sempre fatto il loro lavoro con rigore e passione. Sono professionismi che credono che i cittadini non debbano essere reporter perché vorrebbero dei giornalisti degni di questo nome. Putroppo, però, gli Hersh e le Capacchione sono sempre meno...

La parola a M. Hersh...

 

Lei ha detto non dobbiamo aspettarci il cambiamento da parte dei politici, noi dobbiamo essere il cambiamento.

Grazie ai media. Quello che credo è che ci sia la possibilità di cambiamento, in medio Oriente in particolare e in paesi come l’Egitto, ad esempio. Penso che i media possano guidare il cambiamento molto più dei politici. Obama è l’uomo del cambiamento ma fino ad ora è stato solo un bla bla…

Lei ha detto, la stampa mainstream è perdente.


Sono stati perdenti, da un punto di vista economico ma anche da un punto di vista di “narrazione” degli avvenimenti. Bisogna essere critici verso la guerra in Afghanistan, non so perché la stampa mainstream non ne parli, ci sono tante ragioni per essere critici verso la guerra in Afghanistan. I militari che tornano da lì sono come quelli del Vietnam mi dicono: “Non abbiamo nessuna speranza”. Ci sono alcune cose positive ma il modo in cui la stiamo combattendo è sbagliato, forse se ci fossero state meno truppe, più specializzate.


Cosa ne pensa del Citizen Journalism?

Sono preoccupato ma è qui, non mi piace, ma è qui. A volte è molto utile ma non mi piace.

Il direttore del TG1 (ex-direttore, ndr) ha consigliato ai giovani: "non fate i giornalisti, cercatevi un altro lavoro".


Io gli direi trova la tua strada su internet. Non gli consiglierei necessariamente di andare a lavorare per il New York Times, ci sono altre cose da fare. Cinque anni fa non gli avrei detto la stessa cosa, gli avrei consigliato: “lavorate per i giornali” oggi non ne sono tanto sicuro. Prima cosa i buoni giornali dove puoi imparare la professione di reporter sono morti e molti giornali locali stanno morendo.

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