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Transparency International denuncia: troppi ritardi e modifiche sul Ddl Anticorruzione


Transparency International Italia (TI-Italia), il capitolo nazionale dell’organizzazione impegnata nella denuncia della corruzione e nella promozione della trasparenza, denuncia oggi i ritardi che impediscono l’approvazione alla Camera del disegno di legge anticorruzione.

Se è vero che “la corruzione non è un destino ineluttabile” è altrettanto vero che la politica, dalla fine degli anni ’90, e nonostante “ce lo abbia chiesto l’Europa”, fa di tutto per non cambiare nulla o, meglio, per far finta di cambiare affinché non cambi nulla.

Un’astuzia tutta italiana che finisce però per far perdere ai cittadini qualcosa come 60 miliardi di euro (a fronte di soli 293 milioni recuperati dalla Corte dei Conti), da trovare con nuove tasse, nuovi sacrifici, etc., insomma altra miseria come ormai l’esperienza secolare insegna.

Eppure il ministro Severino ha parlato più volte di porre la fiducia ma poi deve aver cambiato idea per paura di qualche imboscata parlamentare, nonostante lo stesso governo consideri la legge anticorruzione un elemento prioritario per dare un’immagine “pulita” dell’Italia agli investitori esteri.

Ma in Parlamento evidentemente sono di tutt’altro avviso e la corruzione può attendere, dimenticando che l’Italia, secondo l’Indice di percezione della Corruzione di TI Italia, si trova al 69° posto mentre la propensione delle aziende a pagare tangenti all’estero per concludere affari fa scivolare il nostro paese al 15° posto su 28, su un gruppo di 28 paesi presi in esame. Non sembra ci sia di che consolarsi.

Ma quali sono le ragioni di questo “ritardo”? Secondo l’Agenzia Reuters Italia è il Pdl ad aver “presentato diverse proposte di modifica e una in particolare potrebbe sottrarre il suo leader Silvio Berlusconi al processo sul caso Ruby"..

Quindi pare di capire che questo paese continuerà a sprofondare nella palude della difesa degli interessi spiccioli del potente di turno, penalizzando un’intera nazione. Sino al 28 maggio (almeno così sembra) tutto fermo, la lotta tra fazioni proseguirà nella commissione giustizia per poi approdare alla discussione in aula. Poi chissà.

Ma come conclude il comunicato stampa di TI Italia “Il contrasto deciso alla corruzione è una condizione indispensabile per riattivare la fiducia e la credibilità dei cittadini. Con l’approvazione del DdL, viene data ai Partiti una opportunità per dimostrare che l’interesse collettivo è una loro priorità e non un optional”.

Sarà davvero l’ultima chiamata per questo sistema politico e amministrativo che pone l’Italia, secondo la ricerca “Quality of Government” dell’Università di Göteborg, al 25° posto su 27 paesi? e nel Rapporto di TI ITALIA, Corruzione e sistemi di integrità in Italia (p.16).

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