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The Wolf of Wall Street e l’eccessiva finanziarizzazione

The Wolf of Wall Street del 2013 diretto da Martin Scorsese ha come protagonista Leonardo Di Caprio nei panni di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street.
Nel 1987 Jordan inizia la sua carriera a Wall Street come broker sotto la guida di Mark Hannah.
Jordan viene introdotto e ammaestrato da Mark ad una vita esagerata dove contano sesso, droga e divertimento; inoltre Jordan viene anche spronato a compiere azioni disoneste per guadagnare molti soldi. Poi si verifica il “lunedì nero”, la borsa crolla e Jordan viene licenziato.

Jordan ben presto riprende la sua carriera di broker, ottenendo guadagni sempre maggiori. Poco dopo incontra Donnie Azoff, un vicino di casa affascinato dal suo stile di vita: i due si mettono in affari e fondano un proprio studio che ben presto si trasforma in una società, la Stratton Oakmont.


Dietro un’apparenza rispettabile la Stratton Oakmont in realtà compie diversi tipi di truffe che consentono ai suoi impiegati di guadagnare tantissimi soldi per ogni commissione.

Il film mostra, poi, dopo l’ascesa inesorabile di Jordan Belfort e della sua azienda le loro inevitabili cadute dopo una serie di avvenimenti che vengono mostrati nel film spesso in modo abbastanza comico e grottesco.

Questa pellicola, come tante altre simili, parla del mondo dell’alta finanza e sembra anche portare alla mente quello che è successo nel 2008 con il fallimento di Lehman Brothers e l’inizio della crisi economica più grave dal dopoguerra, crisi economica scaturita dalla faccenda dei mutui sub-prime e del crollo dei colossi bancari “too big to fail”.

Questo film ci fa pensare anche all’eccessiva finanziarizzazione dell’economia mondiale, una delle cause della crisi economica attuale. Un mondo della finanza lontanissimo dalla vita reale, un mondo della finanza che ha provocato disastri immani.

Il film mostra anche il mito del successo, mito celebrato in tanti film contemporanei e altresì celebrato in documentari, film e dai media in generale. Mito del successo da collegare alla società dell’immagine e alla logica dell’apparire che domina il mondo contemporaneo soprattutto occidentale.

Il film sembra anche suggerire che il mondo contemporaneo è il mondo del marketing, del vendere a tutti i costi, un mondo dove tutto è mercificabile: il marketing, mai come ora, sembra essere presente in ogni settore, dal mondo dello show-business al mondo economico, dal mondo politico al piccolo universo quotidiano di ogni individuo. La stessa società dell’immagine e dei consumi ha come sua essenza quella di cercare di vendere ogni cosa al consumatore che ha come unica libertà quella di scegliere cosa consumare.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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